Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata dal materano Pierluigi Diso in vista del referendumo costituzionale previsto nel prossimo mese di ottobre. Di seguito la nota integrale.
Nonostante il caldo afoso e la Nazionale di calcio impegnata a disputare gli europei, nonostante la festa della Repubblica appena trascorsa con il ricordo della Costituzione repubblicana del quarantotto, il PD trascura le amministrative di domenica 19 giugno e si dedica al referendum di ottobre. Questa tornata amministrativa ha di certo messo in luce la scarsa propensione alla partecipazione alla vita politica, un aumento vertiginoso di liste civiche (?), lo sradicamento delle forze politiche nazionali dai territori, appoggi immotivati e simpatie gratuite solo per disperdere i voti o solo per far perdere il partito di Renzi. Si avverte uno svuotamento dei contenuti e le tribune elettorali serali in tv hanno perso il loro vecchio valore; le anime delle città in cui si vota non emergono più, manca una storia e una cultura condivisa (tranne che per la meloni a Roma e Fassino a Torino) e forse i candidati perdenti guardano già ad un risarcimento del danno con una prossima candidatura ed elezione certa alle politiche.Preso atto, quindici giorni fa, che il partito dei sindaci è tramontato, che quello spirito che aveva animato le elezioni dal 1993 è venuto scemando – tanto che lo stesso Bassolino è stato sconfitto alle primarie di Napoli, con la conseguente debacle del PD -, proprio l’ex sindaco di Firenze, già in tempi non sospetti, forse con opportunismo tattico, aveva previsto ed ha sempre insistito che il voto delle amministrative non riguarda minimamente il governo, ma è limitato alla scelta dei primi cittadini. Il premier ha distinto già nel discorso di fine anno che una cosa è fare il sindaco, altra è governare il Paese. Infatti questa tornata di elezioni amministrative, nonostante siano interessate grandi città tra cui la capitale, ha manifestato agli occhi dei più attenti una campagna elettorale anonima, legata più al referendum costituzionale di ottobre che all’elezione dei sindaci.Ma il risultato di domenica prossima peserà sul prossimo referendum? Certo è che oggi, a distanza di settant’anni di Repubblica e quasi altrettanti di Costituzione repubblicana non molti si ricordano di questa grande signora che il referendum di ottobre vuole in parte modificare, annullando quel bicameralismo perfetto che ha retto per tutti questi anni. Ma no! Forse i più giovani studenti la ignorano, come mi confermano alcuni docenti, ma gli italiani si sono subito mostrati un popolo di costituzionalisti. Magari senza capirci gran che, ma pur di contrastare il pensiero politico di Renzi, sono nati comitati del sì, del no e fra un poco nasceranno quelli del nì, continuando a litigare sui media, a volte senza nemmeno sapere perché, forse solo perché bisogna cambiare un articolo della Costituzione del 1948 o forse perché non bisogna farlo solo per dare fastidio all’attuale politica di maggioranza governativa. Certo il presidente del consiglio è sceso in campo con tutte le sue forze e, a ragione, ha invitato almeno gli uomini del PD (il partito più grande e più diviso) ad essere compatti e raccogliere più consensi possibile, anche in vista delle elezioni politiche del 2018, forse con candidati solo per la Camera dei Deputati e con l’Italicum, altro mostro di cui in molti ignorano cosa sia, ma anche in questo caso, pur di essere contra-premier, lo attaccano, mostrando le loro (?) conoscenze costituzionali. La linea di divisione passa a sinistra, o meglio nel PD nonostante le difese delle iniziative intraprese da parte di Renzi e Boschi che hanno finalmente spostato l’asse un po’ più al centro. Ma se si è svuotato il senso dei ballottaggi di domenica prossima, sicuramente si è svuotato anche quello che dovrà accadere ad ottobre: ciò che conta pare non essere tanto il quesito referendario, ma gli effetti del suo esito. Se vince il sì Renzi resta, altrimenti, come da lui promesso, va a casa. Cosa vogliono gli italiani? Mancando il partito ma essendoci il partito del premier ciò provocherà astensioni? Ai posteri l’ardua sentenza.
Pierluigi Diso