Pierluigi Diso in una nota spiega le ragioni del Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Non sapevo che Emma Bonino, storica leader radicale e già commissaria europea, si fosse schierata a favore del Sì al referendum costituzionale, addirittura con un Sì nel merito, scevro da bagarre politiche di ogni genere. Infatti, l’abbassamento del quorum e l’introduzione di nuovi strumenti partecipativi, sino ad ora sconosciuti al nostro ordinamento costituzionale, rendono semplice il procedimento di promozione del referendum, a partire dalla raccolta firme. La riforma costituzionale è il primo tassello di un mosaico molto più ampio, che renderà più semplice far sentire la propria voce. Ma non è sul pensiero di Emma Bonino che voglio soffermare l’attenzione dei lettori, bensì su tutti coloro che negli ultimi giorni si sono espressi per un No secco, alzando di fatto dei muri ed arrampicandosi sugli specchi per cercare, invano, di spiegare le loro ragioni del No.Ricordo il Prof. De Siervo che già a Matera disse che “i tempi di approvazione delle leggi non sono poi così lunghi”. A De Siervo voglio ricordare che con la riforma il Senato può richiamare una legge entro 10 giorni e proporre modifiche entro 30 giorni; poi sarà la Camera a decidere di accettare le modifiche o meno. Ma, soprattutto, vorrei ricordare al professore un po’ di numeri, che io ho reperito su internet: oggi per approvare una legge ci vogliono in media 504 giorni, mentre ne occorrono solo (?) 180 giorni per le leggi di iniziativa governativa.Ma, mi sia permesso continuare. Il Vice Presidente della Camera, Onorevole Di Maio, ha detto che “la riforma non farà diminuire le spese dello Stato”. Vorrei ricordare i dati della Ragioneria dello Stato che, in caso di approvazione della riforma, ha previsto un risparmio di circa 50 milioni di euro con la sola riforma del Senato e di circa 500 milioni di euro se si considera la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali e l’abolizione dei rimborsi ai rispettivi gruppi.Per il CNEL, il dente duole ancora di più. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro è un organo previsto dall’art. 99 della Costituzione e dovrebbe proporre leggi in tale materia. Peccato però che in sessanta anni di sua attività abbia fatto solo 14 proposte di legge e nessuna di queste sia mai diventata legge.In questi giorni numerosi personaggi si alternano in TV chiedendo visibilità ed esponendo le “loro”ragioni del No. Ho sentito anche Ferdinando Imposimato che in un dibattito ha detto che la riforma Renzi“conferirebbe solo più ampi poteri al capo del Governo, svuotando di contenuti gli altri organi costituzionali”. Falso! Leggendo attentamente la riforma si capisce subito che i poteri della Corte Costituzionale, del CSM e del Presidente della Repubblica restano tali e nessuno li tocca.Anzi la riforma dà centralità al Parlamento, anche se forse maggiore alla sola Camera dei Deputati, ma occorre porre attenzione al nuovo Senato (delle regioni). Ad oggi l’organo che doveva raccordare lo Stato alle Regioni non ha prodotto alcunché: forse la presenza di rappresentanti locali direttamente in una Camera darebbe più voce alle periferie. Mi ha meravigliato non poco la dichiarazione del nostro vicino di casa, il Presidente Michele Emiliano, il quale ha dimenticato che la riforma Renzi diminuisce il numero dei senatori e non dei deputati e che per fare ciò occorre una legge costituzionale perché tale numero è scritto proprio nella nostra Carta costituzionale e non può essere modificata con una legge ordinaria.Meno preparato in materia mi è sembrato anche il prof. Montanari che sempre in TV ha dimostrato di non conoscere i numeri. Il professore ha detto che “con la riforma Renzi si rischia di eleggere il Presidente della Repubblica con tre voti”. Falso! Dal 1948 ad oggi le opposizioni hanno sempre partecipato all’elezione del Capo dello Stato e non hanno mai abbandonato l’aula parlamentare, tanto che i numeri parlano di una presenza in aula del 98,5% dei votanti. Al massimo dovrebbe disertare l’aula tutta l’opposizione. Per finire un passaggio devo assolutamente dedicarlo all’ex leader Massimo D’Alema che, bruciata la sua candidatura a Bruxelles proprio da Renzi che gli ha preferito la Mogherini, oggi vuole dargli battaglia nel PD e tentare di non portare a compimento quella riforma che da trenta anni si sta cercando di fare. D’Alema tenta di confondere se stesso per primo e poi i votanti ribadendo che la “riforma Renzi è un pasticcio e che l’articolo 70 della Costituzione è di difficile interpretazione”. Bene! Fatto leggere tale articolo ad un gruppo di ragazzi che si accingono per la prima volta al voto, hanno riferito essere scritto in forma piana, lineare e di facile comprensione. L’articolo prevede chiaramente che il nuovo Senato avrà 10 giorni per richiamare una legge e 30 giorni per modificarla. La Camera poi l’approverà o meno con tempi certi e senza il rimpallo delle leggi per cui siamo il Paese famoso in tutto il mondo.
Pierluigi Diso
Egregio amico ti è sfuggito dire che il Senato sarà composto dai Sindaci e Consiglieri Regionali scelti dal Premier ed i più compiacenti allo stesso.
Pasquale Fontana
Caro signore, ricordati che l’art. 1 della Costituzione sancisce, DA SEMPRE, che La sovranità appartiene al popolo e questo basta per votare NO. La modifica costituzionale fatta da un Governo e Parlamento di ABUSIVI (INCOSTITUZIONALE) prevede addirittura che per presentare una proposta di Legge le firme necessarie siano 150.000 (il triplo dell’attuale). Mi limito a commentare brevemente un altro punto. Garantismo dei DISONESTI atteso che molti consiglieri regionali e sindaci (nominati da Presidente della Repubblica e governo) avranno l’immunità parlamentare. (non potranno essere arrestati, perquisiti ed arrestati) e guarda caso chi voterà perchè si proceda nei loro confronti: LORO STESSI. Vergogna. Io voto per il nostro futuro di libertà e quindi….NO….. NO E NO
Ma chi è questo PIERLUIGI DISO che deve spiegare perchè votare SI? Lo sento oggi per la prima volta.
Un soldatino dell’esercito renzi-pittella-antezza-braia