Il Sole 24 ore ha pubblicato l’elenco puntuale delle misure del Pnrr che riguardano il 2021 e il 2022. Si tratta di 165 progetti per una spesa 27,5 miliardi.
In questo quadro si rende necessario e urgente verificare la presenza degli interventi che ricadono o dovrebbero allocarsi in Basilicata, anche quelli da precisare e integrare.
Si tratta di una occasione importate a partire dalla concretizzazione del Piano del Lavoro che destina alla Basilicata 50 milioni con il progetto G. O. L. che prevede una prima trance di 9 milioni. Alla misura sono interessati 30.000 persone. Al momento non sono note le proposte avanzate ad iniziare dai primi 6000 lavoratori da occupare.
Di pari importanza e’la misura riferita al sistema scolastico sia per le strutture che per la didattica. Anche qui sarebbe il caso di verificare gli interventi proposti in particolare sulla annosa vicenda del recupero agli studi ed alla formazione dei 70 mila iscritti ai Centri dell’impiego che possiedono solo la licenza elementare e media mentre sono privi di qualifiche e profilo professionale. Abbiamo più volte chiesto alle parti sociali, agli Enti, all’Universita’, alle autorità scolastiche di formulare un grande progetto per superare il neoalfabetismo sul modello Unla degli anni 50.
Al momento risulta incardinato solo un progetto di alta formazione per dirigenti scolastici. L’eventuale assenza di iniziative per l’accrescimento dei titoli di studio e della formazione produrrebbe danni enormi allo sbocco occupazionale ed alla concreta crescita culturale.
Di grande portata risulta la necessità di utilizzare i fondi relativi al riuso delle case sfitte nei Comuni lucani a partire da centri storici per dare risposte alle esigenze di ripopolamento e accoglienza anche dei migranti che lavorano in Basilicata, compresi quelli con mobilita’stagionale.
Ad oggi al netto di rari progetti di acquisto di case a pochi euro oppure di incentivi a risiedere non si intravedono piani e progetti concreti anche da parte dell’ Anci, che dove assistere i Comuni per le proposte e i bandi, compresi le indicazioni per unificare i servizi a livello intercomunale.
Sul terreno del rafforzamento delle reti, della banda larga e della digitalizzazione occorrerebbe intensificare le dotazioni e creare una azienda regionale informatica, come richiesta dalle organizzazioni sindacali, all’altezza delle esigenze e dei bisogni dell’utenza domestica e delle imprese anche per superare il sistema di appalti e sub appalti privati che non sono in grado di innovare ed assicurare efficienza ed efficacia alla offerta di servizi moderni e di pregio. Altre Regioni come la Puglia hanno provveduto. E’il caso che la Basilicata non perda l’occasione del PNNR per utilizzare le risorse da spendere per la entro il 2026.
Anche per quanto riguarda il sistema produttivo, a partire da quello manifatturiero ed agro alimentare si verificano ritardi nella messa a punto di proposte innovative che tengano conto delle esigenti di ristrutturazione dei contenuti di prodotto e di processo a partire dall’auto, agroalimentare, dalla energie e dalla logistica. Il rituale richiamo alla transizione ecologica è alla digitalizzazione senza progetto concreti e condivisi non porta da nessuna parte, come dimostra la rinuncia della Giunta ai progetti sull’idrogeno. Anche gli annunci sugli investimenti nelle zone Zes, che al momento sono estremamente scarse, riguardano le aree portuali. Qui c’e’il rischio di essere vittime della sindrome della fata Morgana:illusioni ottiche.
Infine i problemi posti dalla pseudo riforma dei Consorzi industriali stanno determinando situazioni che condizionano gravemente le imprese, la forza lavoro. La vicenda dell’area di Melfi dovrebbe spingere tutti a rivedere le norme ed i contenuti di una situazione paradossale: prima c’erano due Enti e si puntava ad una, ora sono sono tre con gli esiti che ogni giorno fanno notizia.