Pinuccio Rinaldi: Autonomia differenziata, una medaglia con due facce. Di seguito la nota integrale.
Come qualsiasi medaglia che presenta sempre due facce, anche l’autonomia differenziata si presenta con due facce contrapposte, una per il si l’altra per il no, entrambe legittimate alle loro posizioni dalla storia e dalle condizioni di vita. Questo dibattito che anima la società è tardivo ed è in controcorrente rispetto alle dinamiche di un mondo globalizzato che richiede decisioni e soluzioni in tempo reale. È tardivo perché si sarebbe dovuto sviluppare prima del varo della legge, nei modi consoni all’importanza della decisione e sulla base di risultai ottenuti o negati da precedenti leggi, come quella della modifica del titolo quinto della Costituzione che ha prodotto notevoli danni generati dal conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni.
È in controtendenza quando si delega la stessa decisione a più soggetti e si chiede di ottenere risposte immediate, come richiesto da un sistema decisorio che opera in un contesto globalizzato
La legittimazione della fazione che ritiene l’autonomia differenziata errata, risiede nella convinzione che essa non eliminerà, ma amplierà il divario esistente fra le regioni e a suffragio della loro tesi, si rifanno alla storia che su questo argomento certifica l’immutabilità della condizione
. Questa immutabilità, a detto dei loro sostenitori, si troverebbe anche riflessa nel vecchio detto “L’acqua scorre dove c’è pendenza”, nel senso che la dove c’è maggiore ricchezza migliore sarà l’offerta al cittadino. Però non è sempre così.
Infatti, guardando la sanità, già materia di competenza regionale, osserviamo che alla regione più ricca d’Italia non corrisponde la sanità migliore, cosi come alla regione più povera non corrisponde la sanità peggiore, quindi non è un problema di ricchezza ma di gestione.
Una vecchia dottrina scolastica “economia domestica” insegnava come gestire le risorse nel modo più giusto e corretto, indipendentemente dalla loro diponibilità, ma con ogni evidenza quei criteri non corrispondono a quelli attuali.
La legittimità della fazione del si all’autonomia differenziata, risiede nella convinzione che ogni risultato di qualsiasi azione è sempre frutto della capacità di chi la compie.
Se il divario fra le regioni esiste è perché chi ha gestito e gestisce le risorse non è stato capace, con le proprie decisioni ed azioni di modificare correttamente la pendenza del famoso detto.
Poi come sempre avviene ci sono eventi che si fanno carico di certificare la ragione delle tesi.
È notizia di questi giorni di un infortunio avvenuto in Sicilia (regione autonoma) che un cittadino viene dimesso dall’ospedale senza essere ingessato, per mancanza di gesso.
Superando tutte le tesi e tutte le ragioni di questa autonomia differenziata, sarebbe il caso che la politica, che non è tifoseria da stadio, ma ragionamento, smettesse di contrapporsi, tra sostenitori e oppositori e collaborasse unitariamente alla soluzione del problema. Del resto una politica fatta come tifoseria da stadio, è stata da noi già vissuta con i referendum di Renzi, il che dovrebbe portare tutti a chiedersi, ma dopo, l’Italia è stata migliore o peggiore e noi cittadini ci abbiamo guadagnato o perso?
Questa immutabilità del divario nord -sud, forse non è causata dalla sola capacità gestionale, visto che nel lunghissimo tempo sono cambiati sia gli indirizzi politici che gli uomini, ma forse è anche causata da fattori antropologici