Come evidenziato nel Next Generation EU, la ripresa del nostro Paese dovrà essere necessariamente inclusiva e all’insegna della coesione sociale e della convergenza territoriale per evitare che l’attuale crisi aumenti le diseguaglianze sotto tutti i punti di vista:
tra persone, tra generazioni, tra territori.
Una lettura congiunta di alcune caratteristiche peculiari del Mezzogiorno, come le conseguenze differenziate sul territorio.
La prima serie di chiusure (marzo-aprile 2020) e l’evoluzione dei divari territoriali in Italia nel periodo successivo alla crisi del 2008, ci inducono a sostenere che, in assenza di appropriati
interventi di politica economica, il divario tra Nord e Sud sia destinato a crescere ulteriormente.
Una serie di indicatori di reazione alla crisi ci suggeriscono che la maggiore resilienza è al Centro-Nord rispetto al Sud Italia.
Insomma, esiste un fondato timore che gli effetti di lungo periodo della crisi saranno più profondi e duraturi nelle regioni meridionali.
Infatti, le recenti previsioni SVIMEZ (contenute nel rapporto 2020) indicano una ripresa economica, già nel 2021, decisamente più marcata nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno.
E se guardiamo alla precedente crisi del 2008, l’evoluzione del divario Nord-Sud in termini di PIL pro-capite, ci indica che nei momenti di recessione, le aree più arretrate sono anche le meno
resilienti.
A pag 37 del PNRR si legge che il Governo ha dichiarato la volontà di investire al Sud non meno del il 40% delle risorse del PNRR, pari a circa 83 miliardi di euro.
Tuttavia, occorre evidenziare che ad oggi l’investimento in concreto, presente che si rileva dalle misure ammonta a poco più di 35 miliardi di euro (cito gli studi del prof Gianfranco Viesti,
docente di economia applicata dell’università di Bari).
Il resto delle misure per il sud sono previste per le imprese in base alle richieste, in altre i beneficiari non saranno le imprese ma soggetti pubblici. Laddove non vi sia alcun indirizzo
territoriale, a scegliere sarà il decisore pubblico nazionale. Il problema e che per queste misure manca un indirizzo politico territoriale.
Inoltre, l’allocazione dipenderà in gran parte dai criteri che saranno definiti nei numerosi bandi e da questo punto di vista il nostro Paese presenta non poche criticità, soprattutto nelle amministrazioni del Mezzogiorno
Insomma, la questione è di primissimo ordine per i nostri territori e va monitorata in modo costante anche attraverso le commissioni parlamentari che possono chiedere alla cabina di regia (e cioè l’organo principale che eserciterà i poteri di indirizzo, impulso e coordinamento) di
conoscere e valutare ogni elemento utile per capire lo stato di avanzamento degli interventi.
Occorre, quindi, avere cognizione sulle iniziative che questo Governo intenda adottare al fine di garantire che almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente sia destinato alle regioni del Mezzogiorno.
Questi i motivi principali che mi hanno spinto, prima della pausa estiva, a presentare una interrogazione al Ministro dell’economia e delle finanze, ritenendolo un tema vitale per il nostro territorio.
Oggi scriviamo il futuro del nostro Paese e del suo Mezzogiorno. Non sono ammessi errori.