Giuseppe Potenza, segretario regionale DC-Libertas: “Appena 1.819 bambini nati in basilicata in sei mesi 2019, priorita’ a politiche per la famiglia e le giovani coppie. Di seguito la nota integrale.
La nascita in Basilicata,accertata dall’Istat,nel primo semestre 2016, di appena 1.819 bambini (1.157 in provincia di Potenza e 662 in quella di Matera) è un ulteriore campanello d’allarme per la tenuta demografica della regione. Ma purtroppo i campanelli che suonano di continuo non trovano ascolto nelle politiche regionali a favore della famiglia e delle giovani coppie. Ultimo caso è quello della ripartizione del fondo alimentato dalla ex card carburante nella quale c’è la previsione triennale per il Reddito Minimo di Inserimento, provvedimento importante per le famiglie in povertà, solo che si poteva fare di più per contrastare la causa principale del basso di tasso di natalità (nella nostra regione al 7,2 per mille) che riguarda i costi di mantenimento del bambino dovuto anche alla precarietà lavorative e di reddito dei genitori.
Di certo gli allarmi sulla denatalità lanciati da più parti, dai demografi come dai medici, dagli economisti come dal ministero della Salute, che poi ha completamente sbagliato la campagna con la quale voleva porre all’attenzione di tutti il problema, sono da tempo molto fondati: il cosiddetto “saldo naturale”, cioè la differenza tra nati e morti, vede da noi un saldo negativo di 1351 lucani in meno (3.170 sono stati i morti nel primo semestre dell’anno).Né è pensabile che l’accoglienza di immigrati e profughi “salvi” tanti nostri paesi con poche centinaia di residenti.
Si ripropone pertanto l’urgenza di approvare una normativa organica per la famiglia, che superi la frammentazione di leggi e provvedimenti in gran parte datati e perciò inadeguati in quanto solo di mero assistenzialismo, accompagnata dall’istituzione di un assessorato apposito o comunque di un Ufficio a livello di Dipartimento Politiche Sociali e della Persona , l’introduzione della valutazione di impatto familiare, politiche tariffarie o sulla casa che superino le pesanti penalizzazioni provocate dall’introduzione del nuovo Isee. Scelte concrete per difendere e promuovere la quotidiana esperienza di vita delle famiglie con un’attenzione specifica alle giovani coppie che non possono trovare casa e che non possono disporre di servizi sociali in grado di consentire alla donna-madre di lavorare. Le difficoltà delle famiglie in tempi di crisi devono incidere significativamente sulle priorità delle politiche regionali in materia di welfare, senza trincerarsi dietro l’alibi dei fondi insufficienti. Tra le urgenze richiamate oggi dai cattolici, netta è la richiesta di politiche di supporto all’occupazione giovanile, di servizi ed aiuti alle famiglie per i bambini, gli anziani, i disabili.
Per noi un impegno sulla difesa dell’identità sociale e culturale della famiglia per evitare di essere formale richiede concreti atti amministrativi che la giunta regionale e quelle comunali devono e possono mettere in campo in base alle urgenze del territorio, come sollecitano da tempo i Forum locali delle associazioni familiari.
A livello nazionale il Piano nazionale per la famiglia non può ridursi ad un’attuazione molto parziale senza affermare nei fatti il ruolo sociale della famiglia, la funzione sussidiaria dello Stato nei confronti della famiglia che resta il soggetto titolare delle scelte di fondo, il contributo delle associazioni di famiglie sia come forme di mutuo aiuto che di rappresentanza.