Franco Vespe, candidato sindaco per la lista “L’Altra Matera” dopo aver partecipato al dibattito promosso a Potenza per la scelta del candidato sindaco di Matera ha inviato alla nostra redazione il testo di una lettera aperta indirizzata al professore Emmanuele Curti. La riportiamo integralmente.
Caro (prof.) Emmanuele (Curti),
Ieri sera ho partecipato al dibattito organizzato dal giornale online basilicatapost a Potenza che ha raccolto 4 dei 6 candidati sindaci. Il tema ovviamente era centrato sul ruolo che Matera2019 CEC può svolgere in favore dell’intero territorio lucano. Il dibattito è scivolato su quelle che sono state le motivazioni che hanno portato alla designazione della nostra città. Con il sindaco uscente lo scrivente ha condiviso l’opinione che la squadra che ha lavorato al dossier (pur continuando lo scrivente a non sottacere le lacune storico-culturali che pur contiene quel documento!) ha avuto gran parte del merito per il conseguimento di questo prestigioso traguardo. Primo fra tutti: la natura visionaria e vibrante del programma proposto (lo si deve essenzialmente al “bistrattato” direttore artistico!), il fatto che una proposta partita dal basso sia poi diventato obiettivo strategico della pianificazione comunale e regionale ed il ricorso sapiente alle Tecnologie digitali (ICT). Al contrario le nostre posizioni si sono drammaticamente divaricate su come interpretare le raccomandazioni fatte dalla stessa Commissione a valle della designazione di Matera a CEC. Lo scrivente si è premurato di sottolineare che fra le raccomandazioni fatte dalla Commissione giudicatrice vi è quella: di non inserire personaggi politici nei ruoli di spicco e dirigenziali della fondazione, di selezionare con bandi pubblici il personale chiamato a preparare l’evento sulla base esclusiva del merito e della competenza, di inserire nel partenariato figure non solo pubbliche ma anche private, di porre rimedio alla carenza nel programma di iniziative che promuovano l’incontro delle diverse culture che attraversano il nostro continente ecc…. La risposta del sindaco uscente è stata a questo punto a dir poco sconcertante. Testuali parole: (se ci sono reperti audio-video del dibattito, confermeranno quanto sto riportando!) “ La fondazione è prima di tutto uno strumento politico!” Questo per giustificare l’infausta intenzione di chiamare figure politico-istituzionali a gestire direttamente le faccende di cui si occuperà la fondazione contravvenendo così alle esigenti raccomandazioni fatte dalla Commissione Europea. Ha giustificato poi questa inedita dominante valenza politica della fondazione sparando a zero contro la tecnocratica Comunità Europea. Perché ti chiederai ora mi rivolgo a te ? Mi rivolgo a te perché hai coraggiosamente ribadito (mettendoci la faccia con apprezzata onestà intellettuale) in questi ultimi mesi che uno dei motivi del successo conseguito da Matera e dal suo dossier è stato quello che le amministrazioni politiche coinvolte, non hanno avuto alcuna ingerenza nei lavori del comitato. Pare, stando alle parole del sindaco uscente, che non sarà più così per quanto riguarda le attività preparatorie che la fondazione svilupperà in vista di Matera2019. Pare che la politica vorrà invece entrare pesantemente nel merito di esse. Se così fosse comprendi che Matera2019 rischia di abbassare il suo suggestivo orizzonte internazionale, multi-culturale e visionario al (basso) livello di quell’antropologia feudo-clientelare di cui siamo preda e che ci impedisce da sempre di far decollare la nostra terra. Comprendi che se così fosse il problema di “saldare le anime che ci si possano riconoscere (nel dossier)” come tu privatamente mi hai confidato, rischierebbe di diventare irrisolvibile.
Un abbraccio, Franco Vespe
Riceviamo e pubblichiamo la lettera con la quale Emmanuele Curti risponde a Franco Vespe
Caro Franco (Vespe),
ti ringrazio della lettera, anche se trovo queste modalità curiose. Mi trovo a commentare un ‘dialogo’ (quello svoltosi a Potenza fra voi candidati sindaci), al quale non ero presente, ma sento di essere ‘costretto’ a rispondere, data la diffusione pubblica che è stata data alla lettera a me indirizzata.
E’ vero, in un incontro pubblico da te organizzato mesi fa, ribadì il concetto che uno dei motivi del successo conseguito da Matera e dal suo dossier era stato quello che le amministrazioni politiche coinvolte, non avessero avuto alcuna ingerenza nei lavori del comitato. O meglio: le amministrazioni coinvolte avevano fatto una scelta politica – nel senso positivo del termine – di affidarsi ad un nucleo qualificato di esperti (materani/lucani e non), senza interferire politicamente – nel senso negativo del termine.
La parola ‘politica’ e la sua declinazione dovrebbe essere al centro del nostro dibattito, e non solo nel momento delle elezioni, ma quotidianamente.
Prima un po’ di cronistoria: avevamo un’amministrazione comunale che, dopo essersi assicurata il coinvolgimento ampio di altri livelli istituzionali (Regione, Province di Matera e Potenza, Comuni di Potenza, Camera di Commercio di Matera e Università della Basilicata), aveva con loro creato un consiglio di amministrazione (deve sedevano anche alcuni candidati sindaci, Raffaele De Ruggieri e Angelo Tortorelli). Il Consiglio di Amministrazione aveva quindi approvato la costituzione di un Comitato Scientifico (nel quale risedeva sempre lo stesso Raffaello De Ruggieri – http://www.matera-basilicata2019.it/it/chi-siamo/comitato.html), che ha lavorato in questi ultimi anni al Dossier rivelatosi poi vincente.
E’ quindi stato merito di queste persone/istituzioni, nelle loro varie vesti, di assicurare che il Comitato Scientifico procedesse con lo svolgimento dei lavori: questo è stato un atto della sana politica. Ciò che è stato evitato è che la ‘cattiva’ politica interferisse in modalità spesso a noi note, contaminando, rallentando, declassando la qualità del lavoro.
Immaginiamo per un attimo ciò che sarebbe potuto accadere, se la politica che vediamo in azione in questi giorni si fosse appropriata del processo: se le accuse, i protagonismi, i richiami provinciali al valore assoluto della bellezza materana, avessero invaso quei mesi di duro lavoro, oggi non saremmo qui a commentare Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
La Commissione Europea ha riconosciuto a Matera una carta vincente: essere stati in grado di combinare un lavoro dal basso con le eccellenze europee. Dopotutto ci siamo candidati a essere capitale europea, e quindi a portare il nostro contributo locale a divenire modello aperto europeo, non solo a livello locale e/o al massimo meridionale.
Matera è ora punto di riferimento per molti, come peraltro ci viene continuamente confermato dalle numerose richieste di collaborazione che ci provengono da tutta Europa e tutto il mondo, che riconoscono non negli eventi ma nello spirito del Dossier la proposta innovativa.
Cambiare questo spirito, vuole dire quindi stravolgere il senso profondo della nostra vittoria e della linea di visione politica che ci siamo prefissi.
Ma torniamo alla tua preoccupazione, e alla frase di Salvatore Adduce. Non posso naturalmente commentare la frase in sé, proprio perché non ero presente, ma posso dare una mia interpretazione, che scaturisce da quanto il sindaco ha svolto, nel suo ruolo di regia, in questi anni.
Lo dico subito, per essere chiaro e intellettualmente onesto: io, in queste amministrative, scelgo di sostenere Adduce semplicemente perché ha dimostrato il suo ruolo di garante rispetto ad un percorso di costruzione. Conscio della assoluta frammentazione della riflessione politica, seguo una visione, quella espressa dal Dossier, che sento come strumento principale del cambiamento. Non entro in merito alla questione della gestione della città, oltre Matera 2019, dove sicuramente potrei esprimere perplessità rispetto ad alcune scelte, in particolare sulla questione urbanistica: ma credo altresì che proprio all’interno del lavoro fatto per il Dossier, vi siano percorsi di rielaborazione del rapporto fra comunità e spazi che affrontano proprio queste questioni con approcci radicalmente nuovi e partecipativi. E su questo dobbiamo lavorare sui tempi lunghi, consci del fatto che Matera e la Basilicata non si trasformano con la semplice assegnazione del titolo, quasi fosse un semplice concorso di bellezza. Non è al 2019, o la 2020 che dobbiamo guardare, ma ai decenni che seguono, così come richiedono i processi di trasformazione.
Dallo stato attuale della politica, tragicamente dilaniata e asservita, – situazione di cui tutti cittadini, eletti, istituzioni, ecc. siamo concausa – dobbiamo uscirne ricostruendo, saldando le anime lavorando su di nuovo senso di comunità e su concetti reali di bene comune. E questo lo si può fare solo partendo da progetti innovativi, lontano da visioni elitarie, che partano dalla partecipazione, dalla ricostruzione dal basso, dall’uso della cultura come riflessione anche e specialmente rispetto al mondo del lavoro, essenza della nostra società.
La Fondazione, nel seguire lo spirito ‘rivoluzionario’ del Dossier, sarà quindi un’istituzione politica (per riprendere le parole di Adduce), nel senso più nobile del termine: starà a tutti noi, ispirandoci anche alle suggestioni dateci da Robert Palmer (che suggerisce un approccio ‘sociocratico’, ovvero di governo orizzontale dei processi), lavorare in questa direzione, abbandonando visioni novecentesche della cultura, riavviando il dialogo costruttivo fra le parti per sanare il rapporto fra potere e politica.
con l’affetto e la stima di sempre, un abbraccio
Emmanuele (Curti)