Riportiamo di seguito il testo elaborato dai comitati di Matera a sostegno di Matteo Renzi alle primarie del 25 novembre 2012 presentato in mattinata in occasione dell’inaugurazione del Comitato “Provincia Matera Adesso sito in via Lucana42, illustrato nella conferenza stampa e consegnato alle istituzioni.
Lo stesso documento, nella prossima settimana, sarà oggetto di discussione con tutti i comitati pro-Renzi dell’area murgiana e Tarantina.
ALLE ISTITUZIONI REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE.
Dopo la pubblicazione dell’ “Appello” per l’identità regionale lucana” presentato e sottoscritto alcune settimane fa da tre componenti il Comitato cittadino di Matera del PD che sostengono la candidatura di Matteo Renzi alle primarie del Partito Democratico, nulla è cambiato fuori e dentro il Partito, nel mentre molto è successo, tanto da poter condizionare il futuro di ciascuno di noi.
Con l’iniziativa dell’appello si intendeva aprire anche in provincia di Matera il dibattito interno, avviato da Renzi con la sua candidatura alle primarie nazionali per guidare il Paese, perché finalmente i Democratici si occupino e si preoccupino dei temi reali di interesse delle singole comunità, discutendo e condividendo con la base e con i cittadini le scelte di fondo che determinato il futuro delle persone e delle popolazioni
Ma la speranza che il vento del cambiamento potesse soffiare anche a Matera è stata nuovamente stroncata durante l’ultima riunione del Comitato cittadino del PD dello scorso 7 novembre. Non si è parlato di politica, non si è parlato di riordino delle province, non si è parlato di come utilizzare lo straordinario strumento delle primarie per rilanciare l’immagine di un Partito che appare ai più a dir poco logoro se non proprio lacerato.
Per questo abbiamo deciso di sottoscrivere un documento politico, quale segno tangibile di come una nuova classe dirigente intende rafforzare l’azione del PD, dentro e fuori il Partito, partendo da una questione – la soppressione della provincia di Matera – che, al di là dei facili populismi, diventa paradigma per la stessa sopravvivenza economica, sociale, antropologica, di una intera comunità, quella materana!.
Il documento come testimonianza dell’impegno, come proposta di un percorso, come strumento per capire e comprendere, sino in fondo ciò che ci sta accadendo nella confusione più totale, in un clima di totale incertezza e disorientamento.
Una operazione verità di cui tutti sentono il bisogno ma di cui pochi si sono occupati, dentro e fuori il PD. E per capire cosa sta accadendo e cosa succederà è necessario ripristinare la verità dei fatti, inquadrando le vicende che sono accadute negli ultimi mesi, nella loro giusta cornice giuridico amministrativa, partendo da due domande semplici, ma nel contempo inquietanti. E’ possibile che qualcuno a Roma e a Potenza sia stato in grado di cancellare la storia ed il diritto nel nostro territorio, così come del resto è stato fatto in altre aree del Paese? Se si, come è potuto succedere tutto ciò nella indifferenza dei più e soprattutto di chi doveva vigilare ed intervenire?
Il nostro è uno stato democratico di diritto che trae il proprio fondamento e la propria legittimazione nella Costituzione della Repubblica, frutto del sangue e del sacrifico dei nostri padri. La nostra Carta costituzionale, all’articolo 133 della Costituzione prevede che “Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell’ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni, sentita la stessa Regione”. La Costituzione, dunque, stabilisce un iter preciso scandito da tre tappe fondamentali: l’iniziativa dei Comuni coinvolti; il parere della Regione interessata; una legge dello Stato che stabilisca termini e modalità dell’iter di modifica.
La previsione normativa dell’art. 133 della Costituzione fornisce così le opportune garanzie costituzionali di autonomia degli enti territoriali, come ribadito dalla stessa Corte Costituzionale, anche nelle sue più recenti sentenze sull’argomento (Note: n. 148/2012, n. 151/2012, n. 198/2012 e n. 199/2012).
Tuttavia i provvedimenti governativi adottati lo scorso 20 luglio in via d’urgenza relativamente alla riforma delle province per la riduzione e l’accorpamento delle province, individuati nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia” (almeno 350mila abitanti ed estensione su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati), contenuta nel decreto sulla “Spending review” (Decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135) sembrano essere in contrasto con il dettato costituzionale, tanto da aver mosso alcune regioni a sollevare la questione di costituzionalità dinanzi alla stessa Corte.
Infatti, stravolgendo l’iter costituzionalmente previsto, il Governo ha stabilito una procedura inusuale, illudendoci che la inevitabile riduzione dei costi della politica passa dall’accorpamento di alcune province, ed assumendo un ruolo non proprio (iter previsto dall’art. 17 del Decreto: entro quaranta giorni i Consigli delle autonomie locali deliberano un piano di riduzioni e accorpamenti relativo alle province ubicate nel territorio della rispettiva regione; entro cinque giorni dall’adozione del piano, la relativa delibera è trasmessa al Governo; nei dieci giorni successivi il Governo acquisisce il parere di ciascuna Regione interessata; entro venti giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 95/2012, con atto legislativo di iniziativa governativa sono soppresse o accorpate le province sulla base delle deliberazioni e intese sopra indicate. Se a tale data tali deliberazioni in una o più regioni non risultano assunte, il provvedimento legislativo è assunto previo parere della Conferenza unificata, che si esprime entro dieci giorni esclusivamente in ordine alla riduzione ed all’accorpamento delle province ubicate nei territori delle regioni medesime).
Quando preoccupati ci siamo domandati cosa stesse accadendo, abbiamo colto segni di palese insofferenza – tanto dentro, quanto fuori il Partito – come a ricordarci che questi sono affari che vanno trattati con la dovuta discrezione per ottenere il massimo risultato ottenibile, senza clamori, ne fanfare.
Ed eccolo il risultato ottenuto: il provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri adottato lo scorso 31 ottobre ed inviato alle Camere, per l’esame previsto del Parlamento, prevede chiaramente la soppressione (i tecnici la chiamano accorpamento) della provincia materana.
Ma, come abbiamo visto, l’art. 133 della Costituzione attribuisce ai Comuni l’iniziativa per la modifica delle circoscrizioni provinciali, senza alcun potere di indirizzo del Governo.
Che valore può avere anche una legge dello Stato in materia, senza la preventiva iniziativa dei comuni interessati?
Inoltre, sono valide le successive deliberazioni e pareri di Regioni e Comuni capoluogo interessati? Per la Basilicata chi ha deciso e quando che le deliberazioni del Comune di Potenza valgano più di quello del Consiglio regionale di Basilicata? Ma, soprattutto, ci siamo chiesti cosa abbiano realmente fatto o votato i parlamentari lucani di scena al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati, per la sopravvivenza della Provincia di Matera?
I fatti ce lo hanno dimostrato!
E poi, cos’è successo in queste ultime settimane visto che un analogo tentativo era stato già posto in essere, per poi naufragare sulla base delle obiezioni di carattere costituzionale sollevate da più parti e dagli stessi tecnici del Quirinale (l’art. 15 del Decreto Legge 13 agosto 2011 n. 138 è stato soppresso dalla Legge 14 settembre 2011 n. 148, di conversione del D.L. 138/2011)?
A rendere ancora più drammaticamente confusa la situazione di diversi territori del Paese è intervenuta la decisione della Corte Costituzionale dello scorso 6 novembre 2012 di rinviare a Gennaio 2013 la pronuncia sui ricorsi presentati da sei Regioni – Piemonte, Lombardia, Veneto, Molise, Lazio e Campania (ricorso per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 23 commi 14-21 del D.L. 201/2011 convertito in Legge 214/2011 (il cosiddetto Decreto “Salva Italia”), guarda caso immediatamente dopo la scadenza prevista per il 31 dicembre dei Consigli provinciali.
Nel merito sono tante le eccezioni giuridiche che si possono muovere al processo di “soppressione e razionalizzazione” a senso unico in atto, una più rilevante delle altre. Una delle tante e che le province accorpate vengono private del proprio organico di rappresentanza, con buona pace del diritto degli enti elettivi (e dei rispettivi corpi elettorali) al compimento del mandato conferito nelle elezioni, fatte salve le legittime fattispecie di scioglimento anticipato, che devono essere preventivamente stabilite, in via generale, dal legislatore, come più volte ha ricordato nelle sue sentenze la stessa Corte Costituzionale.
Ma ora non è più tempo per i cavilli giuridici ed i tatticismi politici del Palazzo, perché la battaglia di legalità, forse a causa della tardiva reazione di chi doveva agire per tempo, appare oramai mortificata dagli eventi.
Ora bisogna agire utilizzando argomenti di tipo politico, sociale ed antropologico.
L’alternativa ad un inevitabile declino sociale ed economico c’era ed era a tutela di tutti i lucani, materani e potentini, per salvare la Basilicata, per salvare tutti noi lucani dallo smembramento della Regione che prima o poi arriverà per portare in Puglia ed in Campania la gestione e le royalties dell’acqua e del petrolio.
L’alternativa c’era ed era a salvaguardia di un principio sacrosanto di solidarietà politica e sociale tra territori che hanno una comune identità politico istituzionale da difendere, la LUCANITA’!.
L’alternativa c’era ed era a sacrosanta difesa del nostro fragile tessuto economico, per evitare che il territorio della provincia di Matera e Matera capoluogo perdessero un importante fetta di economia necessaria alla nostra stessa sopravvivenza, per non vivere di elemosine altrui, considerato che il contesto, di per sé già molto precario per la crisi irreversibile del tessuto industriale e produttivo, fosse definitivamente messo in ginocchio dalla perdita di ricchezza prodotta in Città a causa della soppressione della provincia, intesa non solo come Ente ma soprattutto come presidio economico nel suo complesso, con i suoi uffici e le sue funzioni. Perché dopo l’Ente Provincia sarà la volta della Prefettura e poi dei Comandi e degli altri Enti dello Stato (quei pochi ancora presenti) e poi forse l’ospedale e chi sa cos’altro.
Per evitare tutto ciò avevamo proposto nel nostro APPELLO che le sedi istituzionali, uffici ed organismi dell’Ente Regione nonché tutti gli Uffici periferici dello Stato di rango regionale fossero ubicati tutti a Potenza; mentre le sedi istituzionali, uffici ed organismi dell’Ente Provincia e degli Uffici periferici dello Stato di rango provinciale (Prefettura, Comandi, ecc.), nessuno escluso, fossero ubicati tutti a Matera, sede dell’Unica provincia lucana.
Noi materani avevamo chiesto – dentro e fuori il Partito – di agire perché vogliamo rimanere materani e lucani, ma ad un livello di reciproco riconoscimento e rispetto che già altri, a livello nazionale, non avevano avuto.
Ma la strada proposta è rimasta desolatamente lettera morta e fa specie che gli abitanti di Basilicata non sentano il dovere di tutelare se stessi, la loro identità e soprattutto i loro interessi territoriali, preferendo gli uni (i materani) cambiar casacca al buio, gli altri (i potentini) limitarsi ad affermare la loro supremazia antropologica, correndo così il rischio di diventare, ben presto, in parte provincia campana ed in parte provincia calabrese.
Per questo ora tocca difenderci da soli e non perdere altro tempo ad inseguire sogni irrealizzabili, come inutili compromessi al ribasso ovvero l’ancor più pericolosa e demagogica raccolta firme per l’annessione alla Puglia di Matera. Basta ricordare a chi si sta affrettando in tal senso che Matera in Puglia vale nulla, con la beffa di vederci di colpo aumentare i costi per ogni famiglia a causa dell’aumento delle tasse (IRPEF, tasse automobilistiche, assicurazioni), che in Puglia sono molto più alti che in Basilicata.
E allora, non ci resta che usare le stesse armi della democrazia usate contro di noi, ma a nostro vantaggio ed a vantaggio di altri comuni a noi limitrofi e nelle nostre stesse potenziali condizioni di svantaggio; quei comuni della murgia barese (Gravina, Altamura, Santeramo, Spinazzola, Poggiorsini) che rischiano di rimanere tagliate fuori dalle risorse finanziarie che invece saranno a disposizione della Città metropolitana barese; quelli della murgia tarantina (Ginosa, Laterza, Castellaneta, Massafra), sempre più lontani dal progetto di macro regione del cosiddetto Grande Salento, rilanciata nuovamente dalle iniziative istituzionali brindisine e leccesi; quelle dell’alta Calabria, da sempre vicine alle nostre realtà metapontine.
Per questo abbiamo invitato a sostenere con forza la nostra iniziativa chi nel PD ci ha ascoltati e sostenuto, senza riserve, come ha fatto Matteo Renzi, sin dal primo momento, mettendo a nostra disposizione tutto quanto era necessario per avviare un percorso che sarà duro e difficile, dentro e fuori il Partito, convinto com’è che le rivoluzioni democratiche, come quelle che siamo chiamati a compiere anche a Matera, sono credibili solo se fatte da gente seria, onesta e competente, in grado di fornire ai propri cittadini le risposte ai problemi concreti, come quello che stiamo vivendo noi in queste settimane.
Per questo non ci fermeremo. Sosterremo la candidatura di Renzi alle primarie perché Matteo Renzi sia il candidato premier dell’intero Centrosinistra convinti che, vinte le elezioni, finalmente il Paese potrà avere risposte concrete che guardano allo sviluppo ed alla dignità delle persone e delle comunità e finalmente potrà riprendere a guardare il futuro con speranza e fiducia.
E per quanto riguarda Matera Matteo Renzi, una volta Primo Ministro, sarà in grado di assicurare e garantire, con il nostro impegno, il ripristino della legalità e Matera si riapproprierà del suo ruolo di capoluogo di una grande, splendida ed orgogliosa provincia che va dallo Jonio alla Murgia.
Matera, 9 novembre 2012
Per i comitati di Matera Pro-Renzi: AulettaVito – Suriano Roberto – Liantonio Gaetano
Troppo lungo. Siete logorroici ed illeggibili.
Gente onesta, seria e addirittura COMPETENTE. Se il leader è come i rappresentanti TANTI AUGURI A TUTTI…..
Ragazzi la testa non serve solo per dividere le orecchie…
SE RENZI VINCE SI VOLTA VERAMENTE PAGINA.
METTIAMOCELA TUTTA.
FORZA RENZI, FORZA ROTTAMAZIONE, FORZA CAMBIAMENTO.
NON VI E’ ALCUNA ALTERNATIVA, SE NON QUELLA DI GRILLO !