Giovanni Petruzzi, componente assemblea regionale del PD Basilicata traccia un bilancio del risultato delle primarie del Partito Democratico a liello nazionale e in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Per disintossicarmi dall’overdose politologica legata alle primarie del Pd m’ero imposto una pausa di riflessione. Ma poiché continuo a leggere commenti a sproposito sull’andamento di esse in Italia ed in Basilicata mi corre l’obbligo di effettuare qualche considerazione da “persona informata sui fatti”.
1) AFFLUENZA. La cruda realtà dei numeri indica che, a livello nazionale, si è registrata una preoccupante diminuzione di un milione di persone rispetto alla precedente consultazione del 2013 per l’elezione del segretario nazionale del Pd con un consistente calo della partecipazione popolare nelle regioni del Centro Nord ed in particolare nelle cosiddette regioni “rosse”, dove la passione per la politica, la militanza e la cittadinanza attiva sono storicamente radicati. Flessioni più contenute della partecipazione alle primarie si sono registrate anche nelle isole e nel Centro-Sud, ad eccezione della Puglia e della Basilicata, dove, viceversa, è aumentato il numero degli elettori rispetto al 2013. E’ evidente che l’asfissiante presenza del potere costituito in ogni luogo della vita civile meridionale e la ramificata presenza del notabilato politico in ogni posto hanno indotto molte truppe cammellate a partecipare attivamente alle primarie ed a “trasportare” gente ai seggi. Nel Tavoliere, poi, c’è stato l’effetto Emiliano che ha determinato meccanismi di competitività reale che hanno trascinato pezzi di popolo alle urna, mentre in Basilicata, oltre alla concorrenzialità ed ai fenomeni tipici dell’interpretazione della politica nel Mezzogiorno sopra descritti, si è aggiunta la presenza di capilista investiti di rilevanti funzioni istituzionali a livello regionale e provinciale, che sono riusciti a mobilitare i corpi attivi della società, ivi compreso le organizzazioni professionali, datoriali, sindacali, di categoria ed associative in genere, nonché l’ingente mole di persone che operano, lavorano o s’interfacciano con la Regione o la Provincia o con gli enti ad esse subordinati. Ma anche l’affluenza lucana va letta nella sua oggettività, bandendo trionfalismi fuori luogo e, soprattutto, la puerile smania di raffrontare i dati attuali col 2013 per rilevare l’inconsistenza della scissione che si è verificata nel Pd. Si tratterebbe di un madornale errore d’analisi politica. Innanzitutto perché va ricordato che l’8 dicembre 2013 l’elettorato democratico lucano arrivò stressato da 8 consultazioni “generali” che si erano svolte nell’arco di appena un anno (primarie per la scelta del candidato premier tra Bersani e Renzi col doppio turno, parlamentarie per designare deputati e senatori, elezioni politiche, primarie per la scelta del candidato Presidente della Regione, elezioni regionali, convenzioni nei circoli per selezionare i candidati a segretario nazionale, primarie per il segretario Pd). Evidentemente, all’ottava chiamata alle armi anche qualche fedele soldato ha disertato. Invece, domenica scorsa si svolgeva la prima consultazione “generale” dopo quasi tre anni di pausa dalle primarie per il segretario regionale, con un partito inesistente e privo di organismi politici e dove non si discute di nulla da illo tempore. E’ evidente che l’elettorato attivo che guarda al Pd o che è stato sollecitato dai candidati all’assemblea nazionale a portare in dote il proprio pacchetto di voti per la costruzione dei futuri equilibri politici non ha perso quest’occasione per “pesare” e “contare” in questa forma di contesa che favorisce trasformismi e camaleontismi ed indispettisce i tanti militanti che nei propri comuni portano quotidianamente la “croce” della rappresentanza ufficiale del Pd ed il 30 aprile, come nelle precedenti occasioni, devono essere pubblicamente sbeffeggiati dal plateale voto dei loro avversari locali, che in tutti i precedenti giorni ed in quelli successivi sprecano fiato a sbraitare contro il Pd. Ancora una volta, nell’assurda mistica delle primarie, è stato consentito a passanti, viandanti e transumanti di decidere le sorti del Partito Democratico. E’ un po’ come se i tifosi dell’Inter si scegliessero il prossimo allenatore della Juve.
2) RISULTATO RENZI. L’esito delle primarie, pur se scontato, offre un quadro poco rassicurante della situazione politica lucana. Renzi ha ottenuto, in Basilicata, una delle peggiori performance d’Italia, nonostante il pervasivo sistema di potere è sostanzialmente quasi esclusivamente nelle mani di suoi uomini, ivi compresi i camaleonti che operano nelle Amministrazioni Comunali di Potenza e di Matera. Indubbiamente, la famiglia Pittella ha confermato la propria leadership ed oggi rappresenta il dominus assoluto dell’area renziana, con i cattodem relegati ad un ruolo da gregari, come sapientemente definito da Antonio Ribba, in una lucida analisi sulle primarie (aspetto colto anche dall’altrettanto brillante riflessione di Rocco Rosa), i quali sono stati dapprima umiliati con l’esclusione dalla lista per l’assemblea nazionale e, poi, dopo aver chiesto “protezione” ai vari raggi del cerchio magico fiorentino, obbligati docilmente a soccorrere la causa renziana per non indispettire il capo nazionale del Pd e non pregiudicare le future aspettative di candidature parlamentari o di promozioni assessorili regionali. Marcello Pittella, che nell’agonismo offre il meglio di sé, ha confermato di essere un autentico campione nell’interpretazione di un ruolo di parte, fazioso, competitivo e di riscuotere larga parte del consenso attribuito a Renzi in Basilicata. Ovviamente, nell’agire sistematicamente da capo corrente, il Presidente della Regione conferma l’altra sua caratteristica peculiare: la carenza a svolgere una funzione di rappresentanza generale. Riesce brillantemente a rappresentare una parte, non ha la capacità o non ha la volontà di rappresentare l’insieme. Quest’attitudine si riflette anche nella sua attività istituzionale: è stato un buon assessore alle Attività Produttive ma, sinora, non è stato all’altezza di esercitare con altrettanta efficacia la carica di Presidente della Regione.
3) RISULTATO EMILIANO. E’ lapalissiano che gran parte del malcontento verso la gestione renziana-pittelliana del Pd si sia riversato in Basilicata a favore di Emiliano, le cui liste hanno potuto contare sull’attivismo del Presidente della Provincia Nicola Valluzzi e sulla rete di relazioni costruita in questi ultimi anni dal consigliere regionale Piero Lacorazza, basata su numerosi sindaci, segretari di circolo e militanti rappresentativi delle diverse realtà territoriali, soprattutto della provincia di Potenza. Gli “strateghi” di questo schieramento hanno commesso l’ingenuità “tecnica” di presentare due liste, che ha determinato l’annullamento di molti voti . Nella convinzione che lo schieramento di più candidati avrebbe determinato maggiore mobilitazione e consenso, è stato sottovalutato che si trattava di una consultazione che non prevedeva voti di preferenza personali e che l’area era politicamente omogenea, con la riconosciuta leadership di Lacorazza (in genere, le pluri liste risultano efficaci in presenza di una vivace dialettica interna all’area di riferimento). E’ un risultato politicamente importante, al quale hanno concorso anche il voto d’opinione e di simpatia per il confinante governatore pugliese e l’apporto di soggetti politici non iscritti al Pd, in particolare nel meta pontino e nell’hinterland potentino.
4) RISULTATO ORLANDO. E’ sostanzialmente soddisfacente il risultato ottenuto da Orlando, in particolare nella provincia di Matera, dove rappresenta circa un quarto dell’elettorato ed in cui si è avvertito il peso del leader regionale della mozione, Roberto Cifarelli. In provincia di Potenza i sostenitori di Orlando hanno lottato a mani davvero nude (si consideri che l’incarico istituzionale più prestigioso detenuto è quello del Sindaco di Lavello, Sabino Altobello) con l’apporto dei dirigenti storicamente più legati al compianto Antonio Luongo e di qualche segretario di circolo, nonché con l’entusiasmo e la passione di diversi Giovani Democratici. Nei Comuni dove c’era un minimo di presenza a sostegno di Orlando si sono ottenuti buoni risultati, arrivando primi a Lavello, Melfi, Moliterno, Irsina, Pisticci, Stigliano e nella mia Anzi, dove, col 66,54%, Orlando ha ottenuto la percentuale più alta della Basilicata.
Giovanni Petruzzi, componente assemblea regionale del PD traccia un bilancio del risultato delle primarie PD in Basilicata. Di seguito la nota integrale.