Gianluca Rospi, deputato materano del Movimento 5 Stelle, è il primo firmatario di una interpellanza urgente presentata per le problematiche ambientali connesse al Centro Oli Val D’Agri (COVA). Di seguito la nota integrale.
Interpellanza parlamentare urgente con primo firmatario l’On. Gianluca Rospi, Deputato M5S, per portare all’attenzione del Governo quanto di recente accaduto nel Centro Olio di Viggiano, il comune petrolifero più ricco d’Europa (si estraggono circa 3,4 milioni di metri cubi di gas e l’equivalente di più di 80 mila barili al giorno di petrolio), paradossalmente in una delle regioni, la Basilicata, più povere d’Italia.
“Oggi – ha ricordato il parlamentare nel suo intervento in aula – a seguito dell’inchiesta partita nel 2017, dopo il ritrovamento di petrolio in un pozzetto all’interno del Centro Olio, la procura ha accertato che già a partire dal 2009 vi erano stati sversamenti dai serbatoi di stoccaggio, ma le perdite non sono mai state comunicate agli organismi competenti.
Perdite, che nel corso degli ultimi 10 anni, hanno contribuito ad inquinare il suolo e il sottosuolo lucano, provocando un vero e proprio disastro ambientale.
La procura di Potenza – ha aggiunto l’On. Rospi – nelle ultime settimane ha disposto diverse misure cautelari, tra queste gli arresti domiciliari per l’allora responsabile del Centro Olio; risultano, inoltre, indagate altre 13 persone tra le quali alcuni componenti del Comitato Tecnico Regionale della Basilicata, organo preposto alla vigilanza degli impianti a rischio incidente rilevante.
Tra i reati ipotizzati dalla procura, vi sono: disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale.
Inoltre, dalle indagini a carico dei funzionari, è emerso che l’organismo aveva prescritto una maggiore frequenza nei controlli sui serbatoi di petrolio del Centro Olio e di valutare l’ipotesi di dotare i serbatoi stessi di doppi fondi.
Secondo la procura, le prescrizioni del Comitato Tecnico Regionale sono state però apertamente e dichiaratamente disattese dall’Eni, senza che il Comitato stesso intervenisse per imporre il rispetto delle disposizioni impartite, mantenendo piuttosto un atteggiamento di consapevole inerzia.
Per quanto concerne la posizione dell’Eni, sempre da quanto si apprende dalle carte della procura, questa – ha rimarcato ancora il deputato M5S – ha attuato, nel corso degli anni, una precisa strategia volta a nascondere i problemi e le conseguenze che gli sversamenti stavano causando.
La presenza di pozzi estrattivi nelle aree di ricarica dei bacini idrici delle sorgenti delle falde acquifere sotterranee e del fiume Agri (sono 35 in totale in Basilicata), altera infatti in maniera irreversibile le stesse sorgenti idriche, inquinandole, e, nel caso specifico del sistema idrico dell’Agri, utilizzate direttamente, come acqua potabile, e indirettamente, come prodotti della filiera agroalimentare, dalla Regione Basilicata e dalla Regione Puglia.
Secondo i dati diramati dal Ministero, dalla stessa Eni e confermati dalla Procura, sono state sversate nel sottosuolo lucano circa 400 tonnellate di petrolio, una quantità enorme di greggio che ha contaminato oltre 26 mila metri quadri di territorio, un vero e proprio disastro ambientale.
Anche i dati forniti da ISPRA, che ha svolto indagini in Val D’agri lo scorso anno, hanno confermato un elevato inquinamento della falda da metalli pesanti, con valori di manganese che superavano di 100 volte la concentrazione di soglia di contaminazione, e un’allarmante presenza di idrocarburi totali, con valori sopra i 130.000 g/l.
Inoltre, anche gli esiti della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) relative al Centro Olio, pubblicati a giugno 2017, hanno fornito dati allarmanti.
Infine – ha sottolineato sempre il parlamentare nel suo intervento – nelle Analisi dell’Acquedotto Pugliese al potabilizzatore di Missanello, che raccoglie l’acqua in uscita dalla diga del Pertusillo, viene costantemente riscontrata la presenza di Berillio, un isotopo radioattivo, e di metalli pesanti come Bario e Cobalto.
Tutte queste notizie sono l’ennesima prova del fallimentare esperimento petrolifero lucano: espressione di un modello energetico obsoleto basato su fonti fossili e inquinanti che si è rivelato insostenibile a livello ambientale e sanitario.
In quanto Deputato della Repubblica ritengo vergognoso quanto accaduto nel corso degli ultimi 10 anni nella mia regione, dove è ormai accertato, dalle carte della procura, che vi è stato un sodalizio criminale tra l’Eni e la classe politica regionale, che aveva il compito di vigilare e non lo ha fatto.
Tutto ciò debba far riconsiderare in toto la necessità che questa Concessione di coltivazione, in scadenza nel 2020, sia riconfermata.
Di qui la richiesta al Governo di valutare se ancora opportuno investire nelle energie fossili, che rappresentano il passato e sono state dichiarate, dal mondo scientifico internazionale, dannose per l’ambiente, oltre ad essere, anche, in via di esaurimento, o investire verso le fonti energetiche pulite e rinnovabili.
Ci conforta, in particolare, ha concluso poi l’On. Rospi dopo che è stata illustrata la posizione governativa sulla questione, sapere che grazie alla sensibilità e all’attenzione del sottosegretario Micillo e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, Ispra sarà coinvolta nel monitoraggio dell’area circostante l’impianto, pur non rientrando questa mansione nelle sue competenze
Oltre al potenziamento e all’incremento dei controlli, l’altra buona notizia è l’annuncio che il Ministero dell’Ambiente si costituirà parte civile nel processo pendente a Potenza per reati concernenti le emissioni in atmosfera e la gestione dei reflui da parte del Centro Olio nel periodo tra il 2011 e il 2014. Lo stesso, siamo certi, avverrà nel caso del procedimento penale aperto nel 2017 a seguito del rilevamento di idrocarburi nel depuratore dell’area industriale di Viggiano, nei pressi del Centro Olio, episodio qualificato come incidente rilevante dal Ministero dell’Ambiente e che si configura come un vero e proprio disastro ambientale”.
L’On. Rospi ha quindi invitato a “tenere duro e serrare le fila per fare il grande balzo della riconversione ecologica, per approdare verso Politiche di Sviluppo Umano che mettano al centro la salvaguardia del pianeta e, questo è il fine ultimo, della nostra stessa specie”.