Condanne tra 5 e 7 anni e mezzo di reclusione per i nove ex consiglieri e assessori regionali coinvolti nel processo bis sulle spese pazze del Consiglio regionale della Basilicata nel periodo 2009-2011.
Il pm Sarah Masecchia ha chiesto 6 anni per Roberto Falotico (DEC), 2 anni e 3 mesi per Angelo Galgano (commercialista della società che all’epoca gestiva il ristorante “La Locanda”), 5 anni per Rosa Gentile (all’epoca assessore alle infrastrutture, oggi presidente di Confartigianato), 3 anni per Carmelina Mancino (amministratrice società che all’epoca gestiva il ristorante “La locanda”, 7 anni per Agatino Mancusi (UDC), 6 anni per Franco Mattia (Popolo della Libertà), 6 anni per Gerardo Nardiello (Partito dei Comunisti Italiani), 6 anni per Nicola Pagliuca (Popolo della libertà), 7 anni e mezzo per Vincenzo Ruggiero (UDC), 6 anni per Ascanio Turco (commercialista), 7 anni e mezzo per Mario Venezia (Popolo della Libertà), 7 anni per Vincenzo Viti (Partito Democratico), 3 anni per Antonio Sanrocco, all’epoca dei fatti contestati direttore di un ristorante materano.
Il legale della Regione Basilicata ha chiesto il risarcimento del danno patrimoniale provoacato dall’indebita percezione dei rimborsi.
Dall’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Potenza emerge che il gruppo consiliare del PD in Consiglio Regionale, secondo quanto riportato dal “Quotidiano del Sud”, avrebbe acquistato per 15 mila euro una autovettura di Ascanio Turco per metterla a disposizione del cugino Vincenzo Viti, che un anno più tardi l’avrebbe riacquistata dal gruppo per appena 5 mila euro.
Il collegio B del Tribunale di Potenza presieduto da Federico Sergi ha rinviato al 14 novembre la prima udienza per avviare la discussione delle difese. La sentenza è prevista nel mese di gennaio 2020.
Processo bis rimborsi Consiglio regionale Basilicata, intervento di Consiglieri regionali Gianni Leggieri, Gianni Perrino e Gino Giorgetti: “Spese pazze in Consiglio regionale, una fotografia indegna della politica lucana”
La notizia delle richieste di condanne dai cinque ai sette anni di carcere, da parte del Pubblico Ministero Sarah Masecchia nei confronti di nove ex consiglieri e assessori regionali imputati di peculato e falso nel processo bis sulle spese pazze del parlamentino lucano tra il 2009 e il 2011, ci consegna ancora una volta, purtroppo, una fotografia indegna della politica lucana, piegata su se stessa e sui propri interessi; una malapolitica che i cittadini lucani non meritano.
Non solo la nostra Regione deve combattere quotidianamente con mille problemi legati alla mancanza di sviluppo economico, di programmazione, di sviluppo turistico, di rilancio dell’agricoltura e dell’artigianato; non solo migliaia di giovani lucani sono costretti ad emigrare, ma – come se già questo quadro non fosse di per sé sconfortante – dobbiamo anche fare i conti con una classe politica discutibile per comportamenti e cattive abitudini.
Come riportato da “Il Quotidiano del Sud” a rischiare le pene maggiori, sette anni e mezzo di reclusione, sono due ex consiglieri del materano, Vincenzo Ruggiero (Udc) e Mario Venezia (Pdl), mentre per l’ex assessore Rosa Gentile, la richiesta si è fermata a cinque. In mezzo un altro ex assessore, Agatino Mancusi (Udc), e gli ex consiglieri Giacomo Nardiello (Pdci), Roberto Falotico (Dec), Franco Mattia (Pdl), Nicola Pagliuca (Pdl) e Vincenzo Viti (Pd).
Inoltre, la procura ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione anche del commercialista materano Ascanio Turco, cugino di Viti, allora capogruppo Pd in Consiglio.
Dovrebbe riprendere a breve di fronte al collegio A del Tribunale di Potenza presieduto da Rosario Baglioni, invece, il processo principale sulla rimborsopoli per le spese di segreteria e rappresentanza dei membri del consiglio regionale lucano tra il 2010 e il 2012, in cui risultano imputati anche due consiglieri regionali in carica del centrosinistra, Marcello Pittella e Luca Braia, e il deputato Vito De Filippo (Iv).
Continuiamo a ripetere che tutti hanno diritto a essere considerati innocenti sino a quando non intervenga una sentenza definitiva di condanna, e ci auguriamo che i consiglieri coinvolti riescano a provare la loro estraneità da ogni addebito. Ciò però non toglie che la politica, non solo deve essere trasparente e pulita, ma deve pure apparire tale. Al politico è pertanto richiesto un surplus nei comportamenti pubblici e privati.
Purtroppo, le vicende della politica lucana ci portano a dire che si ha una tendenza al ribasso della nostra classe politica rispetto a valori importanti come la trasparenza e l’onestà. Ancora una volta nomi altisonanti nel panorama della politica regionale e nazionale, associati a eventuali nomine presso enti regionali e subregionali, li ritroviamo protagonisti di cronache giudiziarie tutt’altro che edificanti. Auspichiamo che il Presidente Bardi dia un segnale chiaro di serietà e discontinuità ai lucani, evitando di designare alla guida di organismi regionali importanti politici coinvolti in queste brutte vicende.