I consiglieri comunali Pasquale Doria, Cinzia Scarciolla, Milena Tosti, Marina Susi, Giovanni Schiuma, Augusto Toto, Mario Morelli, Nicola Casino e Adriana Violetto in una nota tornano ad occuparsi della vicenda che riguarda il progetto di costruzione di 6 case-alloggio in via Fortunato a Matera in vista del Consiglio Comunale del 30 novembre chiamato ad approvare il progetto dell’Ater.
Di seguito la nota integrale.
Quartiere Giustino Fortunato: l’Amministrazione comunale è cieca e sorda, ignora la reale volontà dei cittadini. Di seguito la nota integrale.
Che i materani aprano gli occhi di fronte all’ennesima manipolazione del territorio comunale. Si tratta dell’esito nefasto che questa Amministrazione vuole infliggere a un quartiere da tempo consolidato nella sua tessitura urbana come Giustino Fortunato. L’obiettivo di “riqualificazione e parziale cambio di destinazione d’uso di un immobile sito alla Via Giustino Fortunato”, è in realtà perseguito dall’Ater e coinvolge soprattutto il futuro del Centro socio educativo presente nel quartiere fin dal 1993. Si occupa a livello di puro volontariato di minori indigenti svantaggiati, segnalati dal Servizio socio assistenziale del Comune, facendo leva sull’importanza dello studio e della formazione quale via di affrancamento dell’emarginazione di un numero di materani sempre più grande.
Non c’è nessun rudere – quante falsità – ma persone che lavorano con amore per il prossimo e appare strano che il Comune ceda alle pressioni di un altro ente rinunciando alle sue prerogative nei confronti di cittadini svantaggiati e più deboli, invece di individuare una via alternativa, un altro suolo da assegnare all’Ater, proprietario dell’immobile di via Giustino Fortunato. Le soluzioni non mancano, basti pensare al patrimonio dell’Ater sparso sul territorio comunale.
Va ricordato che in violazione di quanto espressamente previsto dallo strumento urbanistico e dei principi di democrazia partecipata, in fase di progettazione, non vi è stata la preventiva consultazione degli abitanti del quartiere al fine di valutare ed eventualmente assecondare le loro reali esigenze. Il tutto è strato presentato come già deciso con un manifestino attaccato ai muri del quartiere e, solo dopo, molto ipocritamente, si è cercato un minimo di confronto.
Ma la nuova opera immaginata stride fortemente con la qualità architettonica dell’intero quartiere, il quale è costituito prevalentemente da ex case popolari le cui tecniche costruttive e standard architettonici sono completamente differenti da quanto si vorrebbe realizzare. Le opere di cui al progetto non tengono conto men che meno della densità abitativa già sovradimensionata del quartiere e neppure di un preliminare studio idrogeologico dell’area che, più di altro, avrebbe bisogno di una generale rigenerazione urbana volta a riqualificare realmente la qualità della vita degli abitanti.
Non è mai stata dimostrata da parte dell’Ater e dell’Amministrazione comunale l’impossibilità di realizzare il medesimo intervento in altra, meglio ribadirlo, e il promesso confronto espresso nella scorsa estate con i residenti si è rivelato solamente una desolante presa in giro, quasi fossero figli di nessuno, benché regolarmente costituiti come associazione di quartiere a tutti gli effetti.
Quello che appare tragicamente chiaro, invece, è più che altro la costante violazione della proclamata valorizzazione del rapporto individuo-comunità, nel quale normalmente vive il principio di solidarietà. Emergono anche in questo caso pulsioni distruttive che mirano all’annientamento della volontà dei cittadini, nel caso specifico di Giustino Fortunato. Di più, si palesano forme di prove muscolari contrarie ai principi di concordia e buon senso, ma sempre prone a esaltare l’egoismo di pochi individui. Di conseguenza la democrazia viene vilipesa, calpestata, violata e inattuata. Di contro, emerge una battaglia senza limiti tra la salvezza e l’autodistruzione. E purtroppo, il cittadino materano, lacerato da mille contraddizioni e guidato da un governo inidoneo e cieco, corre verso la rovina, subendo un sistema economico predatorio ed egoistico che è fortemente in contrasto con le sue più profonde radici civili.