Mercoledì 7 dicembre 2022 alle ore 10.30 nella Sala B del Palazzo del Consiglio Regionale della Basilicata è in programma una conferenza stampa del Coordinamento Nazionale per la Democrazia Costituzionale della Basilicata ed Europa Verde sul tema “Autonomia differenziata: forte opposizione”. Necessario il sostegno alla proposta di modifica della Costituzione e proposta di mozione al Consiglio Regionale della Basilicata.
Di seguito i particolari.
Interventi di Margherita Torrio, Donato Lettieri e Massimo Villone. Coordina Francesco Pietrantuono.
Sostegno alla proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116.3 e 117 Sebbene l’autonomia differenziata è presente in Costituzione, le “forme e condizioni particolari di autonomia” di cui all’articolo 116.3 non possono tradursi in un federalismo a richiesta che stravolgerebbe l’assetto dei rapporti stato-regioni disegnato negli art. 117. Anche per questo è necessaria ed urgente la modifica degli articoli 116.3 e 117, per ristabilire la preminenza del principio di unità della Repubblica sancito dall’articolo 5 della nostra Costituzione. Le richieste delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna sono a nostro avviso assai negative e pericolose. Non si tratta di questioni amministrative; al contrario esse potrebbero, se approvate, ridisegnare radicalmente l’assetto dei poteri della Repubblica e influire pesantemente sui diritti di cittadinanza degli Italiani. Questo, per tre profili. Nel merito, le regioni chiedono competenze estesissime: praticamente tutte quelle teoricamente concedibili. In materie fondamentali come l’istruzione, la sanità, le infrastrutture, l’energia, l’ambiente e molte altre. Stiamo parlando della regionalizzazione della scuola pubblica italiana e della cancellazione (con l’attribuzione di competenze esclusive alle regioni) del Servizio Sanitario Nazionale. In secondo luogo, Lombardia e Veneto da sempre chiedono di ottenere molte più risorse di quante lo Stato oggi spenda per le stesse funzioni nei loro territori. Questo avverrebbe ignorando le prescrizioni della legge 42/2009, disegnando un modello finanziario ad hoc, di favore; soprattutto non definendo i livelli essenziali delle prestazioni (articolo 117.2.m della Costituzione) cioè i diritti di cittadinanza di ogni italiano. Infine, Calderoli immagina (come prima di lui la ministra Stefani del governo Conte I) un percorso che esautora il Parlamento (ridotto a parere consultivo e mera ratifica finale a scatola chiusa); consegna tutti i poteri ad oscure Commissioni paritetiche fra lo Stato e le regioni interessate; rende le intese immodificabili in futuro senza il consenso delle regioni interessate e impedisce di richiedere un referendum popolare per la loro eventuale abrogazione. Il disegno di legge costituzionale da noi presentato non prevede una riscrittura radicale del Titolo V, così come riformato nel 2001. L’equilibrio dei poteri fra Stato, regioni, Enti Locali e i meccanismi di finanziamento di questi ultimi sono materia assai articolata e complessa, che richiede una riflessione attenta e un ampio e approfondito dibattito, tanto sui principi ispiratori quanto sull’effettivo funzionamento del paese dal 2001 in poi. Sui LEP c’è una pressante preoccupazione tanto è che il ddl costituzionale di iniziativa popolare pone l’accento sulla iniquità o per lo meno evanescenza. non basta collegare l’approvazione di intese all’adozione di livelli essenziali di prestazioni (Lep), che non garantiscono uguaglianza e non pongono argini alla frantumazione del paese. Esattamente come i LEA (Livelli essenziali di assistenza, l’equivalente dei Lep in sanità), che non hanno certamente impedito la distruzione del Servizio sanitario nazionale, di cui abbiamo visto gli effetti negativi durante la pandemia.