Il Comune di Bella è capofila della proposta di legge n.180/2023: “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n.242/2019” d’iniziativa dei Consigli comunali di Bella, Vietri di Potenza, Trecchina, Matera, Rionero in Vulture, Rivello, Picerno e Miglionico.
A prendere subito la parola, la vice sindaco di Bella, Angela Carlucci, che ha sottolineato come “la proposta di legge regionale di iniziativa comunale, elaborata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni si pone l’obiettivo di definire il rispetto e la diretta applicazione, relativamente a ruoli, procedure e tempi del Servizio sanitario Nazionale/Regionale di verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, affinchè l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalla sentenza della Corte costituzionale ‘Antoniani/Cappato’. La Corte ha ritenuto – ha spiegato la Vice sindaco – di dover porre rimedio alla discriminazione riscontrata, individuando un preciso ‘punto di riferimento’ utilizzabile al fine della rinuncia ai trattamenti sanitari necessari alla sopravvivenza del paziente ed alla garanzia dell’erogazione di una appropriata terapia del dolore e di cure palliative. Questa disposizioni prevedono, appunto, una ‘procedura medicalizzata’. La Regione Basilicata – ha detto Carlucci -, nel rispetto delle proprie competenze e dei principi stabiliti dalla Consulta, definisce tempi e modalità per l’erogazione dei relativi trattamenti”.
La presidente della Cellula Coscioni Basilicata, Alessia Mascolo, molto esaustiva nel suo intervento, ha fatto rilevare, dopo aver ricordato la storia e lavicenda di Luca Coscioni fondatore, nel 2002, dell’omonima Associazione, che: “In merito alla legge oggi in discussione, occorre premettere che non stiamo introducendo un nuovo diritto, siamo consapevoli che questo non è possibile e non è nostro intento. Con la proposta di legge regionale, come Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, ci siamo posti l’obiettivo, nell’ambito delle competenze regionali previste dalla Costituzione, di rendere chiari i compiti delle aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale e in sede di Sanità regionale alla luce di una importante sentenza della Corte Costituzionale. La legge per cui siamo venuti in audizione – ha spiegato – ha un obiettivo ben specifico: organizzare il legalizzato, l’organizzazione cioè, di quello che a livello nazionale è stato legalizzato dalla Corte Costituzionale. E’ possibile, oggi, discutere di questa legge soprattutto nel nome di quei malati che avrebbero voluto sottoscriverla e che non hanno potuto perché impossibilitati fisicamente. La sentenza della Corte Costituzionale – ha continuato – nel rispetto della volontà espressa e consapevole della persona malata, individua i requisiti che un malato deve possedere e che devono essere verificati dal Servizio sanitari nazionale con il parere del Comitato etico competente affinchè l’aiuto alla morte volontaria assistita non configuri reato. Al di fuori di quanto stabilito dalla sentenza di incostituzionalità 242/19 della Consulta, vige il reato di istigazione a aiuto al suicidio così come previsto dall’art.580 codice penale. Quindi, dal 28 novembre 2019, giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della sentenza della Corte, vige una precisa area di non punibilità dell’aiuto fornito su richiesta a persona con determinati requisiti verificati dal Ssn. La Corte, nel rispetto del principio della separazione dei poteri, ancorando la sentenza di incostituzionalità alle norme già in vigore nel nostro Paese, ha individuato i requisiti che il richiedente deve possedere per accedere a detta pratica e che questi debbano essere verificati, previo parere del comitato etico territorialmente competente, da una commissione medica multidisciplinare appositamente istituita. Nel pieno rispetto delle competenze regionali e della Carta Costituzionale, abbiamo individuato dei tempi entro cui la procedura di verifica dei requisiti posti dalla Consulta deve concludersi. Soltanto in questo modo e, quindi, prevedendo tempi certi e perentori il diritto ad autodeterminarsi in ambito di scelte di fine vita, può effettivamente essere esercitato. E proprio per evitare una dilatazione eccessiva dei tempi, si rende necessaria la legge che proponiamo. In assenza di tempi certi, difatti, la conclusione dell’intera procedura è rimessa alla singola azienda sanitaria e ciò potrebbe determinare gravi discriminazioni tra richiedenti, anche appartenenti alla stessa Asl. La pdl nasce dalle procedure attuate dalle aziende sanitarie competenti, dopo l’intervento dei Tribunali in affermazione del giudicato costituzionale che poco era conosciuto e che trattava un tema nuovo. La proposta in esame, dunque – ha concluso Mascolo – risponde a tutti i requisiti richiesti dalla legislazione statale e da quella regionale e, in assenza di un intervento del Parlamento, risulta essere l’unico strumento utile a superare tutti quegli ostacoli che le persone malate riscontrano nell’accesso al suicidio medicalmente assistito, pur rispettando le condizioni richieste dalla Consulta, evitando così ulteriori discriminazioni tra malati a causa del luogo di residenza”.
La Commissione ha deciso di non passare all’esame dell’articolato, preferendo procedere prima alle audizioni del caso, nella fattispecie i Presidenti degli Ordini dei Medici della Provincia di Potenza e Matera, il Comitato Bioetica Lucano, il Comitato Bioetica Nazionale, l’avvocato Ercole Trerotola, esperto in materia.
“Un tema di grande importanza e che richiama una notevole sensibilità” aveva detto in precedenza il consigliere Leone, esprimendo forti dubbi sulla bontà della pdl “in mancanza del parere dei medici e, soprattutto, della certezza sulla capacità di intendere e di volere da parte di chi soffre. C’è davvero la volontà di voler cessare di vivere o è un fatto del momento? Il testamento biologico ha spunti notevoli e pregnanti per giungere ad una conclusione più giusta ed equilibrata, al di là anche delle indubbie remore del medico di assistere medicalmente il trapasso”.
Il confronto sarà ripreso nelle prossime sedute della Commissione, dopo le audizioni, e con “una lucidità maggiore e maggiore consapevolezza sul come procedere in una circostanza di grande valenza spirituale oltre che materiale, di notevole impatto sulla personalità laica, non trascurando di certo il fattore religioso”.
Hanno preso parte ai lavori della quarta Commissione, oltre alla presidenteSileo (Gm), i consiglieri Leone (Fdi), Giorgetti (Gm), Bellettieri (Fi), Polese (Iv), Trerotola (Pl), Cifarelli (Pd).