Riportiamo di seguito la relazione integrale sul Recovery Fund proposta oggi in Consiglio regionale dal presidente Vito Bardi.
Siamo tutti consapevoli delle difficoltà del momento presente. La pandemia da Covid 19 continua ad imperversare. Dopo qualche mese di calma apparente siamo chiamati a fronteggiare l’acuirsi della pandemia, dovendo farci carico di ritardi e criticità strutturali ereditati dal passato, che spesso si tendono a sottovalutare, e che se invece considerati adeguatamente darebbero ben altro conto dell’impegno posto in essere per gestire questa emergenza. Un tema, l’emergenza sanitaria, sul quale ci siamo più volte soffermati offrendo, in modo ricorrente, le dovute informazioni e dando conto dell’evolversi delle decisioni e delle azioni messe in campo per contrastare questa pericolosa insidia motivo di preoccupazione per l’intera comunità, oltre che di sofferenza e talvolta di dolore per non poche famiglie lucane.
Al contempo l’evento Covid 19 ha acuito ed amplificato le criticità, messo a nudo lacune strutturali, non solo del sistema sanitario ma anche di quello economico: divari territoriali, divari sociali, debolezze del sistema produttivo. La sospensione di gran parte delle attività lavorative e dell’offerta di beni e servizi, durante il lockdown, ha infatti gravemente colpito anche settori non in declino, che erano in una fase di espansione significativa, come la filiera dell’economia della cultura e del turismo. Un colpo gravissimo ha altresì subito il manifatturiero e soprattutto il settore automobilistico, su cui si è basata molto della capacità di ripresa dell’economia regionale nelle fasi di crisi che hanno segnato l’economia internazionale e nazionale dal 2007 ad oggi. Così come hanno subito rilevanti perdite settori come i trasporti e il commercio. Nuove criticità si associano dunque a problematiche ormai strutturali, a partire dallo spopolamento.
Le analisi forniteci dalla Svimez a tal proposito ci restituiscono uno scenario, in gran parte noto, e comunque preoccupante, i cui termini è utile riepilogare:
un saldo naturale divenuto negli anni sempre più deficitario, unitamente a consistenti emigrazioni di cittadini italiani che hanno determinato un calo della popolazione totale anche nei centri urbani della Basilicata. I comuni delle aree interne collinari e montane sono investiti, come noto, più di altri da questo processo. In questi centri ad un saldo tra nascite e morti che diviene sempre più negativo si è affiancato e si affianca un saldo migratorio negativo. Accanto a queste dinamiche si registra anche la diminuzione costante del numero delle nascite e un importante processo di invecchiamento che sta accentuando anche la tendenza alla senilizzazione del mondo del lavoro in tutte le sue figure professionali.
Il quadro delle criticità che è dinanzi ai nostri occhi è dunque ben più articolato di quanto
già non lo fosse ad inizio del nostro mandato a causa, come evidenziato, degli effetti
conseguenti all’epidemia Covid 19. I dati che mi sono stati forniti sulla base delle prime
valutazioni Istat sono sin troppo eloquenti. Si tratta di valutazioni che fanno riferimento alle prime fasi di emergenza che, come noto, hanno determinato la sospensione dal lavoro in molteplici ambiti con effetti così sintetizzabili:
• su circa 190mila occupati la sospensione ha riguardato circa 56.000 unità lavorative pari al 29,5% del totale (il 33,3% in Italia, il 34,8% nel Nord-est), di cui 30mila dipendenti a tempo indeterminato, 10mila dipendenti a termine, 13mila gli autonomi senza dipendenti e 4 mila gli autonomi con dipendenti.
• la sospensione delle attività ha riguardato circa 16 mila imprese lucane, sulle 35mila iscritte nel Registro delle imprese aventi sedi legali in Basilicata: il 42,7%), generando una riduzione del 53,4% del fatturato totale, con effetti regressivi profondamente differenziati tra i diversi settori. I più colpiti sono stati quelli che producono beni e servizi orientati al mercato sia locale che non locale, meno quelli che dipendono dalla pubblica amministrazione. Così come tra i comuni quelli più colpiti sono quelli che registrano l’incidenza più elevata di attività di produzioni e servizi orientati verso i mercati.
Le perdite di fatturato delle imprese sospese sono stimabili in circa 830 milioni di euro al mese, per i mesi di sospensione.
Già queste preliminari analisi ci offrono un chiaro ordine di idee sul costo economico della sospensione delle attività economiche, di qui lo sforzo attuale di imprimere una qualche gradualità alla gestione della crisi. Inoltre sono sotto gli occhi di tutti le inevitabili conseguenze sull’economia e la società derivanti dalle limitazioni progressive che siamo costretti a determinare sulla base dei dati epidemici e dell’ultimo DPCM. Basti considerare l’impatto sulla propensione al consumo delle famiglie e dunque sulle attività commerciali, sulla mobilità e dunque sui trasporti, o i costi sociali ed economici derivanti dal fermo delle attività turistiche, dello spettacolo e della cultura, e via via sull’intera filiera economica e produttiva, con incidenze diverse ma comunque rilevanti. Né va trascurato l’impatto che ha l’interruzione delle attività scolastiche in presenza come la sospensione di alcuni servizi alla persona, sul benessere fisico e psicologico.
Nonostante le incertezze, abbiamo avviato le attività volte a dar seguito non solo a misure emergenziali per lenire le condizioni di difficoltà congiunturali ma a pensare in termini di prospettiva. A porre in essere strategie che guardino alla fase in cui sarà possibile un graduale ritorno alla normalità.
Si impone, di conseguenza, una risposta adeguata e senza ombra di dubbio straordinaria alle tendenze regressive in atto ed ai rischi di ulteriore aggravamento ponendo le basi, almeno programmatiche e progettuali, per una condizione di ripartenza.
A questo proposito la possibilità concreta di adottare misure ed azioni di contrasto e di rilancio è strettamente correlata al buon utilizzo delle risorse disponibili. Risorse la cui dimensione, diversamente dallo scenario che si configurava prima della crisi, potrebbero essere significative e di una portata inedita. Infatti la dimensione finanziaria e l’intera architettura programmatica (risorse, innovazioni, procedure, settori, tempi) messa in piedidall’Unione Europea è di tale rilevanza da attribuire alle azioni che sapremo mettere in campo una portata storica, tali — se bene orientate — da soddisfare le attese delle future generazioni e la scelta di vivere in Basilicata.
Queste risorse dovranno essere necessariamente innanzitutto finalizzate a:
– saldare le nuove misure di contrasto all’evento Covid con le azioni di contrasto al declino economico e sociale, impegno politico già assunto nella Relazione Programmatica del 9 giugno 2019;
– diventare, esso stesso, il motore destinato a trainare lo sviluppo dell’intera economia regionale;
– rappresentare il punto di partenza del progetto di cambiamento del modello regionale di sviluppo, richiesto dalla comunità regionale, in occasione delle elezioni del 2019.
– superare le logiche degli interventi emergenziali, se pure dovute a causa dell’evento Covid, puntando su interventi strutturali di propulsione allo sviluppo.
Come noto infatti l’Unione Europea ha deciso, nella seduta del 21 luglio 2020, di mettere
in atto un pacchetto di misure per un importo complessivo di 1824 miliardi di euro che
combina il tradizionale Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), dell’entità di 1.074,3
miliardi di euro, con lo strumento innovativo, denominato Next Generation EU,
dell’entità di 750,0 miliardi di euro, tramite sette programmi così suddivisi:
il Piano di Ripresa e Resilienza (PRR), che comprende la maggior parte delle risorse della dotazione totale, con l ‘obiettivo di sostenere gli investimenti, anche in vista della transizione verde e digitale, al fine di agevolare una ripresa duratura, sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico e di migliorare la resilienza delle economie dell ‘Unione Europea e ridurre le divergenze tra gli Stati; per i Piani Nazionali dunque, la dotazione è 672,5 milioni di euro (che si traducono in prestiti per 360milioni di euro e sovvenzioni per 312,5 miliardi di euro),
– il React Eu: il meccanismo ponte tra l ‘attuale politica di coesione e i programmi 2021-2027, per 47,5 miliardi
Horizon Europe: il programma per la ricerca e l’innovazione con 5 miliardi di eur
– InvestEU: che unisce tutti gli strumenti finanziari dell’Unione, con 5,6 miliardi di euro
Sviluppo rurale: per 7,5 miliardi di euro
– Fondo per una transizione giusta (JTF): che sostiene l’uscita dai combustibili fossili con 10 miliardi di euro
– RescEU: per la protezione civile europea con risorse per 1,9 miliardi di Euro.
Secondo le prime stime elaborate dal governo le risorse complessive che affluirebbero nel nostro Paese ammonterebbero a 208,6 miliardi di euro, di cui 127,6 a titolo di prestiti e 81 miliardi sotto forme di sovvenzioni (come riportato nella Relazione della V Commissione Bilancio Tesoro e Programmazione il 12 di ottobre). Come noto per quanti stanno seguendo l’evoluzione della trattativa Stato — Regioni, dei 208,6 miliardi che dovrebbero affluire nel nostro Paese, il 34% verrebbe assegnato al Mezzogiorno, per un ammontare di circa 70,9 miliardi di euro. Il metodo di assegnazione tra le Regioni assume tra gli indicatori il peso demografico, il PIL Pro-capite, il tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni ma anche la qualità e coerenza delle proposte con gli obiettivi ed i requisiti posti dal Recovery found.
A ciascuno Stato Membro è affidato il compito di preparare, nel più breve tempo possibile (settembre/ottobre 2020) il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) in cui definire il programma di riforme e di investimenti per il periodo 2021-2023 da presentare per la prima valutazione della Commissione a partire dal momento in cui il dispositivo entrerà in vigore, successivamente al 1 gennaio 2021 e sino al 30 aprile 2021.
Rispetto a questo nuovo quadro di riferimento le Regioni con il Documento “Prime proposte delle Regioni per il rilancio del Paese: un’agenda 2021”, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome in data 4 agosto 2020, hanno messo in evidenza la necessità:
a. di far fronte all’eccezionalità degli eventi in atto attraverso un aggiustamento strutturale del modello di sviluppo, che dovrà essere declinato nei territori, tenendo conto dell’esigenza di colmare i gap economici ed infrastrutturali tra le aree del Paese, di conservare e proteggere le risorse ambientali, paesaggistiche e l’attivazione di tutte le risorse sociali, culturali e produttive;
b. di recuperare la dimensione regionale nella programmazione delle risorse del Nextgeneration nella consapevolezza che occorrono piuttosto che interventi gestiti solo su scala nazionale ed europea, interventi territoriali in grado di agire capillarmente per
costruire reti, opportunità, condizioni per il cambiamento, soprattutto per le piccole e microimprese, su cui si fonda il tessuto produttivo dell’economia regionale,
c. la necessità di garantire un ruolo attivo delle Regioni nei processi di formazione delle decisioni di politica economica, considerato che l’autonomia differenziata è intervento assunto nell’Area Prioritaria (n. 4) del Programma Nazionale di Riforma 2020, approvato dal Parlamento nazionale nella seduta del 29 luglio 2020, in quanto diretta a dare attuazione alle raccomandazioni del Consiglio Europeo concernente l’incremento di efficienza e responsabilità della Pubblica Amministrazione.
Successivamente, dopo che il 13 ottobre, Camera e Senato hanno approvato le Risoluzioni della Commissione sulla proposta delle Linee guide per la definizione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, nella Conferenza delle Regioni del 22 ottobre con il Ministro per gli Affari europei, al fine di assicurare un’ampia concertazione nella programmazione degli interventi è stato chiesto a tutte le Regioni di provvedere a stilare elenchi di progetti di interesse per ciascuna regione secondo tempistica e modalità stabilite dal Governo Nazionale.
In questa prospettiva è stato chiesto alle varie articolazioni pubbliche regionali di focalizzare l’attenzione per predispone schede progetti a valere sulle interrelazioni in atto tra Conferenza delle Regioni e relative Commissioni e il Dipartimento Politiche europee presso la Presidenza del Consiglio. Un lavoro di ricognizione propedeutico per la predisposizione dei progetti strategici regionali, a valere sul programma Next Generation Eu e/o su risorse alternative, quali i Fondi del Quadro finanziario pluriennale 2021/27 e altri fondi europei e nazionali. Su tali basi è stato redatto un elenco di schede progettuali secondo le richieste della Conferenza delle Regioni articolata per missioni:
Missione 1 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, su cui abbiamo avanzato proposte per circa 316 milioni di euro.
Missione 2 Rivoluzione verde e transizione ecologica con proposte che ammontano a 5 miliardi e 641 milioni circa.
Missione 3 Infrastrutture per la mobilità con una proposte che ammontano a 2 miliardi e 920 milioni circa.
Missione 4 Istruzione, formazione, ricerca e cultura per un ammontare di 74 milioni di euro.
Missione 5 Equità sociale, di genere e territoriale, con proposte che cubano 468 milioni di euro
Missione 6 Salute per un importo di circa 144milioni.
Il dettaglio delle schede predisposte sarà reso disponibile con uno specifico allegato.
In questo orizzonte per svolgere efficacemente questi compiti nei tempi dettati dall’urgenza di far fronte alle necessità emerse, essendo necessari impegni straordinari e la collaborazione di vari uffici per definire inventari progettuali e analisi dettagliate dei programmi comunitari e delle Linee guida per la attuazione, è stato costituito un gruppo di lavoro, coordinato dal mio Consigliere scientifico dr. Leonardo Cuoco, con il compito di stilare proposte di progetti strategici di interesse prioritario per la Basilicata, da presentare, dopo l’approvazione della Giunta regionale, al Governo nazionale, per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
La ricognizione dell’inventario progettuale ad oggi acquisito cuba circa 9 miliardi e mezzo e consente di presentarci ai tavoli di confronto con una prima base di proposte. E’ del tutto evidente che sulla base delle risorse che verranno effettivamente assegnate alla Basilicata, cui dovrebbe affluire una quota di spesa ordinaria pari almeno al peso percentuale della popolazione, si procederà poi ad una definitiva selezione delle priorità di intervento e quindi all’indicazione delle iniziative progettuali considerate assolutamente prioritarie e strategiche per la ripresa. Siamo dunque all’inizio di un iter.
E siamo evidentemente aperti a qualunque contributo coerente con gli obiettivi del Piano nazionale di resilienza e ripresa.
Va altresì considerato che le proposte saranno oggetto di esame da parte delle Commissioni istruttorie della Conferenza Stato Regioni e di gruppi di lavoro tematici, così da condividere il lavoro istruttorio con la possibilità appunto di integrare e/o modificare le stesse tenendo conto — come ribadito dalla Conferenza delle Regioni, della necessità di fare presto, varando progetti credibili e cantierabili (la velocità di programmazione ed esecuzione è considerata da tutti fondamentale).
Il volume di risorse che dovrebbero dunque affluire, per quanto non ancora chiaramente definito, potrebbe essere tale da consentire alla Regione non solo di riaprire la questione del completamento dei cicli infrastrutturali del passato (quali le infrastrutture irrigue) ma anche di progettare, ed avviare l’attuazione — di una nuova trama infrastrutturale
incardinata sull’intreccio delle preesistenti reti fluviali nord-sud con nuove reti est — ovest, superando così anche la condizione di separatezza delle due principali città lucane Potenza e Matera. Nella soluzione di questo nodo infatti non è in gioco solo il ruolo delle due città bensì il raccordo con i rispettivi hinterland e le aree di gravitazione, che ne sono i potenziali beneficiari. Più in generale L’attuazione di principi quali la transizione digitale e la transizione verso un green deal europeo, così come il varo di politiche integrate territoriali di sviluppo e di coesione sociale e territoriale costituiscono la principale sfida da affrontare per superare questo momento difficile e far ripartire i territori e dunque il Paese.
Si apre dunque un’opportunità storica per la Basilicata: quella di contrastare le tendenze del passato ed avviare un nuovo ciclo. Rispetto a questi nuovi scenari la Regione Basilicata è chiamata di conseguenza ad operare lungo due direttrici, tra loro fortemente interrelate, consistenti nell’avvio dell’iter per la predisposizione del Piano strategico così come previsto dallo Statuto, sulla base degli obiettivi e le azioni contenute nella mia Relazione programmatica, e nella messa a punto di una proposta funzionale per attivare formalmente i tavoli di interrelazione tra strutture regionali e Commissioni istituite dalla Conferenza delle Regioni ed aprire quel negoziato.
Si tratta in definitiva di:
– declinare operativamente la visione di una Basilicata protesa a migliorare il proprio posizionamento geo-economico e relazionale nel Mezzogiorno Continentale, sviluppando tutte le reti di connessione ad alto valore aggiunto con le regioni contigue;
– capitalizzare l’esperienza di Matera 2019 sull’intero territorio regionale,
consolidando la reputazione nazionale ed internazionale di luogo attrattivo;
– mettere al centro le politiche per le imprese, il rafforzamento del sistema produttivo, lo sviluppo di vera occupazione;
– considerare come priorità l’occupazione dei giovani e delle donne, in particolare, ma anche delle classi meno giovani che hanno perso o rischiano di perdere il lavoro;
– cogliere le opportunità derivanti dalla trasformazione digitale, dalla transizione ecologica e dal paradigma dell’economia circolare;
– rafforzare l’integrazione in rete delle comunità urbane in un’ottica di coesione territoriale, potenziando il ruolo della città capoluogo per la sua funzione unificante della realtà regionale;
– valorizzare in misura crescente una prospettiva di fruizione sostenibile delle risorse naturali e storico-culturali;
– promuovere azioni sempre più incisive di salvaguardia del paesaggio e del territorio e di riqualificazione urbana;
armonizzare gli interessi dell’intero territorio regionale con gli interessi nazionali nel campo dell’estrazione petrolifera;
– sollecitare gli enti regionali e i governi locali ad assumere un ruolo centrale nello stimolare la domanda di innovazione;
– mobilitare tutti i soggetti portatori di interessi, coinvolgendoli nella fase di declinazione della visione alla base del Piano strategico e responsabilizzandoli nelle fasi di attuazione e nel conseguimento dei risultati attesi,
– garantire la necessaria presenza della Regione nelle sedi decisionali nazionali ed europee, affinché le scelte politiche che vengono adottate corrispondono ai bisogni reali della Basilicata.
Siamo dunque chiamati tutti ad un impegno straordinario, ad una assunzione di responsabilità di portata assai rilevante. Molte delle scelte che andremo a fare avranno rilevanti conseguenze sulle nuove generazioni. Di questa nuova e inedita condizione devono frasi carico tutte le forze politiche e sociali, pur nella distinzione dei ruoli. Non éil nostro, infatti, un tempo ordinario. Le considerazioni qui esposte e le indicazioni fornite intendono altresì orientare e preludere alla discussione, nel prossimo Consiglio regionale, sulla messa a punto e approvazione degli indirizzi da trasmettere alla Giunta per l’elaborazione del Piano Strategico di cui all’art. 45 dello Statuto regionale.
Per parte nostra abbiamo qui voluto evidenziare la direzione di marcia che intendiamo imprimere e ci attendiamo una risposta non pregiudiziale, un confronto nel merito, che davvero anteponga agli interessi di parte l’interesse della comunità regionale. Al di là di ogni retorica è infatti in questa dinamica virtuosa che si esplica un’etica politica, che si cerca in definitiva di dar corpo a quella buona politica di cui tutti avvertiamo l’impellente necessità.