Il maltempo impone un altro cambio di location per la Festa del No a Matera promossa dai comitati “Civici e Riformatori per il No” e dal quotidiano “L’Occidentale”. Il dibattito dedicato al centrodestra e intitolato “Dal No all’alternativa di governo” si è svolto pertanto nella sala conferenze dell’hotel Le Monacelle, in via Riscatto. Sono interevenuti Andrea Augello, Cinzia Bonfrisco, Renato Brunetta, Edmondo Cirielli, Giuseppe De Mita, Maurizio Gasparri, Giancarlo Giorgetti e Giulio Tremonti.
Nel pubblico la delegazione più numerosa era quella composta dai rappresentanti locali e nazionali di Noi Con Salvini: hanno seguito il dibattito il vice presidente nazionale Raffaele Volpi, la deputata Barbara Saltamartini, il coordinatore regionale Antonio Cappiello, il segretario cittadino Raffaele Lagalante e il coordinatore per la regione Puglia Rossano Sasso.
Renato Brunetta non ha dubbi sull’esito del referendum: “Quella di Renzi è una schiforma, vincerà il no e Renzi andrà a casa. Invito pertanto i cittadini a votare no per fare pulizia di questo renzismo, tutto intreccio affari, politica, potere e oscure trame. Un bel no per mandare a casa Renzi e ripristinare la democrazia nel nostro Paese.
Ma se vince il no e si va a votare, il centro-destra ha già pronto il leader per la prossima campagna elettorale. “Il leader è Berlusconi, sempre Berlusconi, comunque Berlusconi, anche a Matera lo voglio ribadire”.
Durante il convegno Brunetta prova a fare il punto della situazione nel centrodestra in vista del referendum costituzionale e dei nuovi scenari che potrebbe determinare la vittoria del no: “Non è vero che il centrodestra parte da zero se si va a votare dopo la vittoria del no al referendum. Il centrodestra riparte da 10 anni di governo negli ultimi venti e da 40 riforme. Il centrodestra al governo ha già dimostrato di sapere affrontare la crisi, seriamente e responsabilmente. Ricordiamo che una riforma costituzionale è stata già presentata nel 2005 dal centrodestra, una riforma che ci ha visti tutti uniti ma che non ha superato la prova del referendum. La vita politica è fatta di cicli e quindi non è vero che occorre votare si perchè questa è l’ultima occasione per fare una riforma costituzionale. Dopo questo appuntamento ci saranno altri processi di riforma e il centrodestra si deve far trovare pronto. Una riforma costituzionale a mio parere deve avere una validazione politica e quindi dobbiamo pensare ad una legislatura costituente. Per fare questo è necessario avere una leggere elettorale diversa da quella che propone Renzi, una legge elettorale a base ampiamente proporzionale. Renzi dice “dopo di me il diluvio” se non vince il si, personalizza e spersonalizza il referendum, noi non dobbiamo inseguire le sue provocazioni ma fare squadra. Oggi anche la Cgil ha deliberato per il no. Dunque Renzi è in totale solitudine perchè anche D’Alema aveva chiesto di modificare la legge elettorale per votare Si. Ora Renzi sa di perdere e si gioca la carta della pubblicità ingannevole. Gli spot elettorali sono la dimostrazione di quello che affermo. Dice che si risparmiano 3 milioni di euro abolendo il Cnel e 48 milioni di euro abolendo il Senato. In realtà al referendum non ci sarà partita. E’ vero, Renzi ha le televisioni e i mass media dalla sua parte, noi abbiamo il consenso popolare. Tutti i sondaggi danno in vantaggio il no con una percentuale che ora varia tra il 52 e il 54% ma possiamo arrivare tranquillamente al 60%. Il nostro obiettivo dopo la vittoria del no al referendum sarà quella di costruire unità per un centrodestra chiamato a governare. Il PDL e Forza Italia in seguito hanno cominciato a perdere consensi quando si sono divisi sulle dimissioni di Berlusconi e sull’esperienza di Monti. Io, ma lo dico ovviamente con il senno di poi, sostenevo che Berlusconi non doveva dimettersi perchè nel tragico novembre 2011 il governo aveva la maggioranza. Un’altra scelta sbagliata è stata quella delle larghe intese con il Governo Renzi. Per questo dico mai più un centrodestra diviso perchè il Lettismo e il Renzismo sono figli di un centrodestra diviso. Guardiamo all’Europa. Il muro socialista e conservatore ci indica la crisi dell’Europa, un Europa a trazione tedesca. Il surplus della Germania registrato è di 310 miliardi di dollari. Ed è la Germania da nove anni a questa parte il killer dell’Europa. Se la Germania spendesse metà del suo surplus oggi ci sarebbe una crescita del pil anche nel nostro Paese. Quindi non dico di uscire dall’euro ma dico no a questo euro, non dico che non voglio stare in Europa ma non mi piace questa Europa. Ecco perchè il centrodestra dopo il referendum deve costruire un programma di governo condiviso con tutte le forze politiche che si riconoscono nei nostri valori. E dobbiamo convocare gli Stati generali del centrodestra prima del referendum, per far comprendere agli italiani che un no al referendum vuol dire no a Renzi, che è finito il partito della nazione. E ricordare che occorre stare attenti a imbrogli, inciuci e finte colonne”.
Giancarlo Giorgetti della Lega Nord guarda invece con maggiore attenzione a quelle che sono le reali aspettative del popolo italiano: “Il centrodestra va aggiornato rispetto alla realtà. Dobbiamo farci una domanda. Cosa si aspetta la gente. Io dico che i cittadini chiedono chiarezza e quindi il sistema decidente è determinante per vincere le elezioni e governare questo Paese. Il problema dell’identità, del radicamento, della sovranità sono problemi che vanno affrontati e risolti. La nostra proposta costituzionale è quella che afferma il federalismo e il presidenzialismo. Per fare qualche esempio concreto i nostro elettori non hanno digerito la scelta di depenalizzare alcuni reati e se la sinistra vuole legalizzare l’uso della cannabis non dobbiamo dire di no. Sull’immigrazione il nostro atteggiamento deve essere umanitario ma rigooso, sull’euro abbiamo detto no al fiscal compact ma il problema è un altro: l’euro è fallito. E quindi non dobbiamo chiederci se l’Italia deve uscire dall’Euro ma come fare per uscire da questo casino in cui ci siamo cacciati. E poi c’è la questione del leader. La gente chiede un leader riconosciuto e i leader nelle democrazie si formano dal basso con il consenso dei cittadini, non vengono calati dall’alto, altrimenti siamo di fronte ad una dittatura”.
Giulio Tremonti è spietato nel giudizio sul govero Renzi: “Trenta mesi fa Renzi si è presentato con un programma semplice e modesto. Ha dichiarato che si poteva cambiare l’economia solo con la sua presenza, con alcune slide. E che se tutto andava bene era merito suo. Ma Renzi dimentica che il pil lo fanno i lavoratori, non il premier. Si dice che i governi possono fare poco bene in situazioni critiche ma sopratutto possono fare molto male. E’ il caso di Renzi, che vedeva la luce in fondo al tunnel e dichiarava che l’Italia era come una locomotiva, peccato che i fari della locomotiva gli sono arrivati addosso. Renzi si è distinto per una follia simbolica quando si è allontanato dalla realtà per pensare al potere, alla Ferrari. Sta utilizzando il trucco elettorale di annunciare la finanziaria prima del referendum per comprare voti e sta usando il trucco del ricatto internazionale. Con Renzi si potrebbe leggere così l’articolo 1 della Costituzione: la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi decisi dal Financial Times. Ecco perchè continua a dire che se vince il no si destabilizza il mondo dell’economia. Il problema invece sarà delle banche. Da diverso tempo siamo di fronte al tasso zero. La risposta è semplice: Il tasso zero esiste perchè c’è stagnazione e causa stagnazione. Ecco perchè Renzi ha allineato la vicenda della legge elettorale con la riforma costituzionale. Dice che la macchina dello Stato sarà più veloce, più affidabile e più economica. Niente di più falso. Il vero cambiamento registrato con Renzi è quello di mettere la fiducia a tutti i decreti presentati dal suo governo. Ho sentito una dichiarazione di Poletti che riguardava il lavoro: parlava di un ipad ma posso dire che il suo ipad è come la sveglia al collo di un selvaggio perchè non conosce la cognizione del tempo. Se al referendum vince il Si il Senato sarà composto da 21 sindaci a tempo, 80 senatori regionali e 5 padri della Patria eletti per sei anni. In pratica un corpo politico anarchico che dovrà occuparsi di Europa e del Bilancio dello Stato. In definitiva Renzi perderà ma non vorrei condannarlo. Lo assolverei per non aver compreso i fatti. Ma se vogliamo guardare oltre il referendum e parlare di programmi di governo dico che non va bene la teoria di un uomo solo al comando, occorre fare squadra e nel programma inserirei anche la difesa del risparmio perchè nel rapporto banche-cittadini sono questi ultimi che vanno tutelati.”
La mattinata si è chiusa con u fuori programma: “Una riforma talmente prolissa, verbosa e confusa che non bastano 28 braccia per reggerla tutta!”. E’ questa la battuta “comune” di Gaetano Quagliariello, Giulio Tremonti, Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi, Gianni Chiodi e un gruppo di giovani e di militanti presenti a Matera per la “Festa del No” al referendum costituzionale promossa dai comitati “Civici e riformatori per il No” e dal giornale “l’Occidentale”, mostrando ai fotografi un “lungo rotolo di carta” con le modifiche alla Costituzione. Lo stesso Quagliariello ha definito la scena “un momento di goliardia”. Il rotolo di carta è stato “opera di Giulio Tremonti, con riportate le aggiunte alla Costituzione contenute nella riforma Renzi-Boschi. Questa – hanno ironizzato – sarebbe la semplificazione per rendere il nostro Paese più veloce ed efficiente…”.
Michele Capolupo
Il programma del pomeriggio di venerdì 9 settembre della festa del No
Alle ore 14:30 si terrà un’assemblea dei comitati “Civici e Riformatori per il No”, mentre alle 17 ci si interrogherà sul post referendum in una tavola rotonda dal titolo “Se vince il No non c’è il diluvio”, che vedrà la partecipazione di Lelio Alfonso, Paolo Cirino Pomicino, Tito Di Maggio, Mario Esposito, Raffaele Fitto, Miguel Gotor, Paolo Romani e Sofia Ventura. Alle ore 19:00, chiuderà la festa l’intervento del presidente di “Idea”, il senatore Gaetano Quagliariello.
Alla festa hanno garantito la loro presenza anche i presidenti di comitati per il No e diversi parlamentari e consiglieri regionali.
La fotogallery dell’incontro alle Monacelle per la festa del No (foto www.SassiLive.it)