Luciano Violante, già presidente della Camera dei Deputati, interviene nel dibattito avviato sul referendum sopratutto nelle regioni del Sud rispetto al problema delle trivellazioni petrolifere. Di seguito la lettera inviata alla nostra redazione.
Gentile Direttore,
leggendo la rassegna stampa ho notato che nel dibattito sul referendum nelle regioni del Sud è stato più volte posto il problema delle trivellazioni petrolifere. In particolare ci si è preoccupati che con la riforma, essendo stata riportata alla competenza esclusiva dello Stato la politica energetica, il governo possa disporre del territorio a proprio arbitrio scavalcando diritti e interessi delle comunità locali e responsabilità delle Regioni.
La preoccupazione va rispettata, ma una lettura delle disposizioni della legge di riforma sottoposta a referendum convince che essa non è fondata, così come ha recentemente e documentatamente dimostrato alla stampa Gianni Pittella, presidente del Gruppo Socialist&Democrat del PE.
Non solo non cambia nulla in peggio, ma le Regioni che sono in equilibrio di bilancio possono chiedere ed ottenere la competenza per il governo integrale del territorio, possibilità che oggi le Regioni non hanno.
La legge per riconoscere questi ulteriori poteri sarà bicamerale: pertanto dev’essere approvata anche dal Senato, costituito, com’è noto da consiglieri regionali e sindaci.
Ma guardiamo al problema specifico.
La politica energetica riguarda le scelte di fondo del Paese in materia dienergia, ad esempio la crescita del ricorso alle energie rinnovabili. E’ evidente che questa competenza deve spettare allo Stato perché riguarda l’intera nazione.
Per quanto riguarda le scelte specifiche, nella riforma del 2001, art. 117 terzo comma, oggi vigente, il governo del territorio é affidato alla legislazione concorrente: principi fondamentali riservati alla legislazione dello Stato e normativa specifica alle Regioni.
Nella legge sottoposta a referendum la situazione é sostanzialmente invariata perché lo Stato, in materia di governo del territorio, non può emanare disposizioni specifiche, ma deve limitarsi a “disposizioni generali e comuni”, assimilabili ai “principi fondamentali” del testo attualmente vigente.
Ma il dato più rilevante è un altro. Alle Regioni la riforma attribuisce la competenza esclusiva, si noti bene non concorrente con lo Stato, della pianificazione del territorio regionale, della promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, della valorizzazione e organizzazione regionale del turismo.
E’ evidente, e concludo, che sulla base del testo di riforma tutto ciò che impatta sul territorio, ad esempio le trivellazioni, per essere realizzato deve avere l’approvazione della Regione competente. Senza questa approvazione nessun intervento sul territorio è possibile.
La ringrazio per l’attenzione
Luciano Violante
beh! se l’ha detto Violante mi sento più tranquillo. Che delusione già a suo tempo risultò essere un infiltrato nel PCI