“Sì” al referendum del prossimo 4 dicembre perché la riforma costituzionale va nella direzione che da anni auspicano le imprese. Questo il messaggio chiaro lanciato da Confindustria Basilicata e Pensiamo Basilicata nel corso del seminario che si è tenuto questa mattina a Matera, a cui hanno partecipato l’onorevole Piero Fassino e il professor Corrado Ocone, del comitato “LiberiSì”, presieduto dal senatore Marcello Pera.
Semplificazione, sburocratizzazione, maggiore efficienza e tempi più rapidi della governance pubblica, con un sostanziale riequilibrio del rapporto Stato Regioni – hanno spiegato il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Basilicata, Francesco D’Alema e il coordinatore di Pensiamo Basilicata, Paolo Laguardia – sono i presupposti necessari per mettere il Paese nelle condizioni di essere maggiormente competitivo.
“E’ da tempo – ha dichiarato D’Alema – che come Confindustria chiediamo una riforma per superare le troppe disfunzioni e contraddizioni che tengono in ostaggio il Paese. Il nostro è un “sì” non dettato da logiche di appartenenza politica, ma basato sui reali contenuti del disegno di legge di riforma costituzionale che vanno nella direzione da noi indicata”.
Concetto ribadito anche da Paolo Laguardia che, a nome di tutte le associazioni di categoria che aderiscono al cartello Pensiamo Basilicata, ha aggiunto: “Questa riforma a noi serve per quello che rappresentiamo. E serve soprattutto al Mezzogiorno che più del resto d’Italia ha bisogno di stabilità politica per imboccare la strada della crescita e dello sviluppo”.
L’intervento dell’onorevole Fassino ha messo in luce i diversi aspetti della riforma anche nelle sue implicazioni politiche. “I cittadini chiedono alla politica buone scelte in tempi rapidi. Ma oggi, anche di fronte a catastrofi ed emergenze, come il sisma in Italia centrale – ha spiegato l’ex sindaco di Torino, facendo riferimento alla mancata approvazione della riforma della Protezione civile – dobbiamo arrenderci ai tempi biblici dovuti all’accavallamento di funzioni tra Camera e Senato. Il superamento del bicameralismo perfetto non può essere più rimandato. In aggiunta, il Senato delle Autonomie consentirebbe di avere leggi più in sintonia con le reali esigenze del territorio. Oggi il vero svuotamento del Parlamento è rappresentato dal voto di fiducia al quale si ricorre ormai settimanalmente. Il referendum propositivo previsto dalla riforma allarga gli spazi di democrazia”. “E poi – ha concluso Fassino – in caso di vittoria del “no” le dimissioni di Renzi sarebbero inevitabili con l’apertura di una complicata fase di instabilità politica. Questo non è solo un problema dell’Italia. Tutto il mondo ha gli occhi puntati sugli esiti di questo voto”.
“Chi vota “no” per mandare a casa il Governo Renzi – ha dichiarato il professor Corrado Ocone – commette un grave errore: è da così tanto tempo che si aspetta una riforma, che sarebbe giusto valutarla nei suoi contenuti. Chi, invece, boccia la riforma perché ritiene la Costituzione sacra e inviolabile non tiene conto del fatto che essa è figlia di un’altra epoca, frutto di compromessi raggiunti da forze politiche che oggi non esistono più. Nata subito dopo il fascismo e quindi concepita per scongiurare un rischio di deriva dittatoriale che oggi non esiste più”.
L’avvocato Rocco Cifarelli, dell’area Affari Legislativi di Confindustria, con la sua relazione tecnica è entrato, invece, nel merito dei cambiamenti introdotti dalla riforma, tracciando un parallelo con l’esistente, soprattutto rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione: “Dal 2001, cioè dalla precedente riforma che ha ridisegnato le attribuzioni di competenze tra Stato e Regioni, i contenziosi davanti alla Corte Costituzionale sono aumentati di otto volte. Su materie come energia, sanità, opere strategiche è giusto che a decidere sia lo Stato, garantendo così omogeneità di norme in tutto il Paese”.
La fotogallery del convegno (foto www.SassiLive.it)