Cinque partiti per cinque quesiti. Cinque volte ‘Sì’ da parte di Centro democratico, Grande Lucania, Italia al centro, Italia Viva e Psi. La conferenza stampa in vista del Referendum sulla Giustizia, previsto per domenica prossima, 12 giugno, si è svolta questa mattina nella Sala A del Palazzo del Consiglio regionale della Basilicata a Potenza. L’incontro che è servito per un approfondimento di merito su ciascuno dei 5 quesiti abrogativi ha visto la partecipazione di numerosi esponenti politici e di associazione lucane. Ha aperto l’incontro, spiegando le ragioni del ‘Sì’ al primo quesito sull’Abolizione della legge Severino il segretario regionale del Psi Livio Valvano che ha parlato di “una finta preoccupazione” o meglio di “una foglia di fico che mal cela una reale distorsione dei principi costituzionali”. Per Valvano la Legge Severino, che dispone il divieto di candidatura, la decadenza e la sospensione di qualunque carica pubblica, per le persone che hanno commesso alcuni gravi reati, si è dimostrata “una terapia che che è peggiore del risultato”. “L’abrogazione – ha spiegato il socialista – elimina l’automatismo della decadenza di sindaci e amministratori locali e ridà ai giudici la facoltà di applicare l’interdizione dai pubblici uffici”. A seguire, l’avvocato Massimo Maria Molinari del Centro democratico si è espresso circa i limiti agli abusi della custodia cautelare come “atto di ingiustizia nei confronti di innocenti privati della propria libertà senza commissione di reato e ancor prima di una sentenza anche non definitiva”. Molinati quindi spiegando che il “magistrato non è un legislatore” ha parlato di “mancanza di civiltà e perdita di dignità per persone innocenti” sottolineando che “il pericolo di reiterazione del reato continuerà ad esistere ma solo per gli accusati di reati gravi”. Per Italia Viva è intervenuto l’avvocato e consigliere comunale di Tolve nonché responsabile del Dipartimento Giustizia del partito Antonio Di Lena che ha incentrato il proprio intervento sul terzo quesito che parla di ‘separazione all’origine delle carriere dei magistrati, che dovranno scegliere appena finita la formazione tra il ruolo di pubblico ministero, che promuove l’azione penale, e quello di giudice, che emette le sentenze. Per Di Lena votare Sì significa “dire basta ai molteplici cambi di casacca nei ruoli di magistrato e giudice: garantendo l’equidistanza dalle parti”. Così ha assicurato l’esponente di Italia Viva, che spiegando che il Referendum riveste una importanza fondamentale per sbloccare dall’impasse una necessaria riforma della intero sistema della Giustizia italiana ha spiegato che con l’abrogazione successiva alla vittoria del Sì, “si assicurerebbe una maggiore garanzia di imparzialità e trasparenza. Equidistanza delle parti significa maggiore garanzia. Il sì non è il punto di arrivo ma di partenza”.
In successione è poi intervenuto il commissionario cittadino di Potenza di Italia al Centro Enzo Stella Brienza che parlando di un a materia referendaria “per addetti ai lavori” ha auspicato “una equa valutazione dei magistrati, ad oggi operata dal Csm sulla base di valutazioni fatta anche dai consiglieri giudiziari, in cui a decidere sono ancora una volta i magistrati stessi” sarebbe agevolata dal sì al quarto quesito. Stella Brienza ha quindi parlato “sovrapposizione tra controllore e controllato” che potrebbe inficiare l’attendibilità delle valutazioni stesse. Quinta voce in campo è quella di Francesco Salvatore Flore a sostegno di un auspicabile miglioramento in toto della giustizia italiana, “poiché tutto è perfettibile ma bisogna iniziare a riformare”.
Tra gli altri presenti nel pubblico anche il presidente regionale dell’associazione ‘Meritocrazia’ l’avvocato Luca Lorenzo e il segretario regionale di Azione, Donato Pessolano.
Precisazione Centro Democratico: “La posizione di Molinari non è quella del partito”
La segreteria nazionale di Centro Democratico precisa che la partecipazione dell’avvocato Massimo Maria Molinari alla conferenza stampa sui referendum del 12 giugno, tenutasi lo scorso 9 giugno presso la Sala A del Palazzo del Consiglio regionale della Basilicata a Potenza, è da intendersi a titolo puramente personale, in quanto le sue posizioni sui cinque quesiti in materia di giustizia non rispecchiano quelle del partito pubblicamente espresse nelle ultime settimane dal presidente nazionale Bruno Tabacci e dal segretario nazionale Margherita Rebuffoni.