“De Gasperi e i padri della Costituzione decisero che gli interessi dei territori più piccoli dovessero avere la stessa rilevanza di realtà più forti e più popolose. Di qui la scelta delle Regioni a Statuto speciale per rafforzare le regioni di “confine” o quella di dare più voce ai cittadini di aree meno popolate, come la Basilicata, attraverso i propri rappresentanti in Parlamento. Una scelta di tutela della democrazia, sconfessata dal ministro degli Esteri Di Maio, che, per sostenere le ragioni del Sì al taglio dei parlamentari, ha dichiarato che sette senatori per la Basilicata sono troppi. Senza entrare nel merito del dibattito costituzionalista, mi preme ricordare a Di Maio che la Lucania non è una regione marginale. La Basilicata, pur con piccoli numeri, ha molte potenzialità e molte risorse. Si pensi, per esempio al petrolio, grazie al quale contribuiamo e non poco al fabbisogno energetico del Paese. Togliere ai lucani la possibilità di eleggere parte dei senatori, il cui numero sarebbe decurtato con la riforma, significherebbe attutire la voce della Basilicata nel Parlamento. Nelle scelte essenziali il piatto della bilancia penderebbe a favore delle Regioni più forti, quali quelle del Nord. Mi chiedo, allora, a chi giova tutto questo? Non certo ai lucani che invito ad opporsi a una riduzione della rappresentanza parlamentare che, se passasse, accentuerebbero gli squilibri e il divario tra i territori. I veri nemici della Basilicata non sono in Parlamento. Sono, invece, coloro che volendo incidere sulla rappresentanza indiretta, principio sul quale si fonda la nostra Costituzione, intendono riportare il popolo lucano nella marginalità”.
Ago 28