“Mi chiedo se il mantra del presunto risparmio per giustificare il colpo d’ascia al Parlamento non sia un alibi per favorire da un lato il vecchio disegno di Licio Gelli, dall’altro per compiacere alcune multinazionali finanziarie (tra cui JP Morgan) che non vedono di buon occhio una Costituzione ritenuta troppo socialista. Un fatto del resto evidenziato già il 22 settembre 2016 da quello stesso giornale filogovernativo che oggi fa propaganda per il Sì. Si tratta di una riforma di respiro apertamente liberista, come quella immaginata a suo tempo da Renzi. Ricordo che Terracini ed Einaudi, all’epoca dei lavori della Costituente, dissero chiaro e tondo che quello dei costi era ‘un argomento debole e facilone’. Sarebbe bene leggersi gli atti dell’Assemblea costituente per ritrovare quello spirito di autentica democrazia che i promotori del Sì evidentemente hanno perso per strada”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, tra i promotori del No al referendum sul taglio dei parlamentari.