Gregorio Esposito, presidente di Obiettivo Italia, rilancia il dibattito politico in vista delle prossime elezioni regionali con una nota inviata alla nostra redazione: “Da destra e sinistra passando per il centro. L’Associazionismo lucano: la soluzione per le prossime regionali?
Il prossimo mese di novembre i cittadini della Basilicata si recheranno alle urne per votare la composizione del nuovo consiglio regionale. Un atto importante, perchè potrebbe determinare l’ingresso di nuove forze politiche, che, ancora oggi si muovono soltanto sul piano dell’associazionismo su base territoriale. Forze che potrebbero essere l’unica grande novità delle amministrative lucane. Il perchè di questa tesi è da cercare nell’analisi dello scacchiere politico attualmente presente su questa regione.
Infatti, lo scenario lucano non è molto diverso da altre realtà locali che in questi ultimi mesi hanno fatto tanto discutere. Inchieste giudiziarie, dimissioni regionali e rimpasti, sono solo alcuni dei tratti comuni che hanno favorito lo spread negativo della polverizzazione politica che, in previsione del prossimo appuntamento elettorale, ha trasformato i partiti storicamente intesi in un vuoto divenire. Se a questo si aggiunge anche la riduzione del numero dei consiglieri regionali (da 30 a 20) e l’onda anomala dell’antipolitica grillina (che di fatto ha impoverito un certo elettorato), anche l’organizzazione territoriale di stampo feudale che sino ad oggi ha caratterizzato l’egemonia lucana del centro-sinistra inizia a far temere per la testa di qualcuno.
Diciamoci la verità: Il vero problema della nostra regione non è la politica ma i politici lucani. Un dato questo che, da destra a sinistra passando per il centro, neutralizza anche la più tenace delle proposte innovative o di sana progettualità orientata al benessere regionale. In questo valzer di alleanze, la credibilità dei candidati (non solo di quelli che sino ad oggi hanno governato la regione ma anche di tutti quelli che sono in procinto di candidarsi) è una variabile complessa che, sicuramente, sarà oggetto di ampie discussioni nelle prossime settimane. Il rischio come sempre è quello di una politica d’assalto dell’ultima ora che, passando per un twitter o un post di facebook, farà volare stracci da una parte all’altra. Può essere che le alleanze debbano essere fatte sempre intorno al nome di qualcuno e mai intorno ad un programma politico serio? O che petrolio, inquinamento, tumori e rifiuti di ogni tipo vengano sempre utilizzati come spot propagandistici?
Non lasciamoci distrarre (o peggio ancora sedurre) dall’illusione di un miracolo lucano, perchè questa speranza non esiste e/o non esisterà mai fino a quando l’operato di questa classe dirigente rimarrà svincolato da ogni responsabilità anche politica. E’ bene far tesoro del big bang giudiziario che ha portato alla scadenza prematura del mandato regionale ed alle dimissioni del governatore De Filippo, soprattutto perchè a novembre i lucani saranno chiamati nuovamente alle urne. Un passaggio questo che se da un lato fa preoccupare i dirigenti nazionali del PD (tanto da scuotere le mura aureliane della capitale) dall’altro fa innervosire quell’elettorato storico che oggi, non sapendo cosa fare, inizia a strizzare l’occhio al centro. Per alcuni sarebbe meglio non parlarne o, addirittura, continuare con la scusa delle primarie (come se il problema principale della Lucania fosse solo questo). E, poi, siamo veramente sicuri che si faranno? Resta comunque il fatto che di un vero rinnovamento generazionale nessuno ne parla. Anzi, sembrano tutti aspettare che anche l’ultimo dei cervelli in fuga abbia fatto le valigie per lasciare questa terra. Sventura o strategia politica? Certo è che in Basilicata la sinistra ha sempre governato grazie all’influenza delle vecchie generazioni troppo spesso arroccate su un antichi detti popolari: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa lascia ma non sa che trova”. Eppure, la maggior parte dei lucani sanno bene cosa lasciano. Venti anni di pestilenza politica non sono certo lo sballo di una canna fumata in compagnia. Ma, ancora oggi, la bugia di una terra promessa sembra funzionare bene nonostante i cittadini (soprattutto i più giovani) abbiamo ricevuto in cambio la verità di una terra bruciata.
Numerosi problemi interni al centro-sinistra e la quasi totale assenza di certezze nell’alveo di tutte le compagini politiche oggi schierate, dovrebbe quanto meno far riflettere le segreterie politiche dei partiti che fanno i conti con quel che resta dei rispettivi elettorati. Ma, ancora oggi, lo strumento dell’inciucio sembra essere quello più accreditato per raggiungere (presto o poi) quell’accordo incestuoso che unirà tutto e tutti sul nome del possibile candidato governatore ma anche su quello delle poltrone d’assegnare agli uscenti. Se Verga avesse avuto la possibilità di osservare tutto ciò, de “I Malavoglia”, avrebbe esclamato attonito: “Il nonno s’affacciò ancora due o tre volte sul ballatoio, prima di chiudere l’uscio, a guardare le stelle che luccicavano più del dovere, e poi borbottò: – «Mare amaro!». In questo, neanche le dichiarazioni dell’ On.le Speranza (che continua ad orientarsi ancora con l’orologio nel taschino) lasciano intendere qualcosa di buono su cosa e come fare “…per recuperare e ricostruire quella condizione di fiducia, quella necessaria empatia che lega cittadini e gruppi dirigenti” (cfr. LA NUOVA del 28 luglio scorso pag. 5). L’ombra di un vantaggio sullo scrittore siciliano sicuramente continua ad essere assente. Ma, la soluzione del PD alle continue ed incessanti lotte interne sembra essere solo una: “Primarie!…Primarie a tutti i costi”. Certo qualche evidente problema di “empatia” sulla data ci sta (22 settembre p.v.) ma, l’idea delle primarie (logicamente escludendo una certa sinistra democratica che potrebbe rivelarsi addirittura minacciosa) sembrerebbe al momento un ottimo diversivo per nascondere le proprie debolezze e curare i mal di pancia.
Guardando a destra passando per il centro, l’adunata di Viceconte (coordinatore regionale del PDL) dello scorso 29 luglio sembra far sperare in qualcosa di nuovo (almeno apparentemente). Tutti presenti da Fratelli d’Italia e Grande Sud, da FLI a Io Amo la Lucania, ma anche UDC, Unione Popolare e Scelta Civica. Un bel sonetto in Do minore che sicuramente non farà pensare ad un’alternativa di governo valida da contrapporre al centro-sinistra. Vero è che se si vuole ottenere qualcosa di politicamente forte la strada maestra non può che essere quella di “un tutti contro il centro-sinistra”. Ma siamo veramente convinti che il centro e la destra lucana abbiano la forza di proporsi in questi termini? Siamo onesti! Con la fine di Berlusconi finirà l’era di quel progetto/prodotto liberale e moderato vissuto senza confini territoriali e che (per certi versi) è stato solo un terno al lotto per i molti nominati del centro-destra. Meglio di una vincita al “Win for Life”. Se non fosse stato per Lui (Berlusconi) tanti personaggi (creati come in un mondo parallelo stile Ritorno al Futuro) non sarebbero mai esistiti ed oggi non continuerebbero a decidere sulle liste senza un reale sostegno della base. E’ per questo motivo che la prima vera riflessione di tutti coloro che si dichiarano moderati di centro-destra dovrà avvenire, prima ancora che dagli apparentamenti, dalla composizione delle liste. Un banco di prova che (almeno in questa fase) consentirà di avviare quel processo di restaurazione politica da proporre (questa volta in modo credibile) ad un elettorato che non ha mai smesso di essere di destra. Bisogna puntare su un dialogo aperto in grado di motivare le alleanze locali senza per questo spegnere gli animi di coloro che vogliono un cambiamento in regione. Operazione questa che non ha nulla in comune con la millantata restaurazione di un’ideologia destroide ormai superata perchè inadeguata. Anzi, se si vuole riportare il confronto politico regionale a livelli accettabili di credibilità, anche quello che di vecchio c’è nella destra lucana deve fare un passo indietro e andare a casa. Se queste sono le premesse che muovono il “nuovo centro-destra” che si vocifera in giro allora possiamo pensare ad un vero gesto d’amore per la Basilicata. Un atto che non escludo possa concretizzarsi (poi) in una seria opposizione in regione. Ma, per quanto mi è dato udire, se di amor si tratta certamente questo è “amor proprio”. In altre parole un sentimento che mira alla sopravvivenza personale di se stessi e niente di più. Vale per il centrodestra lucano quella che è la tendenza nazionale. Chiunque sia uscito dal PDL di Berlusconi è finito in rovina. Vittima di un’ansia incontrollabile tanto da muoverlo in tutte le direzioni pur di garantirsi un seggio a tutti i costi. Peggio ancora per chi invece ha deciso di restarvici nonostante tutto. Quest’ultimi vivranno e vivono l’agonia di nefaste profezie che, con la condanna di Silvio Berlusconi, prolifereranno nei giorni a seguire e faranno temere per la sopravvivenza politica di qualcuno.
Il ventennio che tutte le realtà politiche ci lasciano in eredità è un deserto di civiltà e la debolezza della nostra regione non può che essere attribuita a questa classe politica. Ricostruire un giudizio di affidabilità che sia percepibile come reale ma, soprattutto, stabile è un fatto straordinario che, permettetemi di dirlo, non può essere affidato al primo che capita. La questione deve essere affrontata in questi termini senza ambiguità o inciuci dell’ultima ora. Intendiamoci, a nessuno viene chiesto di schierarsi a destra o a sinistra ma bisogna iniziare a puntare su qualcosa di nuovo. L’associazionismo lucano (un mondo in cui ho una discreta conoscenza) potrebbe essere una valida alternativa. Infatti negli ultimi anni è cresciuto anche nella nostra regione. Occupa ruoli importantissimi in tutti i settori: dallo sport al turismo, dall’ambiente all’agricoltura sino a comprendere la cultura, la formazione e il volontariato. Fa politica senza essere in politica e non è schierato contro nessuno perchè è dalla parte dei cittadini e del territorio. E’ da questi organismi sociali già organizzati che possiamo iniziare ad attingere per una nuova classe dirigente perché già formata e rispettata nelle realtà locali in cui opera già da molti anni e quasi sempre senza chiedere nulla a nessuno. Ai lucani non mancano né le idee e né le cose utili da fare per riconquistarsi un posto in prima fila ma, per ritornare ad essere una regione vincente, serve da parte di tutti un vero atto di coraggio.