Il Gruppo Trenta di Policoro sottolinea in una nota le problematiche che il nuovo governo regionale sarà chiamato ad affrontare dopo il voto del 17 e 18 novembre 2013. Di seguito la nota integrale
“Mentre la Basilicata Muore”
Se ci fosse ancora un minimo da preservare in questo panorama politico regionale, allora forse si sarebbe trovata anche la forza per credere, sperare, amare un progetto. Se ci fosse ancora un senso nel continuare ad intendere le prossime elezioni regionali come un’appuntamento nel quale possa passare un cambiamento o almeno una speranza in esso, allora forse si poteva fare una battaglia. Invece oggi manca proprio quell’elemento principale che fa muovere l’azione politica e l’obiettivo, il “sogno”. La nostra coscienza non può accettare il compromesso dell’ “intanto è così”, assistere alla resa che dura da vent’anni e che a questo punto non può essere sopportata. La nostra è una Regione che lentamente muore; nel suo sottosuolo; nelle sue risorse; nell’acqua, nei drammatici dati della disoccupazione. La nostra regione muore pian piano ogni volta che un giovane parte, ogni volta che c’è una persona sbagliata nel posto sbagliato. Essere l’unica regione ad avere una diminuzione nella popolazione anno dopo anno, vuol dire questo. La nostra Regione muore per ogni giorno perso nei corsi di formazione senza sbocco, un parcheggio fatto passare per un favore mentre è solo un danno. La nostra Regione muore per il suo inquinamento e per un monitoraggio del territorio mai fatto, eppure il sospetto che la nostra terra sia stata la discarica abusiva di qualsiasi cosa è forte, sopratutto in queste settimane. Muore per le sue scorie e per i suoi mali, per la mancata trasparenza sull’effetto delle estrazioni petrolifere. La nostra Regione muore ogni volta che c’è una raccomandazione nella Sanità; muore anche per ogni scontrino modificato, muore per il disprezzo che si ha verso essa. Questi dovrebbero essere i temi, da qui sentire le proposte, le soluzioni, le riflessioni. Invece, la mediocrità che domina la nostra terra si rispecchia su chi la vorrebbe rappresentare, ognuno va per sè. E mentre gli “esperti” fanno a gara di pronostici, leggendo in chiavi spesso surreali le dinamiche politiche, a tutti sfugge (o meglio non interessa) il dato più importante…l’astensione, la lontananza delle persone, il disorientamento che oggi garantisce a questa gente di mantenere ancora le redini di questa povera terra. Eppure se vent’anni di centrosinistra hanno portato questi risultati, sarebbe naturale e obbligatorio oggi dover intercettare il bisogno di “cambiamento” che c’è in questa Regione, invece si è deciso di lasciare sempre al centrosinistra anche la parte del cambiamento, vero se serve a coprire una guerra fraticida. Regione venduta, oscura e senza alternativa. Quello che si può sperare, nella consapevolezza dell’ennesima occasione persa, è che in futuro prevalga di più il buon senso, il minimo rispetto di chi sta dentro questa Basilicata, l’obiettivo di renderla un pochino migliore per le prossime generazioni; che la si difenda davanti gli interessi milionari ed a quelli spiccioli, che non la si umili con le tentazioni. La speranza è che il futuro sia più responsabile, sia per chi vince e sia per chi perde. Lo si aspetta da anni questo cambiamento, tanti quanto il peso delle disillusioni ed ora che è inevitabile, prima del baratro, speriamo che prima o poi il sole risorgerà.