Egidio Tamburrino, Presidente “Loco Ardito” affronta il tema del mancato rinnovamento delle cariche dirigenziali degli enti sub-regionali da parte del governo guidato dal presidente Vito Bardi. Di seguito la nota integrale.
Egidio Tamburrino (Loco Ardito): “Il Generale e la vittoria”
Nelle Accademie militari dove vengono formati coloro che nella vita intendono dedicarsi alla ”ars bellica”, nel piano di studi è inserita una particolare disciplina denominata “Scuola di guerra” con la quale i futuri Ufficiali apprendono nozioni di strategia finalizzate, in caso di conflitti, ad ottenere con il minimo dispendio di energie di uomini e di mezzi il migliore risultato possibile ed a fruire successivamente dei vantaggi derivanti dalla vittoria.
Chi scrive non ha frequentato Accademie militari ma, avendo dovuto comunque servire la Patria in armi, ha frequentato la Scuola allievi Ufficiali del Genio militare della Cecchignola di Roma, dove “ob torto collo” per essere un pacifista, ha dovuto assumere nozioni della menzionata materia a seguito delle quali ha dovuto prendere atto che all’indomani della espugnazione di un Territorio è necessario occuparne nell’immediato gli apparati sensibili assegnando la gestione degli stessi a uomini che, a vario titolo, hanno contribuito al conseguimento della vittoria.
Maestri di queste strategie sono considerati i Romani che avendo imperversato “urbi terraque” nel mondo all’epoca conosciuto dopo avere sottomesso popolazioni e territori, ne affidavano la gestione, il controllo e lo sviluppo ai vari consoli, proconsoli.
Anche in Basilicata recentemente è stata combattuta una guerra. Una guerra ovviamente non come quella di cui ci si occupa nelle Accademie militari fatta di armi e carri armati, di morti fisiche e distruzioni. Si è guerreggiato invece, con le armi della dialettica ideologica tra fazioni riconducibili essenzialmente a due formazioni contrapposte, l’una che deteneva la gestione, il controllo e lo sviluppo (sic!) del Territorio regionale da oltre un ventennio, l’altra che si candidava a disarcionarla adducendo per l’occasione, motivate ragioni. Hanno vinto i secondi.
Li capeggiava il Generale “bardanzoso” già cadetto della Nunziatella di Napoli blasonato condottiero per meriti acquisiti sia in campo militare che civile. Vinti e vincitori si aspettavano quindi che il Generale vincitore, lungi dall’ assumere gli atteggiamenti di un Attila “flagellum dei” , mettese in atto le strategie apprese nel corso degli studi militari posizionando nei punti sensibili dell’Apparato regionale gli Ufficiali di vario grado che, fedeli alla consegna assunta, avevano contribuito al conseguimento della vittoria. Niente o quasi di tutto questo se si considera che a circa cinque mesi dal conseguimento della vittoria non è cambiato molto tanto da dare l’impressione, specie ai vinti, che a vincere la competizione elettorale più che un corpo d’armata, costituito da divisioni, brigate, compagnie, plotoni e via andare, sia stata una armata “brancaleone” non in grado, a vittoria conseguita, di mettere in atto le strategie che ne conseguono per carenza di colonnelli e capitani in grado di attuarle.
Al Generale “bardanzoso” ci permettiamo di segnalare una ovvietà anche se le ovvietà, in quanto tali, non si dovrebbero essere segnalate. I Lucani nello scorso mese di marzo, tributandogli un largo consenso, hanno chiesto a gran voce un cambiamento di rotta per quanto riguarda le strategie di governo dei Territori e delle Comunità lucane. Al Generale chiediamo che la sua Relazione programmatica resa nota in Consiglio regionale nel maggio scorso non rimanga solo un proclama ma trovi attuazione in concreto per mettere in atto una nuova politica di governo del Territorio, una nuova politica Energetica, una nuova politica del Lavoro e dello Sviluppo industriale, una nuova politica della Sanità.
Generale questo le chiedono i Lucani. Chiami all’appello i suoi colonnelli e capitani. Diversamente la tanto agognata vittoria rischierebbe di rivelarsi una beffa.