Renato Cittadini, lucano originario di Barile e già consigliere regionale in una nota esprime alcune riflessioni sulla crisi che ha travolto il Governo Bardi alla Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Si è partiti dalla richiesta di un rimpasto in giunta allo scopo di rilanciare l’attività amministrativa rendendo più efficace l’azione di governo e si è finiti per rompere la coalizione di centro destra offuscando ogni prospettiva di cambiamento, con l’opinione pubblica lucana a fare da incredula spettatrice di un’avvilente teatrino in cui gli attori politici, si fa per dire, recitano, a braccio o meglio ancora a pancia, una squallida commedia.
Del copione non si sa chi sia l’autore né chi abbia orchestrato la messa in scena, né tanto meno chi abbia avuto l’ardire di aver costruito la scaletta dei dialoghi, assegnato le parti, persino le battute e le inquadrature.
Il pittoresco cast è al completo, dall’attore protagonista, al coprotagonista, sino alle comparse, quello che continua a mancare, almeno visivamente, è il produttore, cioè colui o coloro che rendono possibile la realizzazione del “reality show” mettendo in campo tutte le risorse e le attività necessarie per trasformare un semplice soggetto su carta in un’ opera fruibile al pubblico, mentre spicca il ruolo del “videomaker” o “montatore”, che non va confuso col regista, ma, egli, è il curatore del montaggio e il diffusore del linguaggio a sostegno della narrativa da far giungere al vasto pubblico.
Un triste teatrino che ha dato il suggello di ufficialità al fallimento del progetto politico del centrodestra lucano ratificato tre anni fa dalla maggioranza del corpo elettorale regionale.
In questi tre anni di legislatura il cast dei partiti di maggioranza ignorando le esigenze del pubblico, le voci provenienti dai territori, financo le aspettative dei suoi militanti di base, si sono spesi in lotte intestine tra narcisismi, cordate, ambizioni senza meriti, contagiati dal virus di litigiosità.
Una recita duttile e creativa incentrata sulla interpretazione a soggetto interscambiabile, in cui i copioni si confondono si sovrappongono si scambiano in balzelli trasformistici di basso spessore.
E’ il dramma del vaniloquio, dentro alla spirale dell’invettiva demagogica che non prevede assunzioni di responsabilità, mentre il pubblico stanco di una politica inguardabile ridotta ad una recita scontata per certi aspetti noiosa.
Un grande lavoro teatrale, simile a quello scritto e realizzato nella piena fedeltà al «teatro nel teatro» da Luigi Pirandello, in cui il “Capocomico” non entra nel merito, tuttavia chiederebbe solo una maggioranza del consiglio regionale sicura e un copione credibile.
Recitare, per lui, è sempre più difficile, certo egli assegna i ruoli, ma, nel rispetto delle decisioni dei diversi attori, sceglie solo quale sia, per un certo personaggio, la parte più adatta.
In ogni caso il voto anticipato non è certo proibito, ma è una extrema ratio, da evitare, fin che ci si riesce..mentre lo spettacolo continua nella versione di “teatrino dei pupi”.Buona visione!