Rendiconto consuntivo 2019 Comune di Potenza, intervento Falconeri (M5s) nel consiglio comunale del 30 giugno scorso.
In un Consiglio Comunale in presenza fisica dopo più di tre mesi i on line è stato presentato pubblicamente il rendiconto consuntivo.
In una cornice organizzativa rispettosa delle prescrizioni anti Covid si è convenuto di ridurre al minimo gli interventi.
Questo non ha però inficiato l’analisi di un Bilancio non solo economico ma anche politico.
Come M5S tante sono state le proposte che unitamente ai rilievi critici hanno accompagnato un anno di consiliatura con più ombre che luci.
E questo si è denotato anche per il clima di tensione all’interno di una maggioranza sembrata arrivare più che ad un reso conto ad una resa dei conti politici.
In un periodo in cui si dovrebbe con serenità portare avanti una programmazione come da copione di vecchia politica arrivano in Aula messaggi poco rassicuranti.
I cittadini meriterebbero invece una guida sicura ed una serenità d’animo che pare manchi e che turba la cittadinanza, spettatrice di rivendicazioni di parte che poco hanno a che fare con la gestione amministrativa della nostra amata Potenza.
Di seguito l’analisi su questo rendiconto che affido alla stampa ed alla valutazione dei cittadini.
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Leggendo il rendiconto Consuntivo 2019 si nota il suo carattere ibrido, frutto di una gestione economico finanziaria che vede l’azione di due amministrazioni quella uscente De Luca e quella entrante gestita dalla Giunta Guarente.
I rilievi che si possono fare sul quadro economico e che mi sono balzati agli occhi sono gli 81 milioni di euro circa ricompresi nella massa passive rinvenienti dal dissesto.
Questa massa passiva risulta praticamente “congelata” e gestita dall’OSL (organismo straordinario di liquidazione).
Si tratta di un’ombra che grava sull’equilibrio di bilancio che dopo il rendiconto finale del suindicato organismo occorrerà ripianare in 3-5 anni salvo eventuali accordi di ripianamento con il Ministero dell’Interno.
Sempre per quanto riguarda le passività rileva la rinegoziazione recente dei mutui accesi con Cassa Depositi e Prestiti che ha dilazionato il pagamento degli stessi con ammortamento al 2043 (debito di 32 milioni di euro)
E’ vero,
la Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., per andare incontro alle esigenze dei Comuni e delle Province, in questo momento sottoposti, come qualsiasi azienda del Paese, a una difficoltà finanziaria senza precedenti e questo a causa del Covid
su richiesta di Anci e Upi, richiesta sostenuta anche dal Governo, con circolare n.1300 del 23 aprile 2020, ha individuato le caratteristiche dei prestiti rinegoziabili, nonché la procedura e la tempistica per l’adesione ed il perfezionamento dell’operazione di rinegoziazione.
Va però rilevato che questa operazione porterà in debito circa 8 milioni di interessi per effetto dell’allungamento dell’ammortamento.
Abbiamo letto delle diverse variazioni di bilancio intervenute sia nel primo che nel secondo semestre 2019 atte a far fronte anche a debiti fuori bilancio derivanti da controversie legali che hanno visto soccombente il Comune anche per cifre importanti.
A queste negatività si aggiunga poi la sospensione anche giusta del pagamento di Taric e Cosap a completare un quadro che seppure vede un avanzo di bilancio di circa 5 milioni di euro non lascia tranquilli per il futuro.
Si tratta infatti di un margine che finirà eroso facilmente con i numeri di cui sopra e che impone una riflessione sul quadro delle entrate nel nostro Ente.
Al di là dei Fondi Iti che in qualche modo danno la possibilità di investimento e su cui faticosamente si sta cercando di inquadrare in schede rispondenti alle esigenze legate alle esigenze legate al Covid, verso una città ecocompatibile e a mobilità sostenibile, non vedo grandi riusltati sul piano delle entrate.
Esse sono quasi tutte affidate al capitolo impositivo fiscale e poco incisive sul piano dei servizi.
Di fatto se compariamo le spese per l’energia elttrica e le entrate dai servizi di mobilità autobus e Impianto meccanizzato Scale Mobili queste ultime superano di gran lunga le prime.
Il quadro è quello di una città con l’impianto meccanizzato più lungo d’Europa eppure capace di non valorizzarlo.
Ci sono tratte su cui pressoccheè non si riesce ad incassare in bigliettazione seppure con ampi ed efficienti parcheggi gratuiti (es. Del parcheggio di viale dell’Unicef).
La pandemia sembra non aver insegnato nulla ad una Amministrazione che avrebbe dovuto fare di questi strumenti di mobilità alternativa il punto forte per garantire il distanziamento sociale ed allo stesso tempo rendere più vivibile un capoluogo che detiene il non encomiabile record i 75 autoveicoli per 100 abitanto come rilevato dai dati contenuti nel Dup (Documento Unico di Programmazione).
Eppure il capitolo Tpl è quello che registra una spesa ancora tra le più alte e su cui di fatto il Comune investe di più.
Drammaticamente però questa Giunta forse non crede essa stessa nel mezzo non mettendo in atto alcuna misura per incentivarne l’uso e la conseguente bigliettazione che resta marginale nella voce delle entrate comunali.
Potenza Città d’Arte non riesce neppure in un periodo di esenzioner Covid fino al 31 ottobre 2020 per effetto del Decreto Rilancio a saper creare nuovi spazi di pedonalità rilevanti al fine di consentire a tutti gli esercenti il rispetto delle distanze.
Si continua ad intervenire con sanzioni a campione che penalizzano gli esercenti, lasciando dall’altro agli avventori la liberta di aprcheggiarsi ovunque intasando gli scorci cartteristici dell’amato Centro Storico.
Una carenza di organizzazione che si ripercuote non solo a livello sociale e di immagine ma anche a quello economico finaziario con un esecutivo apparentemente indifferente ad incassare una bigliettazione relativa ad un servizio pubblico di cui forse non riconosce essa stessa l’importanza.
Un capitolo quello dei trasporti su cui altre città invece costruisco un pilastro solido delle entrate che consente poi di avere la possibilità di investire in servizi per i cittadini.
Siamo in ritardo su cicolpedonalità, car sharing elettrico, bike sharing, noleggio di strumenti di micromobilità elettrica, tutti nuovi servizi che i cittadini volentieri pagherebbero ad un prezzo pubblicistico e che attendono di essere attivati.
Questo significherebbe rafforzare il ventaglio di offerta del servizio pubblico, aumentare in maniera differenziata le entrate ed affrontare in maniera più serena le difficoltà economico finanziarie chiamate ad affrontare.
Un altro punto dolente è quello relativo ad esempio al capitolo relativo alle Energie ed alla differenziazione delle fonti di energia.
In un’ottica di decarbonizzazione in coerenza con gli obiettivi europi si dovrebbe anche sul fronte delle spese ordinarie cominciare ad investire nelle energie rinnovabili.
Il progetto di Reddito Energetico al varo in sede di Governo Nazionale potrebbe dare il là all’accensione di magari di un Fondo roatativo per investire nel fotovoltaico diffuso creando in accordo con il GSE nuova linfa di entrata.
Queste sono in sintesi che questa parte politica ha scorto nel bilancio consuntivo 2019 che rappresenta un po’ la cartina di tornasole di scelte politiche che in questo momento non sono adeguate alle sfide che le città del 21° secolo sono chiamate ad affronatre.
A noi la scelta di cambiare l’approccio, a noi la responsabilità ma soprattitto a questa Giunta che sin ora è ancora alla prova di scelte che in un anno si sarbbero potute palesare.
Il voto espresso dal M5S è negativo.
Capogruppo del Movimento 5 Stelle
Consigliere Comunale di Potenza
Marco Falconeri