Giovanni Petruzzi, già Sindaco di Anzi ed aderente ad Articolo Uno-MDP ha inviato una nota sulla visita di Renzi a Tito Scalo e sul culto della personalità nel Pd lucano.
Oggi, per Renzi, la destinazione è la Basilicata ma, dopo la visita a Matera, ha accuratamente evitato di approdare a Potenza scegliendo la limitrofa Tito. D’altronde nel capoluogo di regione vi è un Pd da quasi due anni orfano del segretario regionale e già dai 18 mesi precedenti, con Luongo in carica, privo di qualsiasi altro organismo dirigente collegiale per consapevole scelta di chi in quest’ultimo quinquennio ha pensato meramente a costruire un partito personale parallelo a quello ufficiale, utilizzato in più circostanze come “capro espiatorio” per giustificare manchevolezze o come guscio vuoto da bypassare per attuare discutibili scelte di potere.
Sebbene sia stato convocato, proprio a ridosso del 2° anniversario del decesso di Luongo, il congresso regionale, il Pd lucano continua ad essere un partito senza capo né coda, apparentemente anarchico ma, nei fatti, ispirato dalle peggiori prassi “orientali”, a partire dal deleterio “culto della personalità” ideato da Stalin e che in Romania, con Ceausescu, ha raggiunto la sua apoteosi.
Che altro significherebbe il tentativo, smascherato e poi abortito, di realizzare a Rivello un murales celebrativo della figura del Presidente della Regione?
Che altro significherebbero i continui richiami di Lacorazza e dei suoi seguaci, in ogni intervento pubblico, alla centralità di sé stesso con la recita del mantra sulle posizioni assunte sull’art. 38 dello Sblocca Italia e sui Referendum del 17 aprile e 4 dicembre 2016 e sulla defenestrazione da Presidente del Consiglio Regionale?
L’implementazione di questa concezione tolemaica della politica sta raggiungendo il top nei prodromi di questa campagna congressuale con Pittella che ha imposto la candidatura- e presumibilmente l’elezione- del suo delfino a segretario regionale e Lacorazza che quale base della piattaforma programmatica della sua corrente propone una sorta di “ritorno al futuro” con l’applicazione dello Statuto regionale da lui proposto quando era segretario regionale nel 2008.
Ovviamente la degenerazione personalistica del Pd lucano è in perfetta sintonia con la mutazione genetica impressa a livello nazionale da Renzi con la trasformazione del soggetto politico che doveva amalgamare le culture riformiste italiane nell’appendice personalistica del capo, ovvero nel PdR (Partito di Renzi). In Basilicata si cerca di emularlo con il PdP (Partito di Pittella) e il PdL (Partito di Lacorazza).
Questa irreversibile deriva ha rappresentato una delle motivazioni che hanno spinto tante persone come me a lasciare il Pd ed a proseguire l’impegno politico in Articolo Uno, un movimento dove il confronto è paritario e non sussiste la venerazione del capo di turno, ovvero un luogo dove si cerca di stimolare la passione e la militanza attiva sugli obiettivi programmatici, affermando il primato della politica e dello strumento partito quale cervello collettivo e comunità di donne e uomini liberi che esprimono un comune senso di appartenenza.