Rifiuti nucleari ad alta attività, Matera Civica: “Il cammino è ancora lungo”. Di seguito la nota integrale.
“La pubblicazione della CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee) a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico rappresenta un primo passo per rispondere alle osservazioni europee ma, se non è seguita da altre iniziative, anche normative, non è sufficiente per evitare la procedura di infrazione UE; soprattutto, non è sufficiente per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi italiani”, afferma la Commissione Scientifica sul Decommissioning presieduta da Massimo Scalia.
Affermazioni che condivide il movimento politico Matera Civica, in dialogo diretto con Scalia, soprattutto a valle di una serie di dichiarazioni registrate a livello locale il cui tono lascia spazio a considerazioni secondo cui ogni problema di carattere territoriale sembra quasi ormai del tutto risolto. Ma non è così.
Ecco cosa dice la Commissione.
“In Italia si vogliono collocare in un unico sito sia i rifiuti di bassa-media attività, nel costruendo Deposito Nazionale, sia lo stoccaggio ‘temporaneo’ dei rifiuti di alta attività, i più pericolosi” mentre, letteratura scientifica e prassi internazionale, tengono ben separata la gestione di queste due tipologie di scorie nucleari.
Quindi, in alternativa, si persegue l’ipotesi di metterli in sicurezza all’estero. Ma per quanto riguarda i rifiuti più pericolosi – si pensi alle barre di uranio-torio stoccate nel centro ricerche della Trisaia – non c’è traccia né di accordi con un Paese disposto ad accoglierli, né dell’ormai mitico sito comunitario.
Stando così le cose, è necessaria una Vas (Valutazione Ambientale Strategica) per verificare la compatibilità di un unico sito sia per i rifiuti di bassa e media attività (Deposito nazionale) che per lo stoccaggio ‘temporaneo’ dell’alta attività”, richiede la Commissione e aggiunge: “Fare i ’furbi’, dichiarando che vanno bene per lo stoccaggio ’temporaneo’ i criteri stabiliti per il Deposito Nazionale, come hanno fatto sia l’ISPRA che l’ISIN, vuol dire che non si è imparato nulla dalla ribellione lucana a Scanzano Jonico. Si incorre in una sicura infrazione – la UE ci ha già richiamato proprio per gli inadempimenti sull’alta attività – ma, soprattutto, si scherza con la sicurezza”.
La Commissione scientifica avanza infine un’altra ’pregiudiziale’: “Tra le norme da varare, si deve assolutamente rivedere per legge il diritto di recesso della popolazione coinvolta, come già si è fatto in Francia, il Paese più ‘nucleare’, dove però si è proceduto con molta maggior attenzione al consenso informato”.
Per completezza delle informazioni la Commissione evidenzia due aspetti bene diversi tra loro:
a) Il Deposito Nazionale è ‘definitivo’, è cioè una custodia che si esercita sull’arco di circa trecento anni in capo ai quali la radioattività dei rifiuti che ospita si riduce a quella presente naturalmente nel suolo e il sito può essere portato a “prato verde”.
b) Lo stoccaggio ‘temporaneo’ è un vero e proprio impianto nucleare, come richiede la stessa ISIN, in esercizio per i decenni che serviranno a trovare, si spera, una soluzione soddisfacente alla custodia dei rifiuti più pericolosi e a vita media di migliaia/milioni di anni. E ben diverse sono, ovviamente, le conseguenze in caso di incidente.