Riforma del Premierato del Governo Meloni, riflessioni di Franco Vespe. Di seguito la nota del politologo e astronomo materano.
Siamo in una fase costituente. La solita ennesima fase ispirata dall’entusiasmo neofita di inediti governi che hanno l’ambizione di imprimere una loro orma nella storia del nostro paese! Mi riferisco alla riforma del premierato che vuole l’elezione diretta dal popolo del Presidente del Governo. La si sta proponendo giustificandola con la necessità di rendere stabile il quadro politico e di governo. E’ fuor di dubbio che in pochissimi paesi al mondo venga eletto il presidente del governo; mentre il Presidente della Repubblica viene eletto dal parlamento. E’ fuor di dubbio che questa riforma di fatto ridimensiona drasticamente la figura del Presidente della Repubblica, checché se ne dica. Per capire questo basta comprendere quali sono i poteri del Presidente della Repubblica. Sono poteri certo di garanzia, praticamente “dormienti” ma possono diventare straordinari e potenti se esercitati. Giusto per capirsi: Il Presidente della Repubblica è il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura ed al vertice del potere giudiziario. Tant’è che può concedere la grazia e può commutare le pena. E’ lui che designa il Presidente del Consiglio e nomina i ministri. E’ a capo dell’esercito italiano ed è la persona che può dichiarare guerra, votata dal parlamento. Promulga le leggi e le può ricusare nel caso non le ritenesse compatibili con la Costituzione. Può decidere di sciogliere o meno le camere. Per non parlare del ruolo, forse non codificato ma a più riprese discretamente esercitato, di rappresentare una riserva preziosa della vita repubblicana capace di far uscire dall’impasse il nostro paese. Può nominare anche i senatori a vita; ovvero persone che si sono distinti per grandi meriti sociali e professionali. Questa cosa non è di poca cosa e torneremo a discuterne. E’ inevitabile che la elezione del Presidente del Consiglio sottrarrà poteri al Presidente della Repubblica che sarà invece eletto con elezioni di II livello da un parlamento composto con sistema maggioritario, trascinato dal premio di maggioranza dato alla coalizione del primo ministro eletto. E’ inevitabile che i ministri non potranno più essere nominati dal Presidente della Repubblica e sui quali non potrà esercitare alcun veto come può fare oggi. Il discorso più delicato, appare una semplice subordinata ma non è così, è quello che riguarda la nomina dei senatori a vita. Pare che in parlamento possano entrare solo degli sconosciuti Trimalcioni campioni di gozzoviglie elettorali, se si apre alle preferenze, oppure, e questo è peggio, di yes man obbedienti, salivosi cerebrolesi se si useranno ancora le liste bloccate. Non sia mai detto che si possa entrare per inequivocabili meriti sociali, scientifici o culturali che siano! Come se un premio Nobel od un campione della tutela di diritti civili non dia un contributo alla crescita del nostro paese e non sia comunque degno di rappresentarlo! Rappresenta come dicevo anche una preziosa riserva istituzionale dal quale alcune volte si è stati “costretti” ad attingere per togliere le castagne dal fuoco ad una politica che non sapeva, che non voleva od a cui non conveniva decidere! Troppo comodo aver demandato ai governi tecnici Dini (95-96) e Monti-Fornero (2011-12) le draconiane riforme sulle pensioni. Governi sui quali poi si è scatenato il nefando tiro al piccione populista, demagogico ed irresponsabile di certi partiti. Questo per far capire l’importanza per la vita del nostro paese il poter contare su questa riserva istituzionale. Sappiamo della idro-repellenza di questa maggioranza nei confronti dei senatori a vita, rei nel passato di aver puntellato fragili governi. Sappiamo della loro idro-repellenza ai governi cosiddetti “tecnici” rei di aver stuprato le maggioranze (?) elette dal popolo. Come se i governi tecnici i voti li andasse a prendere al bar di fronte! Francamente questa riforma ridurrà i poteri attuali del Presidente della Repubblica, a malinconiche cerimonie liturgiche. Sarebbe stato meglio fare una riforma lineare, pulita sulla elezione diretta del Presidente della Repubblica estendendone le competenze e rafforzando i poteri che già detiene ed avere, dall’altra, un parlamento con vita autonoma e con un esecutivo da lui investito. Questo per dosare meglio la distribuzione dei poteri secondo il principio del “check & balance”. Per quel che mi riguarda forse il miglior sistema elettorale è quello dei sindaci con eventuale ballottaggio e premio di maggioranza della coalizione vincente. Non mi dispiacerebbe poter eleggere il “Sindaco d’Italia! Ma è soluzione troppo lineare ed efficace per essere gradita ed applicata dalla politica a cui non piace affatto la complessità, ma che ama, piuttosto, complicarsi la vita finanche con sensuale voluttà.