Le riforme istituzionali hanno, nel dibattito politico attuale, una valenza della massima importanza, perché il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche nelle economie moderne di un paese sono determinanti.
I processi decisionali della politica sono strutturati dalle istituzioni esistenti, quindi le linee di intervento nei vari campi economici, o nella scelta di quale tipo di sviluppo deve avere una nazione e quale distribuzione deve avere il reddito prodotto.
Un’altra domanda si pone: “ quali ingredienti fondamentali e costituzionali delle democrazie di successo e come dipendono dalle caratteristiche economiche, sociali e politiche nella costruzione di un Europa che non viaggi a diverse velocita? La costruzione dell’Europa è stata principalmente di natura economica e monetaria, ora l’esigenza di rendere le istituzioni europee più vicine ai cittadini è sempre più sentita per evitare che il progetto di unificare e rendere l’Europa unita politicamente fallisca.
La domanda è complessa ed è al centro di vari e diversificati programmi di ricerca e studi nel mondo. Qualche considerazione di livello generale la possiamo fare, gli ingredienti essenziali di una buona struttura di governance devono comprendere meccanismi per garantire un ampia rappresentanza dei diversi interessi e delle strutture istituzionali burocratiche tali da inserire una serie di regole di controllo comprensibile al pubblico del loro operato ( accountability), attraverso una serie di incentivi che garantiscano che i funzionari rendano conto della loro azione.
Tutto ciò può essere ottenuto attraverso un’attenta progettazione delle istituzioni elettorali e delle istituzioni legislative. Gli sforzi fatti negli ultimi anni per una migliore comprensione su come funzionano le nostre istituzioni non ha prodotto grandi risultati.
La riforma del senato in una sorta di Bundesrat Tedesco, cioè in una camera delle rappresentanze delle autonomie locali, nel pensiero dei riformatori c’è la convinzione che questa riforma migliorerà il sistema di controlli e dei poteri. Tuttavia controlli ed equilibri hanno sempre anche un costo, siamo sicuri che questa riforma cambierà il comportamento dei politici e creerà incentivi a cambiare le strutture di governance interna, facilitando il processo decisionale nelle politiche di sviluppo.
Il ragionamento è: una governance che funziona e istituzioni più snelle aiutano la crescita di un paese?
Il nostro paese attraversa una delle crisi economiche più pesanti degli ultimi anni, le istituzioni pubbliche e di governo sono viste come incapaci nel trovare soluzioni al dramma che vive la società civile in termini di disoccupazione e mancato reddito.
Sul piano del funzionamento delle istituzioni economiche ci sono elementi di discontinuità nei confronti degli altri paesi europei, e su questi elementi che bisogna concentrare l’attenzione per capire meglio come mai l’Italia abbia avuto una performance peggiore di qualunque paese dell’area euro, in termini di reddito per abitante, da quando è nata la moneta unica.
E’ il caso di ricordare che solo in Italia il reddito per abitante è sceso al livello del 1999, mentre da allora nel complesso è salito in Grecia, Spagna e Portogallo.
Emerge dunque una specificità italiana in questa lunga recessione, che nulla a che vedere con la moneta unica e i vincoli di bilancio europei, e molto a che fare invece con le istituzioni economiche, pubbliche e sociali del paese.
Queste sopravvissute al passato in versione aggiornate, sono implicitamente strutturate in modo funzionale a garantire benefici a gruppi più o meno circoscritti, a spese del paese e della sua capacità di giocare nella competizione fra economie del ventunesimo secolo, e soprattutto dell’equità nella società italiana.
Con alcune fra le regole più difensive dei diritti sociali per alcune componenti delle società, l’Italia ha una delle società più ineguali in termini di distribuzione dei diritti e del reddito, più minacciate in termini di generazioni del reddito stesso e più asfittiche in termini di opportunità per chi nasce nella famiglia sbagliata.
La continuità dal passato di organizzazioni e sistemi ha ingenerato molto del fallimento di un modello economico e sociale arcaico.
Le varie componenti sociali, insieme a quelle politiche hanno riproposto il ruolo di rappresentanza generale e coinvolgerle in ogni scelta. Emerge così una tendenza a cartellizzare l’intera economia , decidendo a livello centrale condizioni uguali per tutti i territori, settori di imprese diverse e con diverse capacità a competere.
Il dibattito su quale forma contrattuale è più utile ad un economia moderna e competitiva è il dilemma che le moderne organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori devono risolvere.
La contrattazione di secondo livello, cioè negoziati in azienda sulla base delle condizioni dell’impresa stessa, permettono di rispondere al problema della divaricazione fra produttività –che ristagna- e costo lavoro- che sale.
L’Italia è rimasta quasi l’unica in tutto l’occidente a ignorare questa realtà, infatti mentre le altre economie hanno ripreso a crescere la nostra continua a ristagnare.
In realtà tanti economisti fautori di un regime di flessibile contrattualistica legata al sito produttivo pongono serie argomentazioni, tra le quali quella di un aumento salariali se una parte delle retribuzioni sono legate alla produttività, e prendono ad esempio il sistema produttivo Tedesco e del Nord-Europa che in molti casi dimostra che i contratti a livello aziendale riescono a far avere retribuzioni ai propri addetti più di quanto non accadrebbe sulla base di accordi nazionali, quindi ha dare una parte consistente del salario legato alla produttività ed ai profitti aziendali. Chi afferma che i salari contrattati a livello aziendale riducono di molto le retribuzioni dei lavoratori, afferma implicitamente che la contrattazione nazionale da delle retribuzioni superiori alla produttività aziendale, mettendo, quindi, fuori mercato l’impresa stessa.
Sicuramente, il dibattito sulla forma più efficacie di quale contrattazione collettiva è più adeguata agli attuali sistemi economici avrà ancora tempi lunghi, nel frattempo le molte aziende in difficoltà che riescono a trovare accordi ad hoc con i loro dipendenti hanno una capacità maggiore di competere meglio e più a lungo sui mercati mondiali ed evitano la chiusura.
Tuttavia, se il sistema Italia vuole ritornare a crescere ha bisogno di radicali riforme dell’economia e del suo sistema bancario e creditizio, una riforma fiscale che contenga elementi di minore sperequazione a livello sociale; le entrate maggiori del nostro sistema fiscale viene da i lavoratori dipendenti , pensionati e sugli immobili , mentre tutte le rendite finanziarie hanno un sistema agevolato di prelievo.
Un ‘altra riforma urgente è quella della giustizia civile e penale; nel nostro sistema giudiziario una causa civile dura in media tremila giorni, con questi tempi chiunque voglia investire è del tutto demotivato.
Teresa Russo – Feneal Uil Basilicata
ma fino a qualche mese fa avete criticato chi tifava realmente matera adesso volete la provincia e non solo per fare gli abbonamenti.cosi dicendo come ho sempre sostenuto in citta’ non ci sono tutte queste persone che tifano matera poi con quei prezzi.p.s comunque
quando potro verro