Nel dibattito che riguarda la biblioteca Stigliani di Matera interviene anche il Segretario Generale Fp Cgil Matera Massimo Cristallo. Di seguito la nota integrale.
Dopo aver letto la nota del professor Caserta in merito allo stato di agonia in cui versa la Biblioteca Stigliani di Matera non si può che convenire con quanto scritto, ad iniziare dalla chiamata in causa di quei consiglieri regionali del tutto assenti. Viene il sospetto, ma speriamo di sbagliarci, che il disinteresse sia forse dovuto al fatto che hanno frequentato poco le biblioteche nella loro adolescenza.
Orbene, entrando nel merito, la Regione Basilicata deve prendere di petto la situazione e risolverla, perché il riassetto istituzionale verificatosi a seguito della sciagurata legge Del Rio non assegna più alle province competenze in materia di biblioteche e le relative funzioni sono oramai di esclusiva competenza della Regione.
La Provincia di Matera è solo proprietaria dell’immobile e deve procedere – come già fatto dalle altre regioni italiane – a sottoscrivere una convenzione con la Regione Basilicata, concedendo in comodato d’uso gratuito per l’esercizio delle funzioni trasferite ai sensi della legge Del Rio l’immobile di sua proprietà, in questo caso il Palazzo dell’Annunziata ove è ubicata la biblioteca Provinciale Stigliani di Matera.
Nel contempo la Regione Basilicata deve liberare i locali in cui ha sede l’APT perché usurpati alla biblioteca; ciò premetterebbe di allocare anche il patrimonio librario della biblioteca del liceo classico.
Altre soluzioni di cui si è parlato in questi giorni sono solo soluzioni raffazzonate, peraltro senza alcun fondamento giuridico, che non risolvono il problema, motivo per cui è necessario l’incontro già richiesto tra organizzazioni sindacali e Regione Basilicata per cercare di porre fine – una volta per tutte – allo stato di criticità in cui versa attualmente la biblioteca Stigliani di Matera.
Per quanto detto, facendo proprie le parole del professor Caserta, ci aspettiamo che i chiamati in causa non si chiudano nel solito, comodo silenzio e anzi, dantescamente “ardire e franchezza” abbiano.