Riordino servizio sanitario regionale, Consigliere comunale di Matera Carmine Alba: “La salute è un diritto fondamentale. Basta con gli slogan, pensiamo prima alle persone”. Di seguito la nota integrlae.
Da alcune settimane si è accesa la discussione sulla volontà della Giunta regionale lucana di mettere mano all’organizzazione sanitaria attraverso una nuova legge di riordino. Sulla questione è intervenuto il consigliere comunale di Matera del Gruppo Matera Cultura Carmine Alba.
“L’iniziativa della maggioranza di centrodestra alla Regione parte con i presupposti sbagliati. Infatti, in mancanza di una seria analisi della situazione in cui versa la sanità in Basilicata, si vuol partire dall’organizzazione anziché dai bisogni di prevenzione, diagnostici e assistenziali dei cittadini.
La paventata suddivisione dei compiti tra due Aziende, una di committenza e l’altra di produzione, rischierebbe di concentrare sul capoluogo di regione i servizi di qualità a discapito degli altri ospedali sul territorio. In questo modo ne deriverebbe una accentuazione della già alta migrazione sanitaria verso la Puglia, la Campania, le regioni limitrofe e quelle del nord.
In questo contesto tutti gli sforzi fatti negli anni dal governo regionale dell’epoca, finalizzati a potenziare gli ospedali di confine, Matera in primis, verrebbero vanificati.
Il Madonna delle Grazie fu costruito a tempo di record circa vent’anni fa, come anche il servizio 118 con elisoccorso, proprio per offrire all’intero comprensorio murgiano appulo lucano servizi di eccellenza medica ed assistenziali, funzioni ben esercitate e unanimemente riconosciute fino a poco tempo fa, tanto da registrare una consistente riduzione della migrazione sanitaria ed un aumento della mobilità attiva.
Con l’avvento dell’attuale governo di centrodestra regionale, purtroppo, si sono ridotti gli investimenti, in particolar modo su Matera, al punto che, solo per fare qualche esempio, si è perso traccia di quanto previsto per la ristrutturazione del pronto soccorso e per la realizzazione del bunker per la radioterapia, e tanti altri progetti necessari al miglior funzionamento della struttura.
Le carenze di personale medico ed infermieristico, oltre che di operatori socio-sanitari e di figure tecniche sono oramai croniche, tanto che si sono allungate a dismisura le liste di attesa delle attività ambulatoriali, mediche e chirurgiche (queste ultime a causa della mancanza di un numero adeguato di medici, fra cui gli anestesisti, che ha comportato, tra l’altro, la riduzione dell’attività di sala operatoria e la sospensione dell’attività di parto-analgesia). Da ciò ne deriva spesso l’accorpamento dei reparti e la fuga di professionalità riconosciute verso altri centri ospedalieri.
Ecco che una riforma del sistema sanitario non può che partire da un nuovo Piano sanitario in cui le attività di prevenzione e di cura devono prioritariamente avvenire sui territori in modo da ridurre le necessità di ospedalizzazione alle effettive esigenze.
Cosa si vuole fare quindi per garantire il diritto alla salute dei lucani? Come si vogliono utilizzare le risorse disponibili e per quali servizi, territoriali ed ospedalieri? Sono questi i temi che meritano la dovuta attenzione, ma la discussione in atto, invece, mi sembra che voglia eludere i veri problemi facendo accendere le tifoserie su modelli organizzativi privi di contenuti. L’invito che rivolgo ai decisori politici è quello di smetterla con gli slogan dal sapore elettorale e di concentrarsi sul merito dei problemi e delle loro soluzioni. Le vite umane si salvano attraverso servizi di qualità, competenze dei professionisti della sanità, con investimenti appropriati e una organizzazione attenta e lungimirante. La salute è un diritto fondamentale della persona e in tale ottica va tutelato, e non se ci sono una o più aziende sanitarie”.