Il Movimento Giovanile della Sinistra di Basilicata rende pubblici i risultati del sondaggio “Nel mio paese”, sulle possibilità di aggregazione e la qualità della vita in Basilicata.
“La qualità della vita è bassa e sta peggiorando. Questo impoverimento culturale e l’immobilismo caratteristici della nostra regione spingono ad abbandonarla”.
Parlare di cultura giovanile e di qualità della vita in Basilicata è spesso fonte di sconforto. Volendo intendere questa espressione nella sua accezione più ampia, i giovani lucani assistono ad un panorama desolato e desolante, vivendo in prima persona l’assenza di qualsivoglia stimolo.
Con questa consapevolezza il Movimento Giovanile della Sinistra di Basilicata il 22 aprile scorso ha pubblicato il sondaggio “Nel mio paese”, per raccogliere le opinioni di coloro che vivono in prima persona tale situazione, utili ad avere un quadro più ampio della situazione.
L’inchiesta si è divisa in tre parti: la prima indaga le possibilità di aggregazione e i momenti di socialità, la seconda la diffusione degli spazi a disposizione, il terzo più in generale la qualità della vita.
Il dato fondamentale che emerge dalla prima parte del sondaggio è chiaro: circa il 91% dei partecipanti ha dichiarato di essere insoddisfatto dei servizi e delle attività culturali e aggregative del proprio comune, sottolineando che le occasioni di socialità sono esigue, di scarso impatto e che poco rispecchiano le attitudini e le necessità di noi giovani. Permangono una generale paralisi e un senso di insoddisfazione. Da un lato, gli eventi culturali provenienti dal circuito istituzionale sono poco attraenti e diretti a un pubblico in età avanzata; dall’altra, ci sono seri impedimenti materiali con cui i giovani debbono fare i conti, che ne limitano le potenzialità aggregative e espressive.
Non ci sentiamo coinvolti. Solo il 7% dei partecipanti considera interessanti gli eventi che si svolgono nei rispettivi paesi, e più del 64% valuta scarsa tale offerta culturale. È dimostrato dunque che è necessaria maggiore pluralità. Non si deve seguire un’unica direttrice, pena la condanna a una irrimediabile staticità e a una riproposizione continua di ciò che ha ormai esaurito la capacità di suscitare interesse e arricchire il dibattito.
Nella seconda parte del sondaggio i dati confermano le carenze sopra citate. La nostra regione soffre di una mancanza di spazi di aggregazione, luoghi per svolgere eventi culturali e di strutture sportive. È risultato infatti che gli spazi sono limitati a pochi centri urbani e che nel 60,5% dei casi non sono frequentabili gratuitamente. Solo il 34,3 % afferma di poter fruire di una biblioteca, il 15,7% di un cinema e solo l’11,4% di un teatro. Inoltre il 54,9% valuta negativamente la presenza di impianti sportivi, centrali nella vita sociale soprattutto dei più giovani.
Il malcontento generale delle nuove generazioni è chiaramente emerso dalle risposte ricevute: il 75% di chi ha risposto non ritiene soddisfacenti gli spazi di aggregazione e solo un esiguo 0,3% invece si ritiene pienamente soddisfatto. La situazione che si delinea è pertanto allarmante ed è necessario mettere in essere una serie di provvedimenti, affinché ogni paese lucano possa garantire un’adeguata presenza di spazi (gratuiti) per favorire una sana socialità. Non basta proibire alle ragazze e ai ragazzi questa o quella pratica, così da porre freno alla “movida incontrollata”, ma è necessario dare un’alternativa valida”.
L’indifferenza non è intrinseca ai giovani lucani: è sintomo di una offerta scarna e decisamente non rappresentativa, nonché delle succitate difficoltà concrete. Questo emerge nella terza parte. Solo il 6,8 % dichiara di essere soddisfatto di vivere nel proprio comune e l’89,5 % non lo ritiene stimolante. Allo stesso tempo cade la triste narrazione per la quale i giovani si impegnano poco o per nulla: il 51,5% dichiara infatti di essersi impegnato per la propria comunità (spesso con esito negativo). Al contrario solo il 4% è stato coinvolto nelle attività del proprio comune, contro invece un 64,5% che afferma di essere quasi totalmente escluso.
La vita in Basilicata dunque non è soddisfacente a tal punto che il 78,1 % del campione ritiene che sia impossibile realizzarsi nella nostra Regione e il 57,1% vuole andare via dalla propria terra. Le possibilità di socialità e aggregazione incidono in questa scelta considerevolmente: per il 38,9% questo aspetto è molto importante nella scelta e per il 29% lo è mediamente.
Il risultato complessivo dimostra che la qualità della vita in Basilicata, soprattutto per i più giovani, è bassa e sta peggiorando, specialmente nei centri più piccoli e isolati. Questo impoverimento culturale e l’immobilismo caratteristici della nostra regione spingono ad abbandonarla, contribuendo ancor di più alla mancanza di prospettive, in una sorta di circolo vizioso. Quella della qualità della vita, del dinamismo culturale e delle possibilità di aggregazione dunque è sicuramente una chiave di lettura con cui interpretare il nodo centrale dello spopolamento.
Il diritto a restare in Basilicata ad oggi si scontra con la realtà dei fatti ed è necessario rimboccarsi le maniche affinché le cose cambino. MGS Basilicata pertanto continuerà ad affrontare la tematica, confrontandosi in maniera ancora più articolata e approfondita sui territori, con l’obiettivo di mettere in campo una proposta politica che tenga conto dei bisogni e delle aspirazioni delle giovani generazioni e che abbia come perno centrale proprio la questione degli spazi e delle possibilità d’espressione.