Il materano Roberto Cifarelli, consigliere regionale di opposizione eletto con la lista Comunità Democratiche-PD, in una nota esprime alcune riflessioni sul futuro del Partito Democratico. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Roberto Cifarelli (PD): “Il coraggio di cambiare”
Occorre sottrarsi ad una analisi dei risultati elettorali, come spesso è avvenuto, con un metodo che escluda rigore, severità ed autocoscienza.
Rigore nella lettura dei dati, dei flussi e dei grandi aggregati che ci dicano dove si addensano i problemi veri. Senza ricorrere a giustificazioni che non rimandino piuttosto alle nostre responsabilità. Che sono evidenti e vanno esplicitate.
Severità verso le insufficienze delle risposte ai nuovi bisogni ed alle nuove emergenze (che non nascono solo in Basilicata, ovviamente, ma qui da noi producono effetti laceranti) e verso le inadeguatezze che si sono rivelate nel rapporto con la società civile.
Infine autocoscienza, poiché solo una comune e condivisa consapevolezza della nostra drammatica condizione può aiutarci ad assumere decisioni difficili pur se inesorabili.
Ciò spiega perché, più che assecondare l’impulso primordiale che porta a decapitare o rottamare sia necessario elaborare una seria linea di rinnovamento che assuma come premessa una coraggiosa presa di coscienza di errori che non sono solo individuali, e che magari si preferisce finalizzare a calcoli di gruppuscolo, ma appartengono alla intera classe dirigente. Specie se vi sono state scelte condivise e se queste hanno operato diffuse e consistenti posizioni di potere, che andranno ovviamente valutate nei loro effetti e nel loro rendimento pubblico.
Detto questo non dovremo fermarci.
Ad un primo approfondimento già avvenuto nel circolo di Matera dovrà seguire un dibattito più largo, aperto a fasce e settori della società finora non coinvolti, andando “oltre” il Pd, così da superare il vecchio perimetro degli iscritti e coinvolgere voci critiche e obiezioni che colgano le ragioni del malessere e della rottura che registriamo fra il nostro piccolo mondo e il mondo reale.
Le cifre del voto rivelano un paesaggio difficile, da affrontare con gli strumenti della politica e non certo della comunicazione. Soprattutto con un pensiero che ha bisogno di essere aggiornato e in alcuni passaggi totalmente rifondato.
Dovremo accompagnare nelle difficili scelte il segretario Zingaretti, a partire dal delicato frangente elettorale nel quale giocheremo la partita per un’Europa che vorremo più vitale e diversa, perché inserita in un mondo multipolare che chiederà al “vecchio continente” di muoversi da “potenza civile globale” e non da condominio di piccole, rissose eillusorie sovranità nazionali.
L’attuale situazione, ancor più dopo il recente voto, conferma la potenza di fuoco della predicazione leghista sul doppio registro del tema identitario a sfondo razzista e del sovranismo claustrofobico. Punti di forza di una rendita elettorale che ha cancellato i vecchi confini politici di una Lega chiusa nel fortino del nord che produce e che infieriva su un Sud che si annoiava e imbrogliava le carte.
Contro la Lega, ma insieme ad essa, nella insanabile contraddizione del “Contratto”, il grillismo di lotta e di governo stenta a mantenere i consensi a suo tempo acquisiti per effetto del vento della protesta e della polemica anticasta. Tuttavia, procede in un processo di densificazione e strutturazione che segnala un indizio di modernizzazione. Quindi, di selezione e reclutamento di una classe dirigente che esce dall’anonimato per acquisire un profilo riconosciuto e riconoscibile.
Ciò può portare a mutamenti di sostanza, pur se non nel breve periodo.
Il “campo del centrosinistra” soffre dello sfarinamento fra piccole lobbyes ideologiche, residuo di aggregati generazionali , post-partitici e incerte agglomerazioni in cerca di terre nuove. Come per Forza Italia, in costante flessione (sia pur con significati e valori differenti), il centrosinistra vaga alla ricerca della pietra filosofale, accontentandosi nel frattempo di provvisorie mediazioni organizzative ed elettorali.
Quindi,è fin troppo evidente che il grande tema èrecuperare un significato politico e civile più forte e decisivo che dovrà passare attraverso una ampia iniziativa, che parta dai territori e trovi una coraggiosa sintesi a livello regionale.
Anche perché la Regione sarà (man mano lo saranno anche i comuni capoluogo e le città più importanti della Basilicata) un campo di esercitazioni in vista di una strategia che non potrà essere improvvisata e maldestra. Poiché dovrà chiamare la rappresentanza della minoranza eletta in Consiglio regionale a esercitare un ruolo inedito di “opposizione governante”, perché il Pd è partito di governo anche quando è all’opposizione.
Ciò pretenderà una chiara offerta programmatica che dovrà valorizzare il patrimonio finora realizzato, eliminandone errori e insufficienze, per incrociare il progetto della nuova maggioranza verificandone convergenze (spero molte) e punti di attrito (purtroppo tanti).
Tutto ciò in un tempo nel quale spirano venti devastanti sulla economia meridionale per gli sciagurati effetti delle politiche governativeeper l’attacco che il leghismo sta portando al Sud mediante l’autonomismo e la cosiddetta secessione dei ricchi. Un tema che non potrà non marcare tutte le radicali “differenze” che sarà necessario cogliere e valorizzare al servizio della unità del Paese.
In questo quadro complessivo dovremo muoverci in fretta e coerentemente, seguendo un percorso che la società saprà comprendere solo se saremo capaci di comunicarlo con gesti coraggiosi, con la più larga unità di “campo” costruita sulla chiarezza e non sulle rendite di posizione, indicando il senso di un nuovo cammino e di una pagina diversa.
Cambieremo e avvicenderemo perciò le esperienze che hanno inevitabilmente concluso il loro ciclo. E lo faremo senza drammi ma con determinazione, proprio perché il rinnovamento sarà il corollario di un progetto innovativo, negli stili e nei contenuti.