Nel corso dell’assemblea degli iscritti al Pd di Montescaglioso, Rosa Anna Cifarelli si è dimessa da segretaria del circolo Pd di Montescaglioso ed ha comunicato che non rinnoverà più la tessera ed abbandona il Partito Democratico
Di seguito la nota integrale
Presento agli iscritti e al Direttivo del Circolo PD di Montescaglioso le mie dimissioni da segretario del Circolo stesso e comunico che non rinnoverò la tessera del Partito Democratico. Questa stessa nota è trasmessa al Partito Democratico di Basilicata.
Essere, per ben 2 mandati, il segretario della sezione di Montescaglioso è stato faticoso ed
entusiasmante, sicuramente è stato per me un vero privilegio e ringrazio tutti coloro che hanno consentito ciò.
Per comprendere le motivazioni che inducono qualcuno a lasciare, occorre comprendere prima di tutto le ragioni dell’esserci stato.
Io ho aderito convintamente al PD, vengo dal mondo dell’associazionismo. Ho aderito, con
entusiasmo, nel 2006, all’Associazione per il Partito Democratico e, dal 14 ottobre del 2007, al PD. Ho creduto fermamente, e continuo a credere, quanto riportato nelManifesto dei Valori del Partito Democratico dove si legge che:
“La nascita del Partito Democratico ha creato le condizioni per una svolta, non soltanto politica, ma anche culturale e morale, nella vicenda italiana. È in campo una forza che si propone di dare al Paese, finalmente, una nuova guida. Si riapre una speranza, ………..”
Da qualche tempo il partito Democratico ha trascurato, anzi ha dimenticato le ragioni stesse della sua nascita. Il PD doveva essere il luogo dell’incontro, la sintesi tra le culture riformiste italiane, invece è andato via via affermandosi un istinto di conservazione e una logica di separazione tra le diverse componenti del Partito; si è tornati indietro di decenni con la definizione di correnti, di “anime”, in molti casi contrapposte: la politica al servizio del potere fine a se stessa.
Sono state assunte decisioni fondamentali per il partito e per la nazione senza discussione con la base e con gli iscritti, ci si è isolati dal contesto politico e sociale per rinchiudersi in una cerchia sempre più ristretta.
Ho sempre pensato che il senso di appartenenza ad una comunità politica, imponga l’adeguarsi alle scelte della maggioranza: chi vince detta la linea, politica e amministrativa, nel rispetto però del pluralismo, dell’indipendenza delle idee, principi fondanti di un partito che si dice democratico.
Sono sempre stata leale con il PD, mi sono adeguata alla maggioranza, adesso, per me, non è più
possibile esserci. Il solco tracciato tra il mio intendere l’impegno politico e l’attuale azione politica del PD è troppo profondo. Mi dimetto perché sono distante dall’attuale concezione del par tito che oggi viene presentata agli iscritti, agli italiani.
Il disagio verso la gestione del PD si avverte già da qualche tempo, a cominciare dalle discutibili modalità che hanno portato all’avvicendamento tra Renzi e Letta, non ci appartengono, tutte racchiuse in quella infelice espressione “stai sereno”, con la quale a mio avviso si è legittimato nel PD l’uso della slealtà come strumento politico, da Roma fino a Montescaglioso. Tuttavia, in alcune occasioni, ho apprezzato la capacità di Governo che ha dimostrato Renzi e la sua determinazione nel cercare di dotare il nostro Paese di riforme.
Non comprendo, invece, l’azione politica del Segretario del PD, perché ha trascurato il partito,
senza dotarlo di un indirizzo politico chiaro.
Le azioni di governo, almeno quelle che abbiamo apprezzato, sono apparse delle manifestazioni
estemporanee più che il frutto di un disegno politico di più grande respiro.
Sono profondamente convinta che in un partito occorra separare la fase amministrativa da quella politica e le conseguenze di avere un segretario nazionale proiettato solo a mantenere o recuperare la sua leadership per diventare capo del governo ha danneggiato il PD, ha minato il partito e la sua comunità. Il partito democratico ha perso la sua vocazione principale: “essere una comunità”. Comunità aperta, che tenta di coinvolgere i cittadini che quotidianamente, spesso intimoriti e un po’ prevenuti, si avvicinano alla politica, anche senza una tessera di partito, ma che vorrebbero essere coinvolti nelle decisioni, non subirle in virtù di un “bene superiore”, non condiviso e tanto meno noto, che guarda caso penalizza spesso le fasce più deboli. Spesso ho citato questo esempio, pur non avendo fatto il militare so che nell’esercito c’è il genio pontieri e il genio guastatori. Io, se avessi fatto il militare, avrei scelto il primo. In questi anni ho cercato, con grande fatica, e non sempre ci sono riuscita, di tenere insieme tutti, chi veniva dalla tradizione di sinistra, chi democristiana chi si avvicinava ad un partito per la prima volta e aveva difficoltà a comprenderne il linguaggio e i modi. Oggi però non ci sono più le condizioni per tenere insieme chi insieme forse non ci è mai voluto stare.
Il Partito democratico non è più il luogo di sintesi delle migliori tradizioni riformiste italiane, ma un agglomerato di gruppi, spesso aggregati dall’idea di essere l’unico partito organizzato, radicato nei territori, che si contrappone al populismo, alla demagogia imperanti in altre forze politiche, non sono motivazioni sufficienti per appartenere ad un partito.
La celebrazione dell’ultimo congresso ha rappresentato l’ennesima occasione per ritrovare
l’entusiasmo di un tempo, per riempire di contenuti le mozioni, per tracciare un indirizzo comune di sintesi politica. Si è concluso con la solita conta, anzi resa dei conti, assumendo un atteggiamento poco rispettoso della minoranza, la frase “Ascolto tutti ma nonmi fermo davanti a nessuno” risuona come “potete dire ciò che volete, io faccio ciò che voglio”, tracciando un baratro tra la base e il vertice del partito, tra la minoranza e la maggioranza del partito. Quindi rendendo vana la presenza di chi la pensa in modo diverso.
La politica è passione, è impegno, è sofferenza, è determinazione, è delusione e gioia allo stesso
tempo, è sangue e lacrime. Impegnarsi in politica, a tutti i livelli, rende “vivi”. Pertanto io non
smetterò di occuparmi di politica, confermo la mia disponibilità ad assolvere al ruolo di capo
gruppo consiliare di opposizione con i consiglieri di Monte in Testa, chiedendo supporto e sostegno per la nostra azione di opposizione a tutti coloro, del PD e non solo, non condividono le decisioni e l’agire dell’attuale amministrazione: arrogante, impreparata e pressapochista.
Comunico la mia adesione alla nuova forza politica Articolo 1-Movimento Democratico
Progressista. Voglio crederci ancora che possa esistere un luogo, un momento dove donne e uomini, giovani e anziani, possano incontrarsi, discutere, confrontarsi sui temi della diseguaglianza sociale, dell’integrazione dei più deboli, della giustizia, della crescita sociale ed economica insomma una forza politica riformatrice che torni ad occuparsi di temi vicini alla gente, che torni ad essere una comunità.
Auspico in un momento successivo di sintesi e di incontro tra tutti i progressisti, i Democratici
disorientati, che superando le logiche di appartenze a filiere o gruppi, più o meno rappresentati o rappresentativi, possano varcare lo steccato e ritrovarsi insieme, questa volta convintamente, a rappresentare una forza politica di governo moderna e riformista.