Rosa (Fdi-AN): I referendum autonomisti hanno riportato il dibattito politico a trent’anni fa. Ne proporremo anche noi uno in tutte le Regioni del Sud: non pagheremo le infrastrutture al Nord con i nostri soldi. Di seguito la nota integrale.
I referendum autonomisti hanno riportato il dibattito politico a trent’anni fa. Ne proporremo anche noi uno in tutte le Regioni del Sud: non pagheremo le infrastrutture al Nord con i nostri soldi.
Proporremo anche noi un referendum in tutte le Regioni del Sud: “Volete voi che le Regioni Basilicata, Campania, Puglia e Calabria paghino le infrastrutture alle Regioni del Nord con i loro tributi qualora le Regioni del Nord ottengano l’autonomia finanziaria?”
Sapete che tra le prime sei Regioni che ottengono soldi dallo Stato tra trasferimenti diretti, spese per gli stipendi o per costruire un’autostrada ci sono la Lombardia e il Veneto? Soldi di tutti gli Italiani, anche i nostri, che vengono distribuiti sul territorio nazionale anche e soprattutto a beneficio delle Regioni del Nord.
Con i loro referendum, sono riusciti a riaprire la grande ferita del divario tra Nord e Sud. E se è comprensibile che ogni Governatore pensi alla propria Regione, proprio non capiamo la presa di posizione di alcuni esponenti politici, soprattutto meridionali.
Nella grande confusione creata dai referendum autonomistici di Lombardia e Veneto, si perde di vista il bene collettivo a vantaggio di mosse politiche che poco hanno a che fare con la realtà e molto con la prossima campagna elettorale.
Specchietto per le allodole, questi referendum per l’autonomia. In primis, perché non c’è bisogno di un referendum per aprire le trattative con lo Stato per ottenere maggiori forme di autonomia. L’Emilia insegna. In secundis, perché, se lo scopo dei Governatori del Nord è quello di poter trattenere quasi tutte le imposte sul territorio, evidentemente ingannano i loro elettori.
Il sistema tributario non rientra tra le competenze che in base all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, cui si fa riferimento nel testo del quesito referendario, possono formare oggetto di delega alle Regioni. In pratica, l’investitura popolare del referendum si ferma solo ad alcune competenze e non arriva fino all’autonomia finanziaria.
Allora perché si è voluto riportare indietro il dibattito politico di trent’anni? E perché a questo gioco al massacro partecipano anche i politici del Sud? Egoismo da campagna elettorale.
È vero che la Basilicata è ricca di risorse. Ma queste risorse non appartengono alla nostra Regione. Il petrolio? È dello Stato. Le maggiori aziende che incidono sul PIL lucano, la FIAT e le compagnie petrolifere, non hanno sede legale in Basilicata. Da un’autonomia finanziaria stile leghista, ricaveremmo ben poco.
In definitiva, questi referendum sono una bufala. Danneggiano l’Italia e sono impraticabili per la nostra Regione. Certo che il regionalismo va rivisto. Ma senza dimenticare la solidarietà e senza perdere di vista che siamo una sola Nazione. Siamo rimasti l’ultimo baluardo dei principi costituzionali: solidarietà, unità politica, uguaglianza, pari opportunità tra individui. Tutto il resto è campagna elettorale.