Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia Basilicata: “Centro Olio di Tempa Rossa: è già un dejà vu della Val d’Agri”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
La drammatica crisi occupazionale che attanaglia da anni la Basilicata, per la mancanza di lavoro stabile, si è palesata, per l’ennesima volta, con la smobilitazione dei cantieri edili di Tempa Rossa, in seguito alla quale diversi lavoratori lucani hanno cessato le attività a partire dal 31 Ottobre scorso.
Prendiamo atto del verbale di accordo siglato ieri in Regione, alla presenza dell’Assessore Cifarelli, dei sindaci dell’area, dei segretari generali delle organizzazioni sindacali, dei lavoratori e di una rappresentanza del Comitato “la Voce” di Corleto, ma, per quel che ci riguarda, al di là dei buoni propositi, i problemi rimangono irrisolti.
Nel verbale di accordo la Tecnimont si impegna a favorire il reimpiego del personale fuoriuscito al 31 ottobre 2018 “nei limiti della disponibilità”, quindi non assume nessun impegno stringente. Speriamo, tra l’altro, che questo reimpiego avvenga assicurando ai lavoratori il contratto nazionale petrolio ed energia e non quello metalmeccanico, come è avvenuto per ENI. In caso contrario si aggiungerebbe un’altra beffa.
L’unica garanzia offerta ai lavoratori licenziati è l’attività di formazione per favorire il reinserimento lavorativo. Ma sappiamo bene quanti “inutili percorsi di formazione” ci sono stati propinati negli anni, percorsi mai conclusi con un vero lavoro.
Anche la quota economica addizionale di 2400 euro, riconosciuta ai lavoratori licenziati, ci appare come un contentino per tacitare le persone e le Istituzioni.
Noi riteniamo, e lo diciamo da sempre, che la Basilicata e i Lucani abbiano bisogno di altro rispetto a inutili premi di consolazione e infiniti percorsi di formazione. C’è bisogno di lavoro stabile. L’applicazione di questi protocolli non aggredisce il problema alla radice ma resta un debole palliativo.
Certe questioni non possono essere affrontate il giorno dopo la chiusura dei cantieri. Sin dall’inizio bisognava prevedere un piano occupazionale: questo la Regione avrebbe dovuto pretendere dalla Total come misura compensativa per lo sfruttamento delle risorse petrolifere.
E invece ci pare tutto un dejà vu di quanto già successo a Viggiano e in Val d’ Agri.
Il nuovo Governo regionale dovrà cambiare decisamente approccio rispetto a queste tematiche con una realistica pianificazione che riconosca ai Lucani il sacrosanto diritto al lavoro liberandoli, una volta per tutte, da contentini e assistenzialismo.
Nel frattempo, noi continueremo a vigilare sul rispetto della dignità dei Lucani: non pensino di poterci dare solo elemosina.