Angelo Rosella, segretario regionale IdV Basilicata: Il futuro dei giovani è una priorità politica”. Di seguito la nota integrale.
Senza speranza i giovani di oggi che non vogliono andare via di casa e costruire una famiglia: è la fotografia del Rapporto Giovani 2017 dell’Istituto Toniolo scattata sul mondo giovanile delle regioni meridionali che svela le aspettative, le ansie e le delusioni delle nuove generazioni. Un’ulteriore sollecitazione alla politica e alle istituzioni – secondo la conclusione del Rapporto che condivido in pieno – a “non considerare i giovani come i “perdenti” da proteggere in un mondo diverso dal passato, ma le risorse principali per contribuire a cambiare la società”. Un invito a non ritenere inevitabile il destino di incertezza e paura dei nostri ragazzi e quindi ad ingenerare ulteriore rassegnazione.
Al primo posto delle ansie giovanili ovviamente c’è il lavoro: è sempre più forte la preoccupazione dei nostri ragazzi nei confronti di una condizione di difficoltà che non fa intravedere sbocchi lavorativi e che risulta accentuata da una crisi economica che ha colpito tutti i territori ed in particolare il Sud e tutte le fasce d’età.
La categoria più penalizzata risulta quella dei Neet, i giovani inattivi che non studiano e non hanno un impiego, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica). Seguono i precari: i lavoratori con contratto a tempo determinato, il 79,4% dei giovani occupati con questi contratti, percepisce la propria condizione occupazionale come un motivo rilevante nel ritardare l’uscita dalla casa dei genitori (contro il 70,1% dei lavoratori a tempo indeterminato). Tale categoria sembra essere anche la più penalizzata (assieme ai Neet) relativamente alla situazione economica: l’81% la ritiene una causa rilevante nel vanificare le proprie aspirazioni di autonomia..
Secondo l’indagine inoltre il percorso formativo è fattore determinante sulla carriera lavorativa, sia sulle pratiche di partecipazione sociale e politica. In tale contesto il 31% dei giovani con licenza media o titolo inferiore e il 31,6% di chi possiede una qualifica professionale ha dichiarato di aver svolto volontariato, la percentuale sale al 41,4% tra coloro che hanno concluso gli studi con il diploma di scuola superiore e al 51,7% nei laureati. Invece per quanto riguarda la partecipazione ad attività di pressione pubblica (petizioni, raccolte firme, manifestazioni di piazza, campagne di sensibilizzazione sui social network, etc…) il 69 % degli intervistati con la laurea ha dichiarato di avere preso parte, contro il 49,7% di quelli con licenza media o inferiore.
Ma le nuove generazioni sono anche il “nuovo che produce nuovo”. Non vengono per essere uguali alle generazioni dei genitori e dei nonni. Sono quindi il modo attraverso cui una società costruisce e innova il proprio futuro cercando di compiere con successo il percorso di transizione alla vita adulta nonostante il rischio di impoverimento materiale, frustrazione psicologica e disagio sociale. Tutto questo in un contesto sempre più legato alla coscienza della necessità di un investimento personale nella formazione grazie alla quale si preparano alla vita oltre che al mondo del lavoro.
Ci sono spunti sufficienti per fare di più e meglio in quest’ultimo scorcio di legislatura regionale a favore dei giovani lucani passando dalla progettualità alle iniziative mirate e concrete anche nell’obiettivo di stoppare la fuga dei cervelli.
In proposito il Rapporto consegna alla politica e alle istituzioni una missione: diventa cruciale, anzi vitale, aiutare le nuove generazioni a produrre nuove mappe della realtà che muta e individuare i percorsi più promettenti per raggiungere obiettivi condivisi. Il rischio è altrimenti quello per i giovani di perdersi e per la collettività di impoverirsi e veder aumentare diseguaglianze generazionali e sociali.
Angelo Rosella, segretario regionale IdV Basilicata