Siamo impegnati a monitorare l’avvio da lunedì del Programma “Resto al Sud” ” (promosso dal Ministero per la Coesione territoriale ed il Mezzogiorno e gestito da Invitalia) per verificare quale sarà la risposta dei nostri giovani. Lo afferma il segretario regionale di Italia dei Valori Angelo Rosella aggiungendo che è soprattutto sui temi del Mezzogiorno che si realizzerà l’apporto di idee e proposte di Idv al programma elettorale di Civica popolare.
Insieme alla fuga dei giovani l’aspetto che più ci preoccupa è l’avvertimento di Svimez: se il Mezzogiorno proseguirà con gli attuali ritmi di crescita, recupererà i livelli pre-crisi nel 2028, 10 anni dopo il Centro-Nord. Noi – dice Rosella – intendiamo raccogliere questo avvertimento e fare di tutto perché la politica, le istituzioni con Regione in testa, le forze sociali ed imprenditoriali si facciano carico di un impegno straordinario per superare innanzitutto il crescente disagio sociale e per non aspettare, magari a braccia conserte, il 2028. Lo Svimez in proposito avvertendo che due anni di crescita non sono sufficienti a svicolare il Sud dalla spirale bassi redditi-bassa produttività-bassa competitività- scarsa cumulazione propone una strategia mirata a rivedere la Politica di coesione, a conquistare maggiori margini di flessibilità del bilancio, abbandonando le politiche di austerità.
Per questo “Resto al Sud” diventa la prima cartina al tornasole che adoperiamo in vista delle tappe di presentazione del programma di Civica popolare che per noi deve contenere indicazioni per completare il lavoro del Governo Gentiloni e per migliorarlo nella nuova legislatura parlamentare adeguandolo alle condizioni di vita e di disoccupazione di giovani e meno giovani delle regioni meridionali.
Sul piatto per ora ci sono 1,25 miliardi di euro pronti a finanziare le attività più disparate dei nostri ragazzi. Insomma non ci sono limiti alle attività che possono andare dai servizi al turismo, alla ristorazione, piccoli trasporti, agricoltura eccetera. Sono escluse dal finanziamento solo le attività libero professionali e il commercio. Il tutto per un importo che varia da un minimo di 50mila euro (se il richiedente è uno solo) fino a un massimo di 200mila euro. Il 35% inoltre è a fondo perduto mentre il restante 65% (restituibile in 8 anni) è “garantito” dallo Stato. Cioè non occorre presentare particolari garanzie per ottenere il finanziamento per aprire una piccola impresa al Mezzogiorno e restare nella propria terra a lavorare. Un sogno che si potrebbe cominciare a realizzare. Siamo consapevoli – conclude Rosella – che tutto ciò non basta e che occorrono politiche e misure più solide ed efficaci, ma siamo sulla buona strada.