Lunedì 15 marzo: è la data che la Basilicata dovrà aspettare per cambiare zona e lasciare quella rossa, di cui, nell’ambito dell’emergenza coronavirus, fa parte dallo scorso primo marzo. Ma oggi il presidente della Regione, Vito Bardi, ha annunciato di aver chiesto un incontro urgente al Cts “per verificare la possibilità, sulla base degli ultimi dati, di prendere decisioni diverse”.
Il governatore – che stamani ha incontrato in videoconferenza una delegazione dell’Anci – ha fatto riferimento, in particolare, al netto calo dell’indice Rt, passato in una settimana da 1,51 a 1,16 in una regione, comunque, classificata, dall’Istituto superiore dalla Sanità e dal Ministero della Salute, a rischio moderato. Senza dimenticare che la pressione ospedaliera è sotto controllo, molto lontana della soglia d’allerta, sia per i posti occupati nelle terapie intensive sia per quelli nella cosiddetta area non critica.
Il presidente della Regione, Vito Bardi, ha chiesto “un nuovo incontro urgente al Cts per verificare la possibilità, sulla base degli ultimi dati, di prendere decisioni diverse per Basilicata”, in zona rossa dallo scorso primo marzo. In sette giorni l’Rt puntuale della Basilicata è sceso da 1,51 a 1,16.
E nella bozza del monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute la regione è classificata a rischio moderato. Il governatore lucano oggi ha avuto un incontro in videoconferenza con i rappresentanti dell’Anci.
Monitoraggio Coronavirus, Ministro Speranza firma le ordinanze: la Lombardia evita il rosso, la Campania no. Veneto e Friuli arancioni. Misure in vigore dall’8 marzo 2021.
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, ha firmato le nuove ordinanze che andranno in vigore a partire da lunedì 8 Marzo. Passano in area arancione le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. La Lombardia evita la zona rossa, passando all’arancione scuro. La Campania passa in zona rossa da lunedì 8 marzo.
Anche l’Emilia-Romagna resta in arancione. La decisione sarebbe dovuta anche alle differenze che ci sono fra i vari territori della provincia: per Bologna e Modena, le due zone maggiormente sotto pressione, è già infatti stata istituita la zona rossa, mentre Rimini, Ravenna, Cesena e Reggio Emilia sono in ‘arancione scuro’.
La Liguria resta gialla, unica nel Nord Italia che resta di questo colore. L’Umbria è stata confermata in
fascia ‘arancione’. La Regione ha quindi emesso una nuova ordinanza, valida fino al 21 marzo (salvo modifiche anticipate in base al mutamento del quadro epidemiologico) che si allinea al nuovo Dpcm e che conferma alcune delle misure già in essere.
Nelle Marche, dal 6 marzo le province di Ancona e Macerata saranno in zona rossa. Si applicano tutte le misure del nuovo Dpcm compresa la chiusura e didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado e le università. Va sottolineato che in base all’ultimo Dpcm del 2 marzo che entrerà in vigore domani, sabato 6 marzo, nelle zone cambiano alcune regole. Le Province di Pesaro e Urbino, Fermo e Ascoli Piceno restano in zona arancione.
In Abruzzo, che si trova in zona arancione, scuole materne e dell’infanzia e barbieri, parrucchieri e centri estetici continueranno ad essere aperti anche nelle zone cosiddette ‘rosse locali’ istituite dalla Regione. Il presidente, Marco Marsilio, sta infatti per firmare una nuova ordinanza che proroga le maggiori restrizioni per determinate aree, ma le misure e i divieti verranno elencati nel provvedimento e non si farà più riferimento alle norme contenute nei Dpcm. Di fatto le maggiori restrizioni rappresentano un inasprimento delle misure previste per la zona arancione, in cui si trova l’Abruzzo. La zona con maggiori restrizioni non sarà più definita ‘rossa’.
Riepilogando, ecco come sono divise le regioni:
Zona rossa: Campania, Basilicata e Molise.
Zona arancione: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Umbria, Toscana e le province autonome di Bolzano e Trento.
Zona gialla: Liguria, Lazio, Calabria, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta.
Zona bianca: Sardegna.
“Il dato dell’Rt a 14 giorni mostra che il nostro Paese ha superato l’1, questa non è una buona notizia perché è un indicatore di crescita dell’epidemia e l’obiettivo a livello Paese e di Regioni e Province autonome è riportarlo rapidamente sotto l’1, ma quasi tutte le regioni sono con l’Rt sopra l’1 anche se con il livello più basso dell’intervallo di confidenza in alcuni casi sotto l’1. È un dato molto importante e un segnale rilevantissimo di necessità di adozione tempestiva di misure di mitigazione a livello nazionale e anche a livello regionale”. ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore sanità Silvio Brusaferro, sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia. “La variante inglese è largamente circolante come maggioritaria nel nostro Paese”.
“La variante brasiliana era presente in più del 4% dei ceppi isolati in Italia ma ci preoccupa un po’ di più e bisogna fare uno sforzo maggiore per contenerla” ha sottolineato il direttore della Prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza. “Per questo come cabina di regia abbiamo invitato tutte le regioni dove è presente a implementare misure di restrizione e contenimento maggiori. Il momento è critico rispetto alla tendenza dell’epidemia ma possiamo intervenire tempestivamente anche dando impulso alla campagna vaccinale”.
Nella settimana 22-28 febbraio dopo un periodo di crescita si osserva “una netta accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale rispetto alla settimana precedente (194,87 per 100.000 abitanti contro 145,16 per 100.000 abitanti”. L’incidenza nazionale nella settimana di monitoraggio, quindi, “si allontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti e anzi si avvicina alla soglia di 250 casi per 100mila abitanti”.
Perciò, viene sottolineato nel report settimanale, “analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, si rende necessario un rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale al fine di ottenere rapidamente una mitigazione del fenomeno. “Proprio in presenza di varianti che possono parzialmente ridurre l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili”, le Regioni “sono invitate ad adottare, indipendentemente dai valori di incidenza, il livello di mitigazione massimo a scopo di contenimento”.
TUTTI GLI RT REGIONE PER REGIONE
Ecco il quadro regione per regione degli Rt puntuali come indicato nella bozza dell’ultimo monitoraggio Iss-ministero della Salute (dati al 3 marzo 2021 relativi alla settimana 22-28 febbraio)
Regione – Rt puntuale
Abruzzo 0.96
Basilicata 1.16
Calabria 0.81
Campania 0.96
E-R 1.13
FVG 0.92
Lazio 0.98
Liguria 0.96
Lombardia 1.13
Marche 1.08
Molise 1.66
Piemonte 1.15
PA Bolzano 0.75
PA Trento 1.1
Puglia 0.93
Sardegna 0.67
Sicilia 0.79
Toscana 1.18
Umbria 0.79
Valle d’Aosta 1.21
Veneto 1.08.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento (26% contro il 24% della scorsa settimana). Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in risalita da 2.146 della settimana scorsa a 2.327 (il dato è riferito al 2 marzo). Aumenta anche il numero di persone ricoverate in aree mediche, passando da 18.295 a 19.570.
Si osserva un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (41.833 contro i 31.378 la settimana precedente), e scende la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (28,8% contro 29,4%). Scende anche la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (35,2% contro 36,1% la settimana precedente).
Con la variante inglese che viaggia al 54% e quella brasiliana al 4,3% c’è molta preoccupazione da parte dei tecnici sull’andamento dell’epidemia. In effetti i casi stanno salendo. Dopo l’aumento di oltre il 30% della settimana scorsa, i primi tre giorni di questa hanno visto proseguire l’incremento. Ieri i casi sono stati 20.884 contro i 16.424 di mercoledì 24 febbraio. Martedì scorso l’incremento rispetto allo stesso giorno della settimana precedente èstato di circa 3.500 casi in più, così come lunedì.
Terapie intensive sotto pressione in 11 Regioni e Province autonome italiane, dove la percentuale dei pazienti ricoverati in rianimazione supera o è sulla soglia critica, fissata al 30% dal ministero della Salute, per l’occupazione dei posti letto da parte di pazienti con Covid-19. Le Regioni più in emergenza – secondo i dati dell’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas) aggiornati a ieri sera – sono l’Umbria con il 58%, il Molise al 54% (in forte salita) e la Provincia autonoma di Trento (51%). In aumento anche la media nazionale che, seppure sotto soglia critica, sale al 27% (aumentata di 2 punti percentuali nell’arco di 6 giorni).
Tra marzo e dicembre 2020 si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso), volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). Questi i dati del quinto rapporto Iss-Istat sull’analisi della mortalità 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti.