Russia attacca Ucraina, Basilio Gavazzeni: “Sull’Ucraina in sofferenza”. Di seguito la nota integrale.
Come si fa a sottrarsi all’ora tragica che martella l’Ucraina e non sentirsi il cuore spezzato?
Il colpo premeditato inferto da Putin a una Nazione libera ha zittito per qualche istante le chiacchiere cui siamo dediti.
La guerra si erge, non quella raffigurata in un celebre quadro di Goya, un gigante orrendo sopra una pianura devastata, ma la guerra più guerra possibile ai nostri giorni.
Come non recuperare le riflessioni dedicate da Simone Weil all’Iliade centrate sulla force (forza) del vincitore, e sulla malheur (sventura) dello sconfitto? Putin questo predone, figura fisicamente pulita, faccia impenetrabile che non tradisce i disegni celati nel cranio fino allo scatto felino. Hitler sì, ma anche Tamerlano, Gengis Khăn, Ivan il Terribile, prodotto fuori tempo di una antropologia “asiatica” non sfiorata né da umanesimo né da acqua battesimale, come in anni non lontani quella dell’abominevole Stalin.
Ecco, la force che nessuno ha presagito di dover fronteggiare. Fronteggiare? Con le armi? Si verificherebbe la guerra più mondiale, sanguinosa e distruttiva di tutti i tempi. Con le sanzioni? Sono sempre lente, insidiate da dissociazioni, comunque sassi lanciati in alto che finiscono per ricadere sugli stessi che li lanciano. Non-violenza alla Gandhi? Ma lo vedete voi un Gandhi in Ucraina contro i Russi che non sono gli Inglesi?
In realtà, il giovane e leale Presidente dell’Ucraina e il suo popolo sono in balia dell’invasore.
Papa Francesco incita i credenti alla preghiera e al digiuno, dopo aver pronunciato sobrie parole e, certamente, dopo aver messo in moto la diplomazia vaticana. Ma i nostri non sono i giorni della crisi tra Cuba e Stati Uniti.
E la Chiesa ortodossa di Russia non ha nulla da dire? Chi scrive è incondizionatamente per l’ecumenismo e ama quella Chiesa, ma una Chiesa non può fermarsi ai turiboli incensanti e alle implorazioni fra venerabili icone e non alzare con franchezza la voce contro l’empio e il male che perpetra.
Si noti: il Papa sente nella carne le sofferenze delle popolazioni, mentre il predone Putin addirittura assicura attacchi inimmaginabili ai popoli innocenti delle nazioni che si schierassero a favore dell’Ucraina.
A chi sa un po’ di storia, filosofia e teologia, vien da rispolverare certe teorizzazioni del passato sull’abbattimento del tiranno, sulla eliminazione come extrema ratio di un soperchiatore assoluto e incontenibile.
Altri può fantasticare: dal cielo, sul grande popolo di Tolstoj e Solgenitsin, quasi del tutto silenziato, si facciano nevicare milioni e milioni di volantini che rivelino le immense fortune deposte nei santuari bancari d’Occidente da Putin e dai suoi oligarchi, ex-comunisti divenuti sbrecciati capitalisti, alle spalle del popolo russo impoverito. Sì, perché, nella fattoria degli animali, si ricordi Orwell, gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali degli altri.
Quando la storia tuona come in questi giorni ci sentiamo tutti dei nulla. Il nostro monumentale individualismo si affloscia, ma a ognuno resti almeno la decenza di pensare e condividere le sofferenze altrui.
Basilio Gavazzeni