“Salvini uno e bino, l’Illuminato e Conte, il ritorno di Letta…ma l’era Draghi sarà molto di più”. Di seguito la nota inviata dal senatore lucano del PD. Di seguito la nota pubblicata sulla rubrica “Belfagor” di Gianni Pittella.
Belfagor è un nom de plume, di dichiarato sapore ereticale, scelto da alcuni amici del portale per esternare note e commenti fuori dalla ritualità e stimolare riflessioni spregiudicate e coraggiose sullo stato e le prospettive della politica italiana.
Chissà cosa penserebbe oggi Luigi Russo, Direttore della Normale Scuola Superiore di Pisa, che nel lontano 1946 battezzò Belfagor la rivista di varia umanità cui furono chiamati a collaborare nel tempo intellettuali “eretici” come Armando Saitta, Luigi Salvemini, Norberto Bobbio, Gianfranco Contini, Pietro Calamandrei e molti altri, spinti esclusivamente dal desiderio di proporre una lettura non conformista della realtà.
“Le scintille di Belfagor” sono un punto d’incontro per condividere osservazioni, studi e commenti sulla realtà che stiamo vivendo e sulle istanze che ne provengono, nato da una coscienza civica feconda e molto attenta.
Esternazioni libere ed anche provocatorie, che ovviamente non impegnano il titolare responsabile del portale. Buona lettura!
Salvini si arrampica sugli specchi per mostrare piena e altisonante lealtà al nuovo governo di cui non senza patenti contraddizioni fa parte. Nel contempo non può lasciare troppo spazio alla sua aggressiva concorrente, la tenace Meloni sparata ormai contro il governo su tutto.
In ombra gli orfani di Conte, quelli che lo avevano proclamato Unto del Signore riservando un privilegio mai tribuito ne’ a Veltroni, ne’ a Prodi, ne’ a Dalema ne’ a Fassino o Rutelli, l’lluminato è costretto a inventare un nuovo storytelling per il Movimento nato con lo scopo di sfasciare il sistema, combattere privilegi e aprire il Parlamento come una scatola di tonno.
E’ lui l’ideologo della nuova fase, colui che consente ai più del Movimento di passare dalla sera alla mattina dal Conte o morte, al Draghi leader della riconversione ecologica, è sempre lui che tiene in gioco la imperterrita Virginia e libera il campo al ritorno del Giuseppi politico, consacrando la regola dei due mandati che farebbe terra bruciata di Ministri e parlamentari e aprirebbe le porte ad un nuovo cemento centrista per il partito che vuole essere in sedicesimi la democrazia cristiana di oggi.
E chi se ne importa se nel frattempo Di Maio è diventato un bravo Ministro degli esteri e tanti altri hanno appreso e compreso come si fa bene il parlamentare.
Nel paesaggio nuovo irrompe Enrico Letta.
Chiamato a gran voce a riparare i danni gravi della Ditta, ha ben donde di far valere la sua linea politica e a rompere gli equilibri preesistenti talvolta con argomenti giusti usati strumentalmente, ma trova il burro, un partito anarchizzato da correnti prive di respiro politico e in ansia febbrile del redde rationem delle prossime candidature.
Dopo l’esilio forzato Letta ha ragione da vendere nel giocarsi le sue carte e nel costruire per il centrosinistra e per sé una prospettiva di vittoria.
Questo è ciò sta accadendo, forse è ciò che accadrà.
Ma siamo sicuri che l’era Draghi sia solo la nascita di un governo, per vincere le grandi emergenze indicate dal Presidente più alto, che stanno soffocando il Paese?
Potrebbe essere molto di più.
Come scrive Barricco “la noia è un terreno molto pianeggiante”, più divertenti i saliscendi della politica italiana, soprattutto quando sono in campo finalmente leader non di carta pesta.