Basilicata, Puglia e Calabria unite contro le trivellazioni nello Jonio. Berlinguer guida una delegazione a Roma dal Sottosegretario all’Ambiente.
Una delegazione di amministratori locali, guidata dall’Assessore all’ambiente Aldo Berlinguer, é stata ricevuta oggi a Roma dal sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo. Argomento: Valutazione impatto ambientale sull’istanza di prospezione e ricerca idrocarburi Enel Longanesi Developments Srl.
Presenti, oltre all’assessore Berlinguer, i rappresentanti dei Comuni di Policoro, Taranto e Rossano. Il territorio di tutto l’arco Jonico – spiega l’Assessorato all’Ambiente della Regione Basilicata – risulta così complessivamente rappresentato, atteso che anche le Regioni Puglia e Calabria si sono unite all’appello del presidente Pittella e dell’assessore Berlinguer rivolto nelle scorse ore al ministro Galletti, con il quale la Regione Basilicata ha ribadito il proprio NO alle attività di ricerca di idrocarburi a largo della costa ionica.
Anche Puglia e Calabria avevano infatti espresso parere negativo all’istanza avanzata dalla società Enel Longanesi Developments Srl ma anche il loro parere é stato disatteso dalla Commissione nazionale che ha accordato una valutazione di impatto ambientale positiva al progetto. E per questo hanno voluto ribadire la loro contrarietà, sulla scorta di ciò che anche gli amministratori di vari comuni della costa pugliese e calabrese hanno precisato con forza durante l’incontro tenutosi nei giorni scorsi a Policoro.
“Aderiamo volentieri all’iniziativa di Pittella e Berlinguer perché le attività di ricerca degli idrocarburi riguardano un bene di straordinario pregio naturalistico che condividiamo: il mar Jonio, ha affermato il presidente Oliverio”. ” Bene che anche la Regione Puglia considera inviolabile e strategico per lo sviluppo turistico di tutto il grande bacino territoriale che vi si affaccia, ha aggiunto il presidente Emiliano”.
La riunione a Roma é stata comunque proficua. Il sottosegretario Velo si é infatti dichiarata disponibile a proseguire il dialogo con le Regioni interessate ed ha ascoltato con attenzione tutte le ragioni della contrarietà alle iniziative di ricerca degli idrocarburi nel mare Jonio. “Una valutazione di impatto ambientale non equivale ad un titolo concessorio “ha dichiarato il sottosegretario. Si apre quindi un confronto molto più ampio nel quale saranno interlocutori necessari il Ministero dello sviluppo economico e la stessa Presidenza del Consiglio.
“Abbiamo deciso di battere la via del dialogo e della collaborazione, ha precisato Berlinguer, perché questo é il modo corretto di intendere i rapporti tra istituzioni. Siamo quindi venuti a Roma per spiegare le ragioni del nostro dissenso al Ministero dell’ambiente, chiedendo al sottosegretario di sposare lo stesso nostro indirizzo politico-istituzionale. Faremo valere le nostre ragioni in tutte le sedi istituzionali competenti. Se però esse non saranno recepite, ci rivolgeremo tutti uniti all’autorità giudiziaria. Le legittime istanze dei territori interessati non possono essere ignorate”.
Concordi anche gli amministratori dell’arco Jonico, Rocco Leone, Rodolfo Alfieri e Gionatan Scasciamacchia, presenti all’incontro i quali, uniti, hanno espresso al Sottosegretario fortissime preoccupazioni sull’eventualità che si avviino attività di ricerca di idrocarburi a mare.
Non resta quindi che attendere le ulteriori interlocuzioni già programmate nei prossimi giorni. Pendono infatti ulteriori istanze attorno alle quali le Regioni hanno già ribadito la loro contrarietà e sulle quali la Commissione Via non si é ancora pronunciata. Il tema é infatti politico, prima che tecnico, ed é un tema che necessariamente travalica i confini nazionali. Occorrerá quindi riportare il dibattito anche in sede europea, affinché non si verifichino discrasie inaccettabili, come avviene già oggi in Adriatico, con buona parte della superficie marina già prestata alle estrazioni.
Sul provvedimento attuativo dell’art. 38 della legge “Sblocca Italia” sarà proposto il ricorso al Tar del Lazio e, contestualmente,sarà promosso il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. Respinta una mozione di Leggieri.
Il Consiglio regionaleha approvato oggi a maggioranza (con 12 voti favorevoli di Cd, Pd, Pp, Udc, Psi, Gm, 2 voti contrari dell’M5s e 3 astenuti del Pdl-Fi e di Lb-Fdi) unamozione che impegna il presidente della Giunta regionale “ad impugnare dinanzi al Tar Lazio il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 25 marzo 2015 sull’attuazione all’art. 38 della legge ‘Sblocca Italia’ e, in ragione della lesività delle prerogative costituzionali riservate alle Regioni, che trovano espressione in sede di Conferenza Unificata, a promuovere contestualmente conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, il tutto entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del Decreto sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta lo scorso 6 maggio”.
La mozione, proposta dai consiglieri Mollica (Udc), Cifarelli (Pd), Romaniello (Gm) e Bradascio (Pp),modifica un analogo documento che nella precedente seduta era stato proposto dai consiglieri Mollica (Udc) e Romaniello (Gm). “Il decreto – viene sottolineato nella mozione –reca una disciplina transitoria delle attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi, nonché una disciplina delle medesime attività da esercitare sulla base del nuovo ‘titolo concessoriounico’, destinato a sostituire i vecchi titoli minerari”.In particolare, il decreto “solleva dubbi di legittimità rispetto all’immediata applicabilità delle nuove norme dello Sblocca Italia al titolo concessorio unico e al ruolo della Regione nel procedimento finalizzato al rilascio del titolo”.
“Lo Sblocca Italia ha voluto far riferimento a due distinte fasi del procedimento – si legge ancora nel documento approvato dal Consiglio regionale – chiamando la Regione ad esprimersi con l’intesa prima che il procedimento sia concluso”. Di conseguenza “è contra legem quanto previsto dal disciplinare tipo che, all’art. 3, comma 2, dispone che ‘il procedimento unico per il conferimento del titolo concessorio unico è svolto nel termine di 180 giorni, tramite apposita conferenza di servizi, nel cui ambito è svolta la valutazione ambientale preliminare del programma lavori complessivo espressa, entro 60 giorni, con parere della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto ambientale Via/Vas del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio, del Mare e il rilascio dell’intesa (della Regione)”.
“D’altra parte – si legge ancora nella mozione -, lo stesso disciplinare tipo richiama a tal fine l’accordo sulle ‘modalità procedimentali da adottare per l’intesa tra lo Stato e le Regioni’, stretto in Conferenza Stato Regioni il 24 Aprile 2001, il quale prevede che l’intesa venga richiesta alla Regione sin dall’avvio del procedimento e che, in caso di mancato rilascio da parte dell’Ufficio dell’Amministrazione regionale competente, l’Amministrazione centrale proceda alla convocazione di una conferenza di servizi.Soluzione che ha trovato finora riscontro anche nella prassi e conferma che l’intesa regionale ha natura politica e non tecnica; ed è l’organo politico della Regione che deve esprimersi a conclusione del procedimento e non già il dirigente competente per materia, prendendo parte ad una conferenza di servizi alla stregua di qualsiasi amministrazione pubblica chiamata a rilasciare un qualsivoglia parere o nulla-osta”.
Nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della mozione sono intervenuti i consiglieri Cifarelli e Santarsiero (Pd), Mollica (Udc), Leggieri (M5s), Romaniello (Gm), Napoli (Pdl-Fi), Rosa (Lb-Fdi) ed il presidente della Regione Pittella.
La richiesta di impugnativa del decreto Mise era al centro anche di un’altra mozione, presentata dal consigliere Leggieri (M5s), che è stata respinta a maggioranza (con 2 voti favorevoli dell’M5s, 12 voti contrari di Cd, Pd, Pp, Udc, Psi, Gm, e 3 astenuti del Pdl-Fi e di Lb-Fdi). “Come ampiamente anticipato nei mesi passati – si legge nel documento – il decreto ministeriale in questione è l’ultimo tassello del piano architettato dal Governo per arrivare ad un accentramento delle decisioni in ordine alle estrazioni petrolifere. Le comunità locali e le istituzioni territoriali sono state di fatto spogliate di ogni potere e di ogni possibilità di intervento. Le promesse e le rassicurazioni che il presidente Pittella ha fatto più volte in questa sede e in vari pubblici interventi si sono dimostrate prive di fondamento, avendo il Governo portato avanti la propria politica in materia energetica senza alcun riconoscimento reale del ruolo delle Regioni”. A parere di Leggieri “il decreto ministeriale del 25 marzo 2015 contiene diversi profili di illegittimità, soprattutto con riguardo al ruolo marginale che viene riconosciuto alle Regioni nei processi decisori”.
Impugnativa decreto Mise: dichiarazione del presidente Pittella
“Voglio che i lucani sappiano che i primi difensori dei cittadini e dell’ambiente siamo noi. L’allarmismo o addirittura il terrore creato demagogicamente su questioni delicate come le estrazioni e i permessi di coltivazione non giovano a nessuno”
“La decisione della Regione Basilicata di impugnare dinanzi al Tar del Lazio il decreto emanato dal Ministero dello Sviluppo economico il 25 marzo scorso in attuazione della legge Sblocca Italia, ha un chiaro significato politico. Quello di rafforzare le garanzie contenute nell’articolo 38 della stessa legge, che a suo tempo ci indussero a non appellarci alla Corte Costituzionale, proprio perché ritenevamo che fossero state accolte dal Governo le nostre istanze”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Marcello Pittella nel corso del suo intervento in Consiglio Regionale.
“Approvando con alcune, decisive integrazioni proposte dalla maggioranza di centrosinistra la mozione proposta dai consiglieri Mollica e Romaniello, – ha aggiunto – abbiamo dato prova di uno spirito costruttivo che ha l’unico intento di difendere la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente.
Nel segnalare, all’interno del decreto del Mise, come puntualmente ha fatto il consigliere Santarsiero, quelli che, a nostro avviso, sono alcuni elementi poco chiari che rischiano di creare confusione in fase di attuazione dello Sblocca Italia, ci siamo posti in una linea di continuità con una posizione chiara e coerente contro le trivellazioni in mare e contro altre estrazioni in aree sensibili della nostra regione (come quella del Vulture, per esempio) che non rientrano negli accordi del 1998 e del 2006.
Voglio che i lucani sappiano che i primi difensori dei cittadini e dell’ambiente siamo noi. L’allarmismo o addirittura il terrore creato demagogicamente su questioni delicate come le estrazioni e i permessi di coltivazione non giovano a nessuno. Viceversa, è utile affrontare seriamente questioni delicate come queste e ricorrere, se necessario, alle sedi competenti per difendere le nostre prerogative e competenze”.
NAPOLI (FI), IMPUGNATIVA SBLOCCA ITALIA NON E’ ATTO ESAUSTIVO
“L’impugnativa dell’art.38 dello Sblocca Italia, decisa ieri in Consiglio Regionale, che si interpreta come un evidente passo indietro del Presidente Pittella, sinora ostinato a ricercare il “corridoio diplomatico” con il Premier Renzi, non può rappresentare una sorta di atto esaustivo per difendere il territorio e dare risposte alle legittime aspettative della comunità lucana”. E’ il commento del capogruppo di Forza Italia Michele Napoli motivando il voto di astensione alla mozione e aggiungendo che “se non si affronta la questione petrolio in tutta la sua complessità e ci si lascia trasportare dall’emotività corriamo il rischio di sembrare una classe dirigente che naviga in balia delle onde e, fatto più grave, lo fa su un tema così importante, così sensibile, un tema che è fortemente avvertito dalla nostra gente”.
Nel ricordare di aver sottolineato in più occasioni l’importanza di affrontare questo tema cercando una condivisione quanto più ampia possibile per andare sui tavoli decisionali con una risoluzione che avesse la giusta valenza di natura politica, il capogruppo di Fi aggiunge che “se questo non è accaduto in passato vorrei non si ripetesse oggi”.
Per Napoli, inoltre, “la rinnovata iniziativa del Governo e del Consiglio Regionali contestualmente alla battaglia costituzionale sullo Sblocca Italia deve puntare ad accelerare il confronto di concertazione con il Governo e le compagnie attraverso una chiara strategia: non ci possiamo accontentare di qualche punto percentuale in più di royalties. Il traguardo, tutto ancora da raggiungere, è di evitare il rischio che lo “Sblocca Italia” riservi solo briciole alla Basilicata, nonostante il suo notevole apporto alla questione energetica del Paese”. “Ho sempre ritenuto – continua il capogruppo di Fi – che se si vuole affrontare efficacemente la questione petrolio non si può non partire da un’analisi del rapporto fiscalità-risorse per capire chi ci guadagna realmente con il petrolio. E’ lo Stato il soggetto che percepisce gli introiti più rilevanti derivanti dal petrolio lucano perché il prelievo fiscale sulle attività petrolifere ( tra IRES, Addizionali IRES, Robin Tax e IRAP) raggiunge il 62%, a cui bisogna aggiungere le royalties per le estrazioni sul territorio, queste sì destinate agli enti locali, che stanno esattamente al 10%. Stante questo quadro di fiscalità generale – sottolinea Napoli – è legittimo pretendere che lo Stato faccia la sua parte per la Basilicata, considerando questa regione per quello che è: una opportunità piuttosto che un problema.”
“Non si deve sottovalutare – continua il capogruppo di Fi – che con il petrolio ci guadagna insieme allo Stato l’Eni di cui comunque lo Stato detiene quote azionarie. E’ questa dunque la vera tassa occulta che tutti noi paghiamo allo Stato, mentre dal 1998 ad oggi la Basilicata ha dimostrato, nei fatti, di essere uno straordinario laboratorio di federalismo fiscale in riferimento a due risorse fondamentali come l’acqua e il petrolio, ricevendo in cambio poco o quasi nulla. In definitiva – conclude – se braccio di ferro ci deve essere con il Governo Renzi ciò avvenga a tutto campo”.
MOVIMENTO 5 STELLE: SULLA IMPUGNAZIONE DEL DISCIPLIARE GIOCO DI PRESTIGIO DELLA MAGGIORANZA.
Abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo del teatrino della politica con la maggioranza che il 4 dicembre 2014 aveva votato contro l’impugnativa del Decreto Sblocca Italia impegnata ad arrampicarsi sugli specchi nel disperato tentativo di salvare le apparenze davanti al popolo lucano.
Dietro la nuova facciata fatta di una volontà di impugnare il disciplinare emanato dal Ministero dello Sviluppo economico, rimane la politica imposta da Pittella e fatta di barili di petrolio.
Consiglieri di questa nuova maggioranza improvvisata impegnati ancora una volta a difendere una scelta politica assurda e scellerata, quella del 4 dicembre, e a cercare di convincere (o di convincersi) della bontà del Decreto Sblocca Italia.
Contro questo nuovo tentativo di ingannare i lucani, il Movimento 5 Stelle ha ribadito il proprio no secco alle politiche energetiche di questa Giunta, ha ribadito il no allo Sblocca Italia e al decreto del MISE, sottolineando però che la mozione presentata da Mollica e Romaniello (e emendata dalla maggioranza) era politicamente inaccettabile.
“Politicamente inaccettabili erano le premesse della mozione presentata dai colleghi – dice il consigliere Leggieri – perché di fatto si cercava una legittimazione postuma della scelta assunta il 4 dicembre. Per questa ragione abbiamo deciso di votare contro la mozione in questione chiedendo invece che venisse approvata la nostra . Non potevamo in alcun modo soggiacere ai giochetti che si celavano dietro quella mozione, la quale non dichiarava un secco no al petrolio, tutt’altro”.
“Rimane un dato, ancora una volta il PD di Basilicata e il Presidente Pittella hanno ingannato i cittadini di questa Regione” – prosegue Leggieri – con un gioco delle tre carte, questo va riconosciuto, da vero protagonista”.