Pierluigi Diso in una nota esprime alcune riflessioni sulla situazione politica nella città di Matera dopo lo scioglimento del Consiglio comunale di Matera che ha determinato la caduta dell’Amministrazione Bennardi. Di seguito la nota integrale.
Matera ha necessità di essere rilanciata e quella stessa folla di piazza San Giovanni del 17 ottobre 2014 adesso chiede il risveglio della città. Dell’eredità del 2019 e del futuro culturale di Matera si è discusso per un’intera giornata, mentre la città si è resa conto che il treno delle ultime consultazioni comunali lo ha perso (per fortuna desso ha la metropolitana delle FAL) ed i giovani a cui i materani avevano dato fiducia, con un voto di protesta più che di proposta, hanno forse fatto del loro meglio? L’amministrazione comunale non ha portato a termine la consiliatura, ma il popolo è “faber fortunae suae”, deve prendersi le sue responsabilità. Il sindaco Bennardi è stato uno dei tanti, non certo uno tra i tanti e Matera non ha dovuto attendere nemmeno il 9 novembre (in quella stessa data del 1989 cadde il muro di Berlino) perché è caduto prima e la città non merita di essere offesa. Se è vero che ci sono corsi e ricorsi storici, questa volta non è accaduto quanto già registrato il 5 ottobre 2020, quando fu proprio il PD a ritenere che era meglio votare Bennardi che consegnare Matera nelle mani dell’ingegner Sassone. Questa volta non hanno funzionato il c.d. “buon senso” in vista dell’approvazione del bilancio, la c.d. rigenerazione urbana delle cubature, delle compensazioni, dei piani casa, delle strade e delle mense e delle scuole cittadine da risanare con i soldi del PNRR. Prima delle prossime elezioni amministrative occorre dare una scossa strutturale ad una città intorpidita da anni di inerzie amministrative. Nel frattempo c’è già chi si è spinto oltre e guarda al “civismo federativo” per le prossime consultazioni comunali. C’è chi guarda alla Terra d’Otranto e alimenta un dibattito tra Matera e Potenza, cercando di provocare un’implosione a livello regionale. C’è chi chiede di riaccendere i motori delle intelligenze ormai spente e di riprendere a discutere pubblicamente della città, di chi siamo, dove vogliamo andare. La cittadinanza però non è pronta, i partiti, o quel che ne resta, nemmeno, nonostante in città sia già partito il toto-sindaco. La riforma delle riforme riguarda innanzitutto il quotidiano viver civile, economico, sociale e cioè la politica cittadina e l’amministrazione di Matera. Attendiamo adesso alla finestra e vedremo i modi attraverso i quali il confronto politico si proporrà alla città. Occorre un protagonismo autentico della società civile che non può che nascere da una piena assunzione di responsabilità della società e delle sue espressioni più accese verso i temi più cari e vicini ai cittadini, che pertanto possano riconoscerla e valorizzarla. Solo una robustezza d’animo con cui vivere la politica può portare l’eletto ad operarsi per il bene della polis. Ecco la necessità di una governance di qualità, trasparente e disinteressata, ma con una grande passione civile. Matera c’è stata, c’è e ci sarà sempre, ha già fatto tanta strada, prima a dorso di mulo ed oggi con la metropolitana. Matera è stata la “città bradanica” del rapporto Musacchio negli ani settanta. Raffaello De Ruggieri l’ha rilanciata nel 1980 insistendo sulla rinascita dei Sassi. Nel 1990 è stato il “rapporto Cuoco” che l’ha identificata “città murgiana e cerniera” con la Puglia. Saverio Acito la definì “città cantiere”, del pane, della pasta e poi dei salotti e ci fu chi avrebbe voluto chiamarsi ironicamente “Acito” ed infieriva dicendo che Potenza, però, aveva le poltrone, Matera solo i salotti. Angelo Minieri definì Matera la “città delle tre S”: Sassi, salotti e servizi. Mentre Matera si preparava ad essere la “smart free zones” con le aree industriali di Iesce, La Martella e l’area artigianale del Paip, recentemente rilanciato solo in una pubblicazione di buona fattura. Da qualche giorno Matera è al centro di una nuova forma di impresa: la Regione Basilicata ha condiviso e proposto la creazione di una “Zes cultura” a Matera. Tanti slogan si sono ripetuti e, come hanno detto in molti che non sapevano nulla dell’evento del 17 ottobre in Casa Cava, siamo cittadini o comparse in casa nostra? Questa è la città dei basilischi (di Lina Vertmuller) e se presto ci sarà l’anniversario dei film girati a Matera da Pasolini e da Mel Gibson, allora la proposta di una Zes cinematografica nell’area Paip di Matera può diventare almeno oggetto di discussione e forse una realtà, sempre che la presidente Romaniello voglia almeno considerarla. Serve un nuovo progetto di sviluppo industriale se è vero che Matera ha vissuto il passaggio “dalla selce al silicio”, se dalla murgia addirittura osserva l’universo, e dovrà (in politica i verbi si coniugano al futuro) essere attrattiva per gli investimenti industriali, magari internazionali. In mancanza, la Puglia “ci mangia”, non dimentichiamo la lungimiranza pugliese nel realizzare subito la strada di collegamento tra Bari e Matera per il 2019. Per il centro storico manca una visione di luogo culturale da salvaguardare mentre fioriscono B&B, i negozi di souvenir, i ristoranti, con le dovute conseguenze. Nel frattempo in città si è ripreso il mercato immobiliare: è stato abbattuto un hotel per costruire alloggi di lusso; il Comune di Matera non ha un piano di rilancio urbano e non ha acquistato il vecchio stabilimento della Barilla, eppure “…dove c’è Barilla c’è casa!”. A settembre, dall’ultima Fiera del Levante, è giunto anche a Matera il monito che la ZES unica speciale e il Piano di ripresa e resilienza sono occasioni da non perdere. Il Ministro Fitto si è già impegnato a livello europeo per far giungere all’Italia la c.d. Quarta Rata. E’ questo un altro Piano Marhall, il Next Generation EU ha destinato al Mezzogiorno il quaranta per cento di oltre duecento miliardi di euro. Occorre un momento di confronto in città e con la città regione (Potenza) sul rapporto tra Matera e la Regione Basilicata. E’ questo quello che interessa alla Regione, non certo le sorti della città in sé.
Pierluigi Diso