L’onorevole materano Vincenzo Viti, consigliere Svimez, in una nota esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Gapriele Pescatore.
La scomparsa di Gabriele Pescatore rende drammaticamente più povera l’Italia. Se ne va uno dei costruttori e amministratori di quell’edificio anomalo, inedito nel panorama istituzionale italiano, frutto di una innovativa ibridazione giuridico-amministrativa mutuata dall’esperienza anglosassone, la Cassa, che si è iscritta profondamente nella modernizzazione del Mezzogiorno nel cuore della ricostruzione del Paese.
Alla Cassa si devono i primi lineamenti della infrastrutturazione del Sud, le dotazioni essenziali alla qualità della vita civile delle comunità meridionali: servizi e formazione, le strategie a sostegno dello sviluppo dell’industria al superamento della storica arretratezza dell’agricoltura.
Avrebbe compiuto cento anni il 21 ottobre del 2016. Magistrato, Docente di Diritto della navigazione, Presidente del Consiglio di Stato, Presidente della Cassa del Mezzogiorno, operoso intellettuale a fianco della Svimez in una lunga traversata che ha segnato incisivamente il ciclo di un meridionalismo del fare. E’ stato il campione di un riformismo nutrito di efficienza di lealtà e di concretezza, di buona amministrazione e di etica pubblica.
La Svimez aveva progettato di festeggiare il ragguardevole traguardo del secolo di vita di Pescatore ripercorrendone stile, azione, valori nel ricordo di un meridionalismo nutrito di competenza, passione, onestà, cultura istituzionale e senso dello Stato in un tempo di smemoratezze, anemie morali e derive. Sarebbe stata l’occasione per tornare ad una stagione leggendaria. Ricordo, avendovi avuto talvolta possibilità di partecipare, nel corso della mia esperienza in Parlamento, le verifiche sui risultati delle azioni di sviluppo nel Sud alle quali Pescatore veniva chiamato in spirito di solidarietà e servizio comune da Emilio Colombo quando era Ministro del Tesoro.
Era un’altro tempo, un’altra storia: relazioni vissute secondo un’idea alta dell’Italia, stili testimoniati di un mondo che non vorremmo perduto per sempre. Due modi di “servire”, senza interferenze né invasioni di campo in uno spirito di cooperazione, un’unica strategia che ha segnato un’epoca. Della quale occorrerebbe recuperare spirito e qualità nel tempo nuovo della politica italiana.
Lug 07