Il rinvenimento, nel corso dei saggi archeologici diretti da Isabella Marchetta, della Chiesa di Sant’Eustachio de Posterga, nell’ambito dei lavori di ripavimentazione del piazzale di Santa Lucia alla Civita (Porta Postergola), costituisce l’ennesima dimostrazione della ricchezza del patrimonio storico-archeologico che la nostra città antica custodisce.
Ma è anche un esempio di come, negli interventi riqualificazione della città antica, la collaborazione tra cittadini, studiosi, operatori, tecnici, ed Amministrazione sia la carta vincente per riportare alla luce, tutelare e valorizzare pezzi sempre più significativi di quel patrimonio. Il che rappresenta straordinaria occasione di crescita, per una città come Matera, impegnata nella valorizzazione del suo patrimonio storico quale componente strategica delle proprie prospettive di sviluppo, sia culturale che socio-economico.
Nello specifico si è assistito alla proficua collaborazione tra residenti nei Sassi (“Comitato Sassi”) e l’Amministrazione appaltante (Assessori Corti e D’Oppido) che ha accolto la richiesta del Comitato di far precedere l’inizio dei lavori di ripavimentazione, da una campagna di scavi archeologici che mettesse in luce la (ricca e nota) stratificazione storico-archeologica della zona, già indagata da Eleonora Bracco nel 1933, all’epoca di realizzazione di Via Madonna delle Virtù con relativo piazzale.
Ha trovato così conferma lo studio pubblicato dallo storico Raffaele Paolicelli sulla Rivista “Mathera” del dicembre 2017, che ivi localizzava la Chiesa di S. Eustachio de Posterga, della quale si erano perse le tracce, dopo i lavori degli anni ’30.
Come può vedersi è una vittoria di tutta la città, e di un “metodo” che è opportuno si costituisca quale regola generale degli interventi su edifici e spazi della “città storica”.
Un metodo che fonda sulla collaborazione tra ricerca storica-archeologica, sua divulgazione (saggi, riviste), confronto e partecipazione dei cittadini (che conoscono, ed amano, i luoghi), ed Amministrazione Comunale, cui spetta la regia e la gestione degli interventi programmati.
Un metodo già utilizzato in un passato più o meno recente (Vedi: Seminario nuovo, Banca d’Italia, Piazza San Francesco, Piazza Vittorio Veneto, ecc.), ma che, singolarmente, proprio negli anni della Capitale Europea della Cultura, è stato sacrificato sull’altare delle “emergenze”, vere o presunte; provocando non pochi guasti.
L’auspicio è adesso che si riportino integralmente alla luce le testimonianze archeologiche e storico-artistiche venute alla luce, e sulla base di quelle venga rivisto il progetto originale di ripavimentazione, che sappia valorizzare quanto venuto alla luce, realizzando un ulteriore tassello di documentazione della straordinaria qualità della nostra città.
Il Comitato Sassi esprime vivo e sincero plauso e ringraziamento all’Amministrazione che ha dato il là agli scavi, ed all’archeologa Isabella Marchetta che con grande impegno e determinazione di chi li ha eseguiti”.