“È a dir poco scandaloso che una regione come la Puglia, che ha nell’agricoltura uno dei suoi punti di forza e che peraltro coordina le politiche di settore presso la Conferenza Stato-Regioni, veda scivolarsi tra le mani centinaia di milioni di contributi pubblici perché non ha saputo gestire adeguatamente il Piano di sviluppo rurale, rischiando seriamente di perdere due-tre punti di Pil a causa dei mancati investimenti e di provocare una grave crisi del settore. In pratica, gli agricoltori pugliesi dovranno rinunciare a più di 143 milioni di euro, tra fondi europei e cofinanziamento nazionale. Se consideriamo che molti hanno già realizzato progetti a proprie spese confidando, come previsto dal bando, nell’erogazione degli aiuti, e che le banche adesso chiedono i rientri di questi investimenti, la situazione finanziaria delle aziende agricole risulta al limite del fallimento. Non è degno di una regione che vanta eccellenze capaci di competere sui mercati nazionali e internazionali. Per questo ho presentato una interrogazione alla ministra Bellanova, affinché chiarisca quali iniziative intende intraprendere nei confronti della Regione Puglia alla luce di questa cattiva amministrazione, e se vi siano misure che possono essere adottate per assicurare l’immediata attuazione e accelerazione della spesa del PSR Puglia per il 2014-2020”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis commentando l’interrogazione da lui presentata alla Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali in merito alle difficoltà della Regione Puglia ad attuare il PSR 2014-2020 e ai contenziosi ancora aperti che complicano ulteriormente le erogazioni. Dal rendiconto di spesa a fine 2019 risulta che, per quanto riguarda il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (ossia il PSR), “la gestione è stata a dir poco disastrosa. Per la regola del disimpegno automatico, gli agricoltori pugliesi dovranno rinunciare a 142,3 milioni di euro di contributi pubblici del piano di sviluppo rurale 2014-2020”.
La Regione ha inviato a Bruxelles una richiesta di deroga di un anno in cui si fa presente che “il non speso, a causa dell’enorme contenzioso che si è aperto, è pari a 350 milioni di euro, certamente di più della quota che è andata persa. Nella documentazione trasmessa, la Regione evidenzia che i fondi non spesi sono proprio quelli che, bloccati per il contenzioso, non si potevano spendere”. Tuttavia, si legge nell’interrogazione, “attuare tutto questo è molto difficile perché pare che la Regione non abbia un’amministrazione tale da gestire questo volume di spesa in quanto gli uffici dell’assessorato sono a corto di personale, andato in pensione e sostituito con impiegati precari, e perché Bruxelles avrebbe fatto presente che chi ha presentato ricorso non ha mai ottenuto una sospensiva. Ne consegue che l’autorità di gestione poteva comunque procedere, fatti salvi gli accantonamenti prudenziali”. Il problema vero “starebbe nell’enorme conflitto giudiziario che si è aperto. Infatti, il Presidente Emiliano, una volta assunta la delega, ha cambiato, a graduatoria chiusa, le modalità di accesso”. Se prima il possesso del Durc, la bancabilità e la sostenibilità dell’investimento andavano presentati prima, con la modifica vanno presentati dopo, cioè a valle delle risorse ottenute. “Questo ha fatto sì che chi aveva un numero basso in graduatoria si è ritrovato ai primi posti e ciò ha alimentato una valanga di ricorsi”.
“Tutto questo ha penalizzato anche i giovani agricoltori”. Cinquemila giovani under 40 hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura, ma “in Puglia quasi 9 richieste su 10 (86%) non sono state accolte per colpa degli errori di programmazione, con il rischio concreto di restituzione a Bruxelles dei fondi disponibili. Poi sul bando per i giovani, a fronte delle 5.202 domande presentate, solo 750 sono state ammesse all’istruttoria, poco più di 1 domanda su 10”.