“La decisione del TAR Puglia di annullare i listini settimanali sul prezzo dei cereali e degli sfarinati della Camera di Commercio di Foggia porta sotto i riflettori una situazione anomala in cui a pagare sono i lavoratori, gli agricoltori e, indirettamente, anche i cittadini. Tenere bassi i prezzi del grano duro alimenta la dinamica di sfruttamento subito tanto dai lavoratori quanto dai produttori agricoli, a tutto vantaggio di altri attori della filiera. E incide anche sulla qualità e sulla salubrità di un prodotto fondamentale della nostra agricoltura. Di fronte a questa decisione, il governo non può rimanere fermo. Per questo colgo l’occasione per lanciare un appello alla Ministra Bellanova, cui giustamente sta a cuore il tema dello sfruttamento in tutte le sue forme, affinché dia la priorità a questa questione rispetto ad altre. Bisogna dare nuovo impulso all’istituzione di una Commissione unica nazionale, la cui sede naturale dovrebbe essere Foggia e che diventerebbe garante di trasparenza ed equità nella formazione del prezzo del grano e dunque nell’andamento del mercato. È un passo che va fatto con urgenza, perché ne va della sopravvivenza di migliaia di aziende agricole”.
Con queste parole il senatore Saverio De Bonis ha commentato la decisione del TAR Puglia di accogliere il ricorso proposto da Granosalus e di annullare i listini settimanali della CCIAA di Foggia, confermando le censure dell’associazione sulle modalità di accertamento, rilevazione e formazione dei prezzi dei cereali e degli sfarinati pubblicati sul sito dell’Ente camerale.
“Con il ricorso – ha affermato De Bonis – l’associazione Granosalus ha voluto dare voce ai tanti cerealicoltori penalizzati da un meccanismo che non di rado ha assunto i profili di un vero e proprio cartello mascherato, su cui spetterà all’Antitrust pronunciarsi. Solo ridando dignità a questi due soggetti si può sperare di risolvere alla radice il problema. Con una bilancia che pende tanto a favore della grande distribuzione e dell’industria di trasformazione, è necessario un ente che riporti equilibrio nella formazione dei prezzi, che attualmente spesso non riescono a controbilanciare nemmeno i costi di produzione”.
“Quella del TAR è una decisione che non può non avere conseguenze sul mercato nazionale. Al di là delle dimensioni commerciali globali, il mercato della trasformazione del grano duro, secondo le recenti stime del 2018, pari a 1.667 milioni di euro, si trova al centro di un complesso intrigo di questioni che, sotto il profilo economico e giuridico, nascondono un corpo sociale sensibilissimo. I derivati del nostro grano incidono, prima ancora che sui bilanci degli agricoltori, sulla vita dei cittadini e sul loro benessere”.
“Per questo – conclude il senatore – la sentenza del TAR deve essere presa dal governo nazionale come uno stimolo a istituire quanto prima la CUN del grano duro a Foggia, per restituire al mercato la trasparenza necessaria ad assicurare un reddito dignitoso a lavoratori e cerealicoltori e un prodotto salubre ai cittadini”.