“A quanto pare questo governo vuole continuare a spremere la Basilicata come un limone e proseguire con l’andazzo di sempre. Leggendo le dichiarazioni a mezzo stampa del senatore Pepe è evidente che tutte le domande fondamentali che riguardano le attività estrattive e il futuro di questo territorio rimangono inevase, mentre si chiede a tutti noi di fare un atto di fede e credere che d’ora in poi i giganti del petrolio benevolmente decideranno di non inquinare, di rispettare l’ambiente e di avere a cuore la salute dei cittadini”.
Lo ha detto il senatore Saverio De Bonis in risposta ad alcune dichiarazioni del senatore e vicepresidente della Commissione Antimafia Pasquale Pepe in merito al rinnovo delle concessioni a Eni e Shell nella Val d’Agri.
“Ma per noi gli interrogativi rimangono tutti in piedi, e sono di una gravità estrema. Innanzitutto, quanto petrolio si estrae nella nostra regione? Esistono metodi di rilevazione ufficiali e trasparenti del greggio? Inoltre, il ministero dello Sviluppo economico si arroga il diritto di attribuire i permessi di ricerca degli idrocarburi senza ascoltare il parere delle autorità regionali. Senza contare la percentuale irrisoria delle royalties, al 10%, che non producono vero sviluppo sul territorio e intanto incoraggiano le compagnie petrolifere a intensificare le loro attività senza riguardo per l’ambiente e la salute degli abitanti. Ultimo, ma non per ordine per importanza, il tema dell’acqua: le attività estrattive avvengono a ridosso di risorse idriche preziose non solo per la Basilicata, ma anche per la Puglia. A tal proposito, si rende necessaria la bonifica dei siti contaminati, al fine di ripristinare il benessere ambientale e idrogeologico e la salute dei cittadini, anche di quelli pugliesi, che bevono la nostra acqua”.
A fronte di tutte queste forti perplessità, è necessario, secondo De Bonis, “bloccare qualsiasi nuova attività di ricerca ed estrazione fino a quando non sarà fatta chiarezza e si deciderà di coinvolgere veramente la comunità locale, invece di darle trenta denari per comprarsi la sua acquiescenza. Bisogna inoltre creare un osservatorio ambientale permanente che esamini realmente l’impatto del petrolio sulla salute delle persone e dell’ambiente, prevedere un piano di emergenza e rivedere completamente il sistema delle royalties, in modo che i lucani diventino padroni delle loro risorse e decidano come impiegarle. Si parla tanto di autonomia, ma evidentemente anche su questo vige la legge dei due pesi, due misure. Il Sud è stanco di pagare dazio e vedersi ripagato con un piatto di lenticchie. Noi abbiamo in mente un’idea di sviluppo ben più ambiziosa e fondata sulla giustizia, ambientale e sociale, di quella che vogliono continuare a propinarci”.