Pio Abiusi per conto dell’Associazione Ambiente e Legalità in una nota torna ad occuparsi della vicenda della gestione della piattaforma con annessa discarica di la Martella e del Pef (piano economico finanziario) dei rifiuti 2023-2025. Di seguito la nota integrale.
Occorre cambiare conducente prima che finisca molto male per le tasche dei cittadini materani.
Era lo scorso autunno quando evidenziammo che la ricreazione era finita ed occorreva rimboccarsi le maniche. Furono parole che si persero nel vento.
Con Delibera di Giunta regionale dell’Ottobre 2018 venne nominato un Commissario ad Acta per curare gli atti necessari affinchè si effettuassero i lavori per il superamento dell’infrazione comunitaria alla Piattaforma integrata dei rifiuti non pericolosi ubicata in località la Martella di Matera.
All’epoca la sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea non era ancora stata emessa ma arrivò puntuale il 21 marzo 2019 e la Basilicata venne condannata per 23 discariche con la procedura di infrazione 2011/2215.
Per la discarica di Matera vennero stanziati 10,5 Milioni di Euro per effettuare i lavori necessari a metterla in sicurezza ma anche altri lavori e dotarla di maggior efficienza nell’ottica della riduzione delle spese di gestione ordinaria e di post gestione che ricordiamo ha la durata di 30 anni. Il progetto presentato dal Comune di Matera , prima del commissariamento, prevedeva una spesa di 19 Meuro. Ad Invitatia furono affidate tutte le fasi propedeutiche e quelle relative alla gara per l’esecuzione degli interventi. Vi è stata successivamente l’assegnazione di altri 3 Milioni di euro per poter effettuare il capping definitivo sul 1° e sul 2° settore della discarica; altre risorse sono state assegnate per realizzare una strada di servizio che conduce direttamente all’impiantistica senza transitare per la discarica vera e propria. I lavori di bonifica , contrariamente alle aspettative che prevedevano tempi molto più lunghi si sono completati con la fine del 2022 ed a fine Aprile vi sarà il collaudo di tutte le opere la cui realizzazione sono state affidate ad Invitalia, Il capping degli ultimi due settori indicati in precedenza e la strada di sevizio alla quale abbiamo fatto accenno saranno ultimati con la stessa tempistica ed il Commissario Straordinario Regionale, avendo esaurito i compiti assegnati e ad onor del vero è andato ben oltre, restituirà la gestione della discarica al Comune di Matera.
La Commissione Europea con lettera del 6 Aprile 2022 ha messo in mora ex art.260 TFUE quelle discariche per le quali l’Italia non aveva preso le misure per dare esecuzione alla
sentenza di cui ad art. 258, la sentenza del 21 marzo 2019 ; la Corte di Giustizia dell’Unione Europea non ha ancora emesso la nuova sentenza per il 260 TFUE e quindi l’importo della somma forfettaria o della penalità da versare non è stata ancora definita è da ritenere che prodotta la certificazione del corretto adeguamento, la discarica di Matera sarà fuori da infrazione.
Il Comune di Matera non ha neppure collaborato al rilascio della V.I.A. – Valutazione di Incidenza ambientale- con relativa modifica sostanziale dell’A.I.A. – Autorizzazione Integrata Ambientale- di quella rilasciata nel 2006. L’A.I.A. era scaduta nel 2011 e per il rinnovo della stessa il Comune di Matera aveva presentato decine ed inutili progetti di rinnovo. Giova esaminare adesso cosa prescrive il documento rilasciato in sede regionale nel febbraio del 2019 nella speranza che qualcuno legga. Circa la discarica oltre alla eliminazione del sovrabbanco che è stato trasferito correttamente nel sub-settore D del V settore, sono stati chiusi definitivamente i settori III e IV, sono stati costruiti i pozzi e le canalette di captazione e canalizzazione del Biogas e del Percolato, sono stati realizzati i quadri elettrici e gli impianti per il trattamento in loco del percolato e la valorizzazione del biogas che fuoriesce, si sono ottenuti i volumi residui dove potranno essere sistemati nuovi rifiuti. La realizzazione del V settore autorizzato nel 2006 è stata davvero una odissea, i volumi previsti erano 115 mila mc. che si esaurirono dopo vicende “simpatiche” sul corretto conteggio il 20 Aprile del 2015; I tecnici che avevano realizzato il V settore avevano sistemi di misurazione non attendibili e lo realizzarono di 179 mila mc, 64 mila mc in più dissero; la misurazione di professionisti corretti attestò che l’eccedenza era di ben 79,5 mila mc in più. Il nuovo conteggio non piacque alla amministrazione De Ruggieri che da allora si disinteressò completamente della discarica e fece bene. A trasferimento ultimato del sovrabbanco presente sul III e IV settore , stimato in 53 mila mc ma trasferito per 35mila mc- la parte residua è servita per la riprofilatura dei due settori-, i volumi residui in discarica sarebbero rimasti i 44 mila stimati; oggi i volumi residui stimati sono invece circa 25 mila mc e possono essere coltivati e messi a reddito. I volumi disponibili si sono ridotti perchè stati posti in discarica, previa modifica non sostanziale dell’AIA e loro caratterizzazione, gli inerti utilizzati per spegnare l’incendio scoppiato il 4 Agosto 2021. L’impianto di compostaggio è autorizzato per come operava prima che partisse la raccolta porta a porta che è stata affidata alla COSP nel gennaio 2021. A volumi esauriti, Aprile 2015, i rifiuti prodotti a Matera furono inviati “tal quale” presso altri impianti autorizzati in Regione. Nell’ottica della riduzione dei costi di trattamento venne posto in funzione l’impianto di compostaggio nel febbraio del 2016; la messa in funzione dell’impianto è accaduto di rado ed i rifiuti spesso sono finiti in discarica tal quale e talvolta neppure triturati. Ad una ispezione Arpab del Marzo 2016 si certificò che l’impianto aveva bisogno di una manutenzione straordinaria ed in più la gestione scellerata della piattaforma aveva iniziato a sovrabbancare di nuovo i rifiuti. La Regione emise diffida ad operare, il sovrabbanco abusivo appena depositato venne rimosso , il Comune di Matera attinse dal fondo di rotazione regionale 1,2 meuro, il prestito ottenuto è stato restituito, e con quelle risorse l’impianto venne reso più funzionale e meno inquinante in termini di dispersione degli odori,vennero installati nuovi filtri e nuovi scrubber più altri adeguamenti tra cui il quadro elettrico. La Regione autorizzò la ripresa dell’attività nel luglio del 2017 e si andò avanti secondo le autorizzazioni ricevute fino all’inverno del 2021, quando partì a tutti gli effetti il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti urbani. E’ un macchinario non pienamente utilizzabile per il tipo di raccolta che in città si effettua ma una parte di rifiuto non differenziato in città esiste ed altro ancora si può ritirare da altre centri regionali. Invece di avviare parte dei rifiuti cittadini ad altri impianti di smaltimento questi potranno essere trattati nel nostro impianto con chiari vantaggi economici che ridurrebbero il costo della Tari che sta aumentando esponenzialmente anche perchè in comune sembra che vi sia gente che non ha una adeguata conoscenza della materia, la giunta comunale ma anche gli stessi consiglieri questi problemi se li debbono porre. La variazione al Pef 2023/2025, quello che rimodula la spesa relativa alla gestione dei rifiuti è un esempio poco professionale di come si faccia la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Per fare fronte ad una spesa aggiuntiva per ciascun anno da riconoscere a Cosp pari ad 1,055 meuro si riducono le disponibilità di spesa a carico del Comune per la gestione dei rifiuti e dintorni e dalle iniziali 1,365 Meuro si passa soli 309 mila € dimenticando che già solo per effettuare il monitoraggio della discarica ed ottemperare all’AIA autorizzata occorrono 90 mila € annui ma cosa ancora più grave ci si dimentica che tutte le spese relative alla piattaforma rifiuti una volta che l’intervento di bonifica si chiude, fine Aprile 2023, passano al Comune ed il costo stimato è di circa 800 mila € l’anno tra vigilanza, energia elettrica, gestione del percolato, monitoraggio, manutenzione in generale e gestione del post mortem. l’utilizzo virtuoso dei pannelli solari da installare sul 1° e 2° settore e semmai sul 3° e 4° ma in maniera flottante appartengono ad un futuro non immediato. Appare evidente che il PEF va rimodulato ma che la città non può non utilizzare l’impiantistica già presente facendola produrre a vantaggio del bilancio e quindi della TARI che è carico diretto del cittadino. Per concludere ma non già in maniera esaustiva , scopriamo che si sono persi altri anni per realizzare l’isola ecologica di Matera Nord dopo che ben 4 anni fa fu rilasciata la VAS e che da ben due anni sono state completate tutte le pratiche necessarie alla sua realizzazione dall’assessora Summa e che le risorse giacciono in Regione dal lontano 2017.Malgrado tutto questo il CCR di Matera Nord è ancora tra le nuvole. Occorre cambiare il conducente!